IL confronto
Aprilia: RS 660 contro RS 250, i ¡°tempi¡± cambiano, il mito resta
A separarle c¡¯¨¨ un quarto di secolo, eppure il colore rosso del filo che le lega ¨¨ tutt¡¯altro che sbiadito dallo scorrere del tempo. Quando nel 2018 Aprilia ha svelato ad Eicma il prototipo della RS 660, la maggior parte degli appassionati non l¡¯ha presa come la presentazione di una moto nuova. Per molti ¡°smanettoni¡± si trattava di un ritorno: quello della mitica RS 250, la duemmezzo a due tempi che ha fatto sognare migliaia di motociclisti a cavallo tra gli Anni Novanta e Duemila. Certo, le differenze tra le due moto sono molte, com¡¯¨¨ logico aspettarsi: in 25 anni ne ¨¦ passato di asfalto sotto le ruote, le norme anti-inquinamento si sono fatte molto pi¨´ stringenti e i propulsori a miscela sono praticamente scomparsi dai listini, almeno per quanto riguarda le stradali (nel fuoristrada vanno ancora parecchio). Ma il concetto di fondo, il fuoco che brucia dentro a queste due splendide creature dell¡¯industria tricolore ¨¨ praticamente lo stesso. Ecco perch¨¦ ha senso dire ¡°RS 250 contro RS 660, una sfida tra generazioni¡±: le abbiamo messe a confronto, per scoprire analogie e differenze delle due piccole pesti di casa Aprilia.
LEGGI ANCHE
TRA PASSATO E FUTURO
¡ª ?Presentata in versione prototipale ¨C oggi diremmo ¡°concept¡±¨C nel novembre 1994, la RS 250 nasceva sull¡¯onda dei primi successi di Aprilia nel Motomondiale. La casa veneta aveva conquistato la sua vittoria inaugurale nella middle class nel 1987 con Loris Reggiani, per poi aggiudicarsi il titolo della 125 cc nel 1992, questa volta con Alex Gramigni. Ed ¨¨ proprio nel 1994, mentre a Noale si lavora sulla ventura RS 250 stradale, che il team ufficiale Aprilia riesce a mettere in cassaforte il primo iride nella duemmezzo: sulla nera Rsv 250 con i colori Chesterfield c¡¯¨¨ Max Biaggi, che con quella moto vincer¨¤ altri due titoli consecutivi. ? in questo clima trionfale che nel 1995 viene lanciata sul mercato la prima serie della RS 250, una moto che non pu¨° che ispirarsi nei contenuti alle Gran Premio che dominano sulle piste del Mondiale. Tre anni pi¨´ tardi, nel 1998, viene presentata la seconda serie. Aggiornata nell¡¯estetica, rimarr¨¤ in produzione fino al 2002. La storia della RS 660, di fatto, deve ancora iniziare: presentata come show-bike al Salone di Milano di due anni fa, la media sportiva di Noale ha debuttato in veste definitiva ad Eicma 2019, e sar¨¤ pre-ordinabile a partire dal prossimo ottobre. Per farci sognare come la sua progenitrice.
I MOTORI: OLD SCHOOL O TECNOLOGIA?
¡ª ?? difficile trovare due propulsori pi¨´ diversi, sotto ogni punto di vista. Quello della RS 250 era un bicilindrico a V due tempi vecchia scuola, con i carburatori e un¡¯elettronica ridotta ai minimi termini. E soprattutto tanta rabbia dentro: i Cv erano circa 70 a poco meno di 12.000 giri, ma ai bassi regimi la ¡°birra¡± era poca. Come su ogni due tempi racing che si rispetti la potenza esplodeva in alto, improvvisamente, mettendo a dura prova le valvole di scarico che cercavano di mitigare la violenza dell¡¯effetto on/off. Era l¨¬ che iniziava il divertimento, con il frullare della lancetta del contagiri e il ronzio dei due scarichi sovrapposti che si trasformava in un urlo bestiale. Dal canto suo il nuovo 660 ¨¨ un motore a quattro tempi certamente pi¨´ trattabile ed ¡°educato¡±, sia in termini di erogazione sia nei confronti dell¡¯ambiente grazie all¡¯omologazione Euro 5. Ma non per questo meno esaltante, e sicuramente pi¨´ sfruttabile non tanto per i 100 Cv ¨C circa 30 in pi¨´ rispetto alla 250 ¨C ma soprattutto per una coppia meglio distribuita. Evolutissima, in questo caso, ¨¨ anche la suite elettronica, che pu¨° contare su piattaforma inerziale a sei assi, ride-by-wire con cinque mappature diverse e una sfilza di controlli degna di un prototipo da MotoGP di qualche anno fa.
PROPULSORI ¡°IN PRESTITO¡±
¡ª ?Nonostante i due propulsori siano agli antipodi sotto ogni profilo, almeno un¡¯analogia c¡¯¨¨: sono entrambi derivati, anche se in modo diverso, dalle unit¨¤ montate su altre moto. Ed entrambi di origine decisamente nobile: il V-twin della RS 250, pur modificato secondo specifiche Aprilia, era preso ¡°in prestito¡± dalla Suzuki Rgv 250 Gamma, cugina giapponese della duemezzo di Noale, nonch¨¦ una delle race-replica pi¨´ apprezzate di inizio Anni Novanta. Il bicilindrico parallelo della RS 660 ¨¨ invece ricavato dal quattro cilindri della super-vittoriosa Rsv4, l¡¯asso pigliatutto di casa Aprilia di cui ¨¨ stata utilizzata la sola bancata anteriore. Un uso ¡°modulare¡± del progetto V4 che ricorda un po¡¯ l¡¯operazione fatta da Ducati molti anni fa (proprio ai tempi della RS 250) con l¡¯esotica Supermono: la monocilindrica racing disegnata da Pierre Terblanche era infatti spinta da un Desmoquattro tagliato a met¨¤, che impiegava solamente il cilindro orizzontare del V2 bolognese.
TELAIO E CICLISTICA: ALTA SCUOLA VENETA
¡ª ?Questo ¨¨ forse il frangente in cui le differenze tra RS 250 ed RS 660 sono pi¨´ sottili. Perch¨¦? Semplice: perch¨¦ la scuola telaistica di Aprilia era allora tra le migliori sulla piazza e tale ¨¨ ancora oggi. Su entrambe troviamo un telaio di alluminio a doppio trave e un forcellone asimmetrico, costruito nello stesso materiale, che ¨¨ diventato quasi una firma messa dalla casa veneta sui propri prodotti sportivi. La ¡°mamma¡± sfoggiava un fantastico chassis spazzolato che assomigliava ad un¡¯autentica scultura di metallo, abbinato a forcella Marzocchi regolabile a steli rovesciati da 41 mm (WP da 40 sulla prima serie) e un mono-ammortizzatore posteriore. Il layout ¨¨ pressoch¨¦ lo stesso sulla RS 660, che sfrutta il motore come elemento portante su cui ¨¨ infulcrato anche il forcellone. La sospensione anteriore ¨¨ anche qui una upside-down da 41 mm, fornita per¨° da Kayaba. Numerose differenze si ritrovano invece nell¡¯impianto frenante, che tuttavia porta sempre la firma di Brembo: i dischi da 298 mm accoppiati a pinze assiali a quattro pistoncini hanno lasciato il posto a dischi da 320 mm con pi¨´ moderne pinze radiali.
ESTETICA RACING
¡ª ?Nata a met¨¤ anni Novanta, la RS 250 non poteva che prendere a modello le duemmezzo da corsa. Anche nel look, che soprattutto con la seconda serie del 1998 diventa molto simile a quello delle racer portate in pista da Valentino Rossi, Loris Capirossi e Tetsuya Harada: il codino slanciato della prima edizione cede il passo a un retrotreno a goccia chiaramente ispirato ai bolidi del Motomondiale, mentre anche il cupolino anteriore si fa pi¨´ abbondante e sinuoso nelle forme guadagnando una presa d¡¯aria laterale ¡°rubata¡± alle Aprilia da Gran Premio. Anche la RS 660 non nasconde quali siano i suoi riferimenti estetici, che per¨° in questo caso sono¡ derivati di serie: le sue taglienti linee appaiono coerenti con il family-feeling Aprilia di questi anni, rifacendosi alle strepitose Rsv4 che dal 2009 a questa parte hanno macinato vittorie sui circuiti di tutto il Mondo (per un totale di sette titoli iridati Superbike, tre Piloti e quattro Costruttori). In quanto ad aerodinamica, infine, la nuova RS si allinea con le ultime tendenze mettendo sul piatto anche una doppia carenatura con appendice aerodinamica integrata.
LEGGI ANCHE
LE LIVREE
¡ª ?Se nel design l¡¯ispirazione arriva dalle Aprilia vittoriose nel Motomondiale e in Superbike, lo stesso si pu¨° dire delle grafiche. La carriera della RS 250 ¨¨ stata accompagnata da alcune livree che sono entrate semplicemente nella leggenda, come la mitica Chesterfield nera con lo sponsor tabaccaio sulle carene e la versione Aprilia Racing viola, grigia e rossa. Proprio questa colorazione evocativa, che fa ormai parte del patrimonio sportivo di Noale e strizza l¡¯occhio alle moto di Loris Reggiani, ¨¨ stata ripresa anche sulla RS 660 (assieme ad una pi¨´ classica ed elegantissima total black): una citazione esplicita al glorioso passato in cui questa nuova meraviglia affonda le sue radici.
CATEGORIA A PARTE
¡ª ?Se la RS 250 era dunque figlia dell¡¯esperienza fatta da Aprilia nelle classi a due tempi Motomondiale, la sua erede attinge a piene mani al know-how sviluppato in questo ultimo decennio di corse a quattro tempi, tra derivate di serie e MotoGP. Ma nonostante erediti dalle sorelle maggiori le pi¨´ raffinate tecnologie la RS 660, come per altro la sua progenitrice, fa parte di una sorta di segmento a s¨¦ stante, una categoria in cui al momento c¡¯¨¨ praticamente solo lei: non includibile appieno tra le ¡°classiche¡± 600 Supersport per via della cilindrata e del frazionamento atipico, l¡¯¡±Aprilietta¡± si propone come una sportiva stradale che punta s¨¬ ad essere efficace in pista, ma anche e forse soprattutto ad essere godibile e divertente nell¡¯uso quotidiano. La RS duemmezzo, dal canto suo, nacque in una fase storica in cui le case giapponesi erano ¡°in ritirata¡± nella categoria delle stradali da 250 cc: la due tempi di Noale rimase dunque ben presto l¡¯unica rappresentante in listino di una indimenticata stirpe di ronzanti purosangue a miscela, una nicchia di mercato che nel giro di pochi anni sarebbe stata definitivamente schiacciata da norme anti-inquinamento sempre pi¨´ intrusive e penalizzanti nei confronti dei due tempi.
BOMBE DA ¡°MISTO¡±
¡ª ?Se la RS 250 sfidava le 600 a quattro a cilindri puntando soprattutto sulla leggerezza e l¡¯agilit¨¤, la ¡°figlia¡± nasce proprio dall¡¯esigenza di fornire un prodotto pi¨´ sfruttabile su strada e meno stressante rispetto alle odierne hypersport, che nel corso degli anni sono diventate sempre pi¨´ specialistiche (e track-oriented) tanto da risultare quasi frustranti nell¡¯utilizzo sulle strade di ogni giorno. Ma la ricetta ¨¨ sempre quella, imperniata non tanto su una ¡°cavalleria¡± stratosferica quanto piuttosto su un ideale equilibrio tra potenza e leggerezza: una via alternativa che evidentemente, nel 1994 come oggi, per Aprilia significa divertimento. Settanta cavalli su 141 kg a secco per la RS 250, 100 Cv su 169 kg per la RS 660: dati che si traducono in un rapporto potenza/peso dell¡¯ordine 0.5-0.6 cv/kg, la ricetta perfetta per tornare dai passi di montagna con un sorriso a trentadue denti. E per mettere il sale sulla coda a tante Superbike, soprattutto quando il ¡°misto¡± diventa pi¨´ stretto e le curve prendono il posto dei rettilinei.
? RIPRODUZIONE RISERVATA