La moto conobbe i fasti degli anni d'oro di Casey Stoner, come gli abissi del naufragio di Valentino Rossi. L'unica Ducati vincente prima dell'avvento di Gigi Dall'Igna si fece portatrice di tante innovazioni ed era diversa da tutta la concorrenza, ma fin¨¬ con l'assomigliargli
I primi anni di militanza in MotoGp erano stati certamente incoraggianti per la?Ducati, ma alla vigilia della stagione 2007 la casa italiana stava ancora ponderando su come centrare il bersaglio grosso del mondiale piloti. Per un nuovo cambio regolamentare la cilindrata del potente, ma bizzoso motore V4 della sua Desmosedici Gp era stata abbassata da 990 a 800 cc e questo gi¨¤ di per s¨¦ comportava una serie di incognite. Inoltre, nel team ufficiale, accanto al veterano Loris Capirossi che aveva firmato le sue prime vittorie,?era stato ingaggiato un talentuoso 20enne di belle speranze chiamato Casey Stoner, dotato di uno stile unico ma con la fama di cadere con eccessiva frequenza. Questa scelta rappresent¨° per molti un azzardo eccessivo da parte di Borgo Panigale, ma il connubio formato dal rinnovato prototipo bolognese e dal giovanissimo asso australiano avrebbe presto scritto pagine memorabili nella storia del motociclismo. E avrebbe messo a tacere i dubbiosi sin dalla prima gara.
L'eredit¨¤ della Desmosedici da 990 cc
¡ª ?Ducati debutt¨° in MotoGP nella stagione 2003 con la prima Desmosedici GP3 firmata da Filippo Preziosi, equipaggiata con un poderoso V4 da 989 cc con distribuzione desmodromica per cui venivano dichiarati 220 Cv a 16.000 giri/min e 100 Nm di coppia a 14.000 giri/min. La moto impression¨° subito, con Capirossi a podio nella gara inaugurale in Qatar e poi vincitore al sesto round stagionale del Montmel¨°. Aveva tanta potenza, ma era anche notoriamente scorbutica, tanto che i risultati furono piuttosto altalenanti nelle stagioni successive. Nel 2005 ci fu per¨° il cruciale accordo con la Bridgestone che permise alla Ducati di contribuire allo sviluppo delle gomme e questo port¨° a un'importante crescita di competitivit¨¤ e di risultati. La GP6 dell'anno precedente, nonostante il famoso e sciagurato incidente che coinvolse entrambi i piloti ufficiali, Capirossi e Sete Gibernau, aveva comunque fatto vedere ottime cose: con una potenza salita a 230 Cv a 16.500 giri/min, conquist¨° tre vittorie con Capirex e una con Troy Bayliss. Quest'ultimo era stato chiamato per il round finale di Valencia in sostituzione di Gibernau, infortunatosi in una collisione proprio con l'irruente rookie Casey Stoner, ma stup¨¬ tutti con una vittoria clamorosa?a un anno dalla sua ultima apparizione nel Motomondiale.
La nascita della gp7
¡ª ?In vista dell'annunciato cambio regolamentare, Ducati aveva iniziato a lavorare molto presto sulla Desmosedici GP7 e sempre con Filippo Preziosi al timone delle operazioni. I cilindri del nuovo motore, con bancate sempre a 90¡ã, avevano una corsa ridotta e questo consent¨¬ di accorciare sia il propulsore che la moto. Il telaio a traliccio in acciaio continuava ad affidare parte della funzione portante al motore e a quest'ultimo veniva imbullonato direttamente anche il telaietto posteriore, novit¨¤ assoluta per l'epoca. Il resto dello sviluppo si concentr¨° pi¨´ che altro su elettronica e geometrie e la moto arriv¨° a pesare 148 kg a secco. Nei primi test in pista al cospetto della concorrenza diretta conferm¨° subito di essere sensibilmente pi¨´ veloce sul dritto rispetto alle rivali giapponesi. Per il nuovo e compatto propulsore da 799 cc, con una nuova fasatura scoppi regolari, venne dichiarata una potenza superiore ai 200 Cv, ma nulla venne formalizzato in riferimento alla coppia (abitudine per altro confermata fino ai nostri giorni). Le sospensioni Ohlins e i freni Brembo erano praticamente gli stessi della precedente GP6 cos¨¬ come cerchi e forcellone posteriore. Il suo partner pi¨´ decisivo, alla fine, sarebbe per¨° stata Bridgestone.?
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subito in trionfo
¡ª ?Al via della stagione 2007, la nuova Desmosedici da 800 cc si presentava con l'imprescindibile livrea rossa decorata da vistosi codici a barre sui lati della carenatura, retaggio del divieto di esporre i marchi degli sponsor tabaccai e tratto destinato a diventare distintivo del modello. Il debutto nel GP del Qatar fu di quelli col botto per Casey Stoner e la Desmosedici GP7, subito vincitori dopo aver precedentemente mancato la pole per una manciata di millesimi. La perfetta simbiosi tra pilota, moto e gomme si sarebbe poi protratta per tutta la stagione, senza lasciare spazio a una concorrenza prevalentemente gommata Michelin. L'australiano vinse il mondiale in carrozza, collezionando 10 vittorie in 18 round?e la sua egemonia port¨° inesorabilmente alla conquista del titolo costruttori, anche questa una "prima volta" per Ducati. La moto aveva un'accelerazione e una velocit¨¤ massima inavvicinabili per tutta la concorrenza e a questo Stoner coniugava una stile di guida funambolico ed estremamente redditizio, senza incappare quasi mai nelle precedenti sbavature. Gli altri costruttori avrebbero ridotto il divario prestazionale dalle Ducati 800 cc negli anni seguenti, ma dei vari piloti che si sarebbero avvicendati su di essa, solo Stoner si riusc¨¬ a dimostrarsi davvero vincente su questa moto.
La GP8 sfiora il bis
¡ª ?Nel 2007 Capirossi non era? riuscito a incidere sulla Desmosedici da 800 cc e nell'impietoso confronto con il compagno di box poteva presentare solo una vittoria e altri 3 podi. A fine stagione lasci¨° Ducati per accasarsi in Suzuki e al suo posto venne ingaggiato il connazionale Marco Melandri, vice iridato nel 2005, che per¨° avrebbe faticato ancora pi¨´ del connazionale con la nuova Desmosedici GP8. La nuova moto presentava alcune modifiche al telaio e alla geometria delle sospensioni per limitare il chattering, il suo problema principale l'anno prima, ma era in larga parte simile a quella iridata. In gara?arriv¨° a far registrare la mostruosa velocit¨¤ massima di 343,2 km/h, ma anche questa volta solo Stoner riusc¨¬ a portarla a limite delle sue potenzialit¨¤. L'australiano chiuse secondo nel Mondiale dietro a Valentino Rossi (a sua volta passato alle Bridgestone) portando a casa 6 vittorie e altri 5 piazzamenti sul podio. Melandri al contrario riusc¨¬ ad affacciarsi nella top 10 solo un paio di volte prima di chiudere 17¡ã nel Mondiale ed emigrare senza remore verso Kawasaki. Al suo posto viene chiamato l'americano Nicky Hayden, ex-iridato con Honda il cui stile spigoloso veniva considerato adatto alla natura "stop and go"?della moto. Ma non sar¨¤ cos¨¬.
Gp9 velocissima con il monoscocca in carbonio
¡ª ?La Desmosedici GP9 per l'anno successivo gioca la carta del telaio in fibra di carbonio allontanandosi dal tradizionale telaio a traliccio in acciaio tipico di Ducati. Questa soluzione era gi¨¤ stata sperimentata nel motomondiale a met¨¤ Anni '80, senza grandi riscontri, e da allora nessuno l'aveva pi¨´ presa seriamente in considerazione. La nuova soluzione approntata da Preziosi per la GP9 assumeva la forma di un monoscocca in composito di fibra di carbonio e con funzione di airbox, che manteneva la funzione portante del motore andando a irrigidire ulteriormente l'intero veicolo. Inoltre, nel corso dell'anno, venne introdotto anche un nuovo forcellone nel medesimo materiale che ribadiva le intenzioni di Ducati di mantenersi sempre all'avanguardia. Stoner era entusiasta della moto e l'inizio di stagione, la prima con il monogomma Bridgestone, fu decisamente promettente. L'australiano era ancora in lotta per il Mondiale con i battaglieri piloti Yamaha, Rossi e Jorge Lorenzo, quando una misteriosa indisposizione lo mise k.o. per tre GP consecutivi pregiudicando cos¨¬ le sue chance di titolo. Nonostante tutto, Stoner chiuse il campionato in quarta posizione con 4 vittorie e?un totale di 8 podi al suo attivo; Hayden termin¨° invece la stagione con un solo podio e il tredicesimo posto nella graduatoria piloti.
il canto del cigno di stoner con la gp10
¡ª ?Nell'inverno prima della stagione 2010 gli ingegneri Ducati confermarono la nuova intelaiatura e si focalizzarono principalmente sul motore, in particolar modo sull'affidabilit¨¤, visto che era stato introdotto il limite dei 6 motori a stagione. Inoltre si cerc¨° di migliorare la sua gestibilit¨¤ riadottando la fasatura big-bang, abbandonata durante il precedente passaggio dai 990 agli 800 cc. La nuova Desmosedici GP10, pi¨´ compatta e affusolata grazie a un'inedita carenatura, non risult¨° per¨° del tutto gradita a Stoner. L'australiano faceva fatica a trovare la giusta confidenza con l'anteriore e pass¨° buona parte dell'anno alla sua ricerca, talvolta cadendo. La moto venne pi¨´ volte modificata in corsa, anche aggiungendo due innovative appendici aerodinamiche laterali alla carenatura, e l'annata si chiuse in crescendo. Stoner si classific¨° 4¡ã in campionato grazie a tre vittorie incamerate tutte nel finale di stagione, dopo l'adozione di un forcellone pi¨´ corto. L'abulico Hayden non and¨° per¨° oltre un isolato piazzamento sul podio e anche gli altri piloti privati faticavano a essere competitivi. Per Ducati era comunque arrivata la chiusura di un ciclo perch¨¦ il faro Stoner fece le valigie e pass¨° in Honda?per il 2011. La casa bolognese colse quindi l'occasione per ingaggiare il pluri-iridato Valentino Rossi, in rotta con Yamaha e desideroso di rilanciarsi con un progetto estremamente affascinante. Nacque cos¨¬ un binomio tutto italiano da sogno?e circondato subito da grandi aspettative.
Rossi a picco con la GP11
¡ª ?Con il blasonato fuoriclasse pesarese in arrivo, Ducati fa del suo meglio per tirare a lucido la sua Desmosedici per il 2011. Motore e telaio vengono solo leggermente affinati rispetto all'anno precedente, ma l'aerodinamica si presenta pi¨´ elaborata e l'elettronica diventa ancor pi¨´ sofisticata. La moto resta per¨° profondamente diversa dai prototipi giapponesi?con cui Rossi aveva scritto tutti i capitoli della sua formidabile carriera in MotoGP e il feeling con la moto italiana, a conti fatti, non sbocci¨° mai. Fatta eccezione per un terzo posto a Le Mans, il Dottore e la GP11 erano infatti sempre lontanissimi dai primi e cos¨¬ Ducati, preso atto dell'ininfluenza delle prime modifiche, decise di correre rapidamente ai ripari. A inizio estate, nel round di Assen, spunt¨° infatti la GP11.1?che in pratica infilava una nuova versione del V4 da 800 cc con cambio seamless nella ciclistica della successiva GP12. E cos¨¬ un ben pi¨´ convenzionale?telaio scatolato in alluminio prese il posto dell'esclusiva soluzione in fibra di carbonio degli anni precedenti. Rossi e Hayden avevano da poco testato la moto per la stagione successiva, quando sarebbe scattato l'innalzamento delle cilindrate a 1.000 cc, e si convinsero a intraprendere questa strada anche per accelerare lo sviluppo del prototipo 2012. Ma la musica non cambi¨° e la stagione 2011 si rivel¨° un mezzo incubo, con Rossi mestamente settimo nel Mondiale davanti Hayden (per lui di nuovo un solo podio in stagione) e per la prima volta in carriera a secco di vittorie. Il titolo se lo prese invece Stoner, campione con Honda grazie a 10 affermazioni personali e facendo pieno sfoggio del suo inimitabile stile.
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800 cc addio, tocca alle 1.000 cc
¡ª ?Dopo il glorioso debutto del 2007, l'epopea delle Desmosedici GP da 800 cc giungeva quindi inesorabilmente al termine con l'archiviazione della stagione 2011. Il nuovo regolamento tecnico con limite di cubatura innalzato?a 1.000 cc apr¨¬ una nuova fase della storia di Ducati in MotoGP, ma la casa di Borgo Panigale avrebbe dovuto aspettare a lungo per tornare ad assaporare la gioia della vittoria. Il matrimonio con Rossi dur¨° solo un altro anno e dopo di lui arriv¨° Andrea Dovizioso a prendere in mano le redini dello sviluppo. Ducati sarebbe tornata sul gradino pi¨´ alto del podio solo nel 2016 e avrebbe progressivamente raggiunto l'attuale egemonia in MotoGP grazie al genio di Gigi dall'Igna, successore di Preziosi dopo il breve interregno di Bernhard Gobmeier?e padre delle Desmosedici iridate del 2022 e 2023 con Francesco Bagnaia. Per i 15 anni precedenti era stata per¨° la Gp7 da 800 cc l'unica moto vincente di Ducati nella classe regina, un bolide che anche nelle sue successive incarnazioni ha comunque raggiunto l'apice nelle mani di un solo uomo: Stoner. Da Rossi ad Hayden, da Capirossi a Melandri, nessun altro riusc¨¬ mai a farla cantare come lui.
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