Al salone di Milano, il 15 settembre 1997 viene presentata al pubblico la nuova Yamaha Yzf-R1, e la realt¨¤ supera la fantasia. Non si era mai visto prima nulla di simile: piccola, compatta, linee tese e minimaliste, ed unĄŻaspetto estremamente Racing. Motore a 4 cilindri, 998cc, e 150 Cv per 177 kg. Di colpo le sue concorrenti invecchiano di 20 anni
Tutto nasce dalla matita dellĄŻingegner Kunihiko Miwa, "Mr. No Compromise" come era soprannominato in Yamaha, che d¨¤ vita alla prima maxi stradale sportiva della storia, e la sigla Yzf passa dalla 750, allora sportiva di punta della casa giapponese, alla 1000, che abbandona definitivamente le sue vocazioni sport-touring e inaugura il nuovo filone quello delle sportive stradali ad alte prestazioni. Due livree, molto evocative, che esaltano il carattere sportivo della moto: Bianco/Rosso che caratterizza da sempre le sportive di Iwata, oppure il Blu che richiama alla mente le moto ufficiali di Yamaha France. Il confronto con le concorrenti ¨¨ impietoso, persino quello con la pur valida Thunderace 1000, modello che la R1 sostituir¨¤. LĄŻinterasse della prima e di 1.443 mm quello della R1 ¨¨ di soli 1.395 mm.?
Fa meglio anche della Yzf 750, che con i suoi 1.420 mm di interasse, sembra comunque lunghissima. Sulla bilancia poi, il salto generazionale si fa sentire ancora di pi¨´: 198 kg a secco la Thunderace 1000, 196 kg a secco la Yzf 750 e solo 175 kg a secco la R1. Numeri che nella categoria, ed a cercar bene neanche fra le concorrenti pi¨´ sportive come le Ducati 998, non si erano mai visti. Poi cĄŻ¨¨ il motore, come da tradizione rigorosamente 4 cilindri in linea, 5 valvole, di 998 cc. la sua potenza lascia tutti sbalorditi: 150 Cv a 10.000 giri/min. e ben 108,3 Nm di coppia massima a 8.500 giri/min. Non manca la valvola allo scarico Exup, per incrementare la resa ai medi regimi, mentre i cilindri formano un blocco unico con il basamento motore, soluzione che garantisce leggerezza e resistenza rispetto alla soluzione tradizionale ad elementi separati. Per rendere il motore pi¨´ compatto e diminuirne gli ingombri, gli alberi del motore e i due del cambio, abbandonano lo schema a disposizione orizzontale e vengono disposti su tre assi diversi. Motore corto e compatto quindi, per garantire un interasse ridotto, telaio Deltabox in alluminio, caratterizzato dalle ampie travi laterali e dal forcellone molto lungo, per garantire trazione e stabilit¨¤. LĄŻavantreno ¨¨ caratterizzato da una forcella regolabile a steli rovesciati da 41 mm di diametro, mentre la frenata ¨¨ assicurata da un doppio disco anteriore da 298 mm di diametro con pinze a 4 pistoncini, ed un disco posteriore da 256mm di diametro con pinza a due pistoncini.?
Con un peso in ordine di marcia di 205 kg, alla guida la R1 si dimostra subito potentissima, agile ai limiti del nervoso, e caratterizzata da unĄŻerogazione esplosiva, che spesso, complice il peso contenuto e le dimensioni compatte, rendono la moto brusca nelle sue rabbiose reazioni, soprattutto se non ci si riparametra completamente alle nuove esigenze di guida richieste dalla R1. Dimensioni da 750, prestazioni e guida da moto racing, capaci di mettere in difficolt¨¤ qualsiasi pilota, soprattutto se, vista la totale assenza di qualsiasi forma di aiuto elettronico, si vanno ad esplorare senza riguardi i limiti della maxi-Yamaha. Dopo un ottimo debutto al Tourist Trophy, nel 1998, la R1 gi¨¤ nel 1999 interromper¨¤ la striscia di 17 vittorie consecutive della Honda allĄŻIsola di Man, conquistando il TT F1 con David Jefferies alla media 195 km/h e portando a casa anche successi nella Senior TT e nella Production TT, sempre con la Yamaha R1.
? RIPRODUZIONE RISERVATA