Cosa fanno le diverse aziende di fronte alla crisi. Arrivano prestiti e sostegni pubblici alle industrie per evitare chiusure e licenziamenti. L¡¯Unione europea per ora resta a guardare le azioni messe in campo dai singoli stati
Rimarranno a loro modo storiche le conferenze stampa distinte di Nissan e Renault, tenute a 24 ore di distanza e con lo stesso tema del rilancio di due aziende costrette a cambiare. Ma a trasformarsi in modo ancora pi¨´ evidente sono soprattutto gli inviti, i messaggi, e i destinatari. I costruttori hanno certamente a che fare con le conseguenze della pandemia Covid-19, ma anche con un mondo dell¡¯auto che sembra tornato indietro di generazioni. Sul tavolo non c¡¯¨¨ pi¨´ soltanto la richiesta di incentivi statali, ma anche della partecipazione dei governi nei finanziamenti alle case automobilistiche, con toni da trattativa politica che avevamo lasciato alla met¨¤ degli anni ¡®80. Le quattro ruote tornano un problema sociale e di occupazione, ma anche di predominio nazionalistico nelle tecnologie.
Non solo per preservare l¡¯occupazione interna o evitare i costi della cassa integrazione ma anche per tenere alta la bandiera della nazione all¡¯estero in termini di volumi e anche di avanzamento tecnologico. Ma le diverse nazioni (seppur ognuna a suo modo) appaiono molto sensibili al problema e disposte ad impegnarsi in modo a volte massiccio e mirato altre volte pi¨´ lieve e generalista. In ogni caso appaiono lontani i tempi in cui si lasciava all¡¯Unione europea la libert¨¤ di imporre limiti poco oculati come quelli delle emissioni a 95 grammi di CO2 per chilometro. Una tagliola questa ad esempio che ha costretto le aziende europee ad investimenti feroci (e oggi difficili da sostenere) per evitare multe da miliardi di euro, fatalmente in quel caso senza nessun supporto da parte degli stati nazionali. Il tutto con l¡¯obbiettivo di abbattere una parte veramente minima delle reali emissioni inquinanti oggi in circolazione. Ma il Covid-19 anche in questo caso ¨¨ stato una sorta di resa dei conti che ha semplicemente accelerato i tempi. Infatti chi davvero si ¨¨ disinteressato dell¡¯auto, adesso ne paga le conseguenze.
CAMBIA IL GIOCO
¡ª ?Renault ha scatenato un effetto domino, tutto politico. Ha tenuto volutamente una posizione netta nei confronti del governo francese. Il piano di ristrutturazione prevede il taglio di oltre 10.000 dipendenti nel resto del mondo, ma anche di circa 4.600 posti in Francia. Certo, si basa essenzialmente ¡°su misure di riconversione, mobilit¨¤ interna e uscite volontarie¡±, precisa il gruppo in una nota, ma Jean-Dominique Senard, presidente del consiglio di amministrazione, ha sottolineato che ¡°i cambiamenti sono fondamentali per garantire la sostenibilit¨¤ dell¡¯azienda e il suo sviluppo a lungo termine¡±. Formalmente nessuno stabilimento verr¨¤ chiuso, ma ¨¨ evidente che Renault si ¨¨ di fatto opposta alla linea del ministro delle finanze Bruno Le Maire, che tassativamente aveva chiesto garanzie assolute sui posti di lavoro. ¡°Siamo pronti a migliorare gli incentivi per le nuove auto, a migliorare la vostra competitivit¨¤ nei siti di produzione francesi¡±, ha detto Le Maire ma ¡°in cambio vogliamo costruire un¡¯industria automobilistica pi¨´ forte¡±.
Se ora il governo francese vuole garanzie, ora per¨° subisce la prima mossa di Renault e deve offrire qualcosa, cinque miliardi di euro, per inciso, perch¨¦ a tanto ammonta la richiesta di prestito con garanzia statale avanzata dalla casa della Losanga. Il governo di Parigi ¨¨ azionista con il 15% di Renault ma, giova ricordarlo, ha una partecipazione del 12% anche nel gruppo Psa che, da parte sua, ha comunicato di non essere attualmente interessato ad un prestito, che potrebbe complicare la sua fusione in atto con Fca. Infatti Psa potrebbe temere interferenze del governo francese (solitamente nazionalista e gi¨¤ legato al mondo auto avendo quote in entrambe le aziende francesi) proprio in questa fase di avvio dell¡¯accordo/fusione con Fca.
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Quest¡¯ultima, non a caso, con una conclusione positiva in vista anche per la procedura di prestito fino a 6,3 miliardi di euro con garanzia diretta da parte dello Stato italiano. Dall¡¯altra parte della Manica emerge l¡¯indiscrezione raccolta dal Daily Telegraph secondo cui il ministero del Tesoro britannico sarebbe pronto ad acquisire azioni del gruppo Jaguar Land Rover come garanzia per la concessione di un prestito da un miliardo di sterline. ? fin troppo evidente come stia cambiando la prospettiva rispetto alle vecchie normative comunitarie sull¡¯intervento pubblico nell¡¯economia, nate negli anni Novanta.
BRUXELLES NON CONTA
¡ª ?L¡¯Unione europea e i suoi meccanismi bizantini che portano a decisioni salomoniche hanno perso la fiducia del mondo dell¡¯auto, questa ¨¨ la notizia. Arriva durissima la presa di posizione dell¡¯Acea, l¡¯organizzazione che riunisce i costruttori del continente, contro il piano di rilancio ¡°Next Generation EU¡± che dovrebbe distribuire sostegni per 500 miliardi di euro ai 27 paesi membri pi¨´ ulteriori 250 miliardi in prestiti a tasso agevolato. ¡°Acea ¨¨ sorpresa e delusa da un programma che rimane vago ed estremamente poco dettagliato sugli strumenti e sui metodi per sostenere l¡¯industria automobilistica europea¡±; questo ¨¨ il tono di una nota di protesta inviata alla testata Automotive News Europe, nella quale si ricorda che il settore occupa 13,8 milioni di persone nel continente, 1,1 milioni delle quali hanno visto finora messo a rischio il proprio posto di lavoro. Con prospettive generali che non migliorano.
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La ormai ufficializzata chiusura dello stabilimento Nissan a Barcellona ha aperto in Spagna un dibattito politico che va ben oltre la tutela dei 3.000 dipendenti diretti, pi¨´ i circa 22.000 dell¡¯indotto dello stabilimento. La ministra degli Esteri iberica Arancha Gonzalez Laya ha ricordato ¡°gli enormi sforzi fatti finora dal governo per mantenere la fabbrica in attivit¨¤¡±, ma ora al premier Pedro S¨¢nchez spettano le maniere forti di una negoziazione diretta con la casa giapponese. Perfino in Germania il clima sta cambiando: secondo alcune indiscrezioni, riportate anche da Automotive News Europe, Bmw sarebbe pronta ad eliminare 5.000 posizioni lavorative con un piano di incentivi all¡¯uscita, un metodo per altro gi¨¤ scelto anche da Daimler che, secondo il giornale tedesco Handelsblatt, dovrebbe tagliare ulteriori 5.000 posti di lavoro rispetto ai 10.000 gi¨¤ annunciati.
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La forte pressione dei rappresentanti di Baviera, Baden-W¨¹rttemberg e Bassa Sassonia, cio¨¨ i tre L?nder che ospitano le case automobilistiche, sta portando Angela Merkel a cambiare programmi in corsa. Secondo quanto riferisce l¡¯agenzia Reuters, la Cancelliera ha rallentato i colloqui sul piano di incentivi per l¡¯acquisto di nuove vetture, segnale che la vedrebbe pronta a cedere alle richieste dei partiti di sinistra, ovvero predisporre una strategia di respiro statalista, che destini al settore dell¡¯auto una grossa fetta dei mille miliardi di euro che l¡¯Europa gli autorizza come sostegno alle proprie imprese. Con il rischio sempre pi¨´ concreto di lasciarsi alle spalle la libera concorrenza.
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