Agosto 1976, dodici mesi prima la fabbrica di Termini Imerese aveva sfornato l¡¯ultimo esemplare della mitica Fiat 500 dopo ben 18 anni di produzione e oltre cinque milioni di esemplari. La sua erede, la 126, era uscita da tre anni, tuttavia non riusciva a scaldare i cuori come la fantastica antenata. Serviva una sostituta, non si poteva perdere troppo tempo. Carlo De Benedetti, da circa tre mesi amministratore delegato della Fiat (insieme a Cesare Romiti e Umberto Agnelli), convoc¨° Giugiaro in Sardegna e gli ¡°intim¨°¡± di disegnare il nuovo modello praticamente seduta stante. Giorgetto si fece spedire un tecnigrafo da Moncalieri e assolse al compito da par suo. Questa fu un¡¯autentica impresa, poich¨¦ i limiti sui costi erano mostruosi. De Benedetti voleva un¡¯auto con lo stesso costo di produzione della 126 e dimensioni simili, per¨° totalmente nuova, moderna e spaziosa. Detto, fatto. La futura Panda nacque in riva al mare di Porto Cervo, in quei giorni. Una scatola? Forse. Per¨° era ci¨° che la gente cercava. Parlava gi¨¤ il linguaggio stilistico degli anni Ottanta, era spartana ma estremamente pratica, tuttavia aveva un¡¯aria simpatica e un aspetto originale. Il successo era scritto in quei bozzetti. La Fiat impieg¨° qualche anno di troppo a portarla sul mercato. Usc¨¬ nel 1980. La serie disegnata da Giugiaro and¨° avanti per 23 anni. E continua a circolare, la vediamo ovunque. Perch¨¦ quando un¡¯auto piace, piace.
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