Il fuoriclasse australiano racconta i primi problematici contatti con la Desmosedici GP07. Non fu certo il migliore dei primi appuntamenti, ma a fine stagione¡
Quando parlando di MotoGP si ripensa al 2007, ci¨° che viene in mente ¨¨ lo splendido debutto di Casey Stoner sulla Ducati, un esordio magico culminato, a fine stagione, con il primo (e, fino al 2022, anche l¡¯unico) titolo iridato di Borgo Panigale in Top Class. Eppure lontano dai riflettori, quando l¡¯australiano vestiva ancora i galloni di secondo pilota dietro a Loris Capirossi, saltano fuori aneddoti che spiegano come quella cavalcata trionfale non fosse iniziata nel migliore dei modi. A raccontare i retroscena del suo primo contatto con la Desmosedici GP07, la prima Ducati dell¡¯era 800, ¨¨ stato lo stesso Stoner, in un¡¯intervista concessa a MotoGP.com nell¡¯ambito del video-documentario MotoGP Stories: the resurrection of Ducati.
IL PRIMO CONTATTO
¡ª ?Colpo di fulmine? Neanche per sogno: quello tra la rossa da MotoGP, allora ¡°figlia¡± di Filippo Preziosi, e il focoso rider australiano, non ¨¨ stato certo il migliore tra i primi appuntamenti. Ducati, dopo essere riuscita a mettere a posto la Desmosedici 990, si era approcciata al nuovo regolamento in maniera radicale, mettendo in pista una moto che - come i primi prototipi bolognesi della premier class - non era certo facile da interpretare: Casey, che scendeva da una moto equilibrata coma la Honda RC211V, se ne accorse praticamente subito: ¡°Quando firmai per Ducati ero molto carico. Stavo andando in un team ufficiale. Ma dopo i primi giri su quella moto, il mio pensiero fu ¡®Ma cos¡¯ho fatto? Ho commesso un errore madornale¡¯¡±. ¡°Molta gente pensava che gli 800 cc (la nuova cilindrata della classe regina; n.d.r.) avrebbero reso le moto pi¨´ maneggevoli¡± ha raccontato il due volte iridato ¡°Specialmente i giapponesi puntarono su questo, sull¡¯agilit¨¤. Ducati invece and¨° in direzione completamente opposta¡ pensarono: ¡®Non ci interessa del telaio al momento, facciamola andare forte sul dritto. Abbiamo lottato tutto l¡¯anno per farla girare¡±.
UNA MOTO DIFFICILE
¡ª ?Nonostante le difficolt¨¤, tuttavia, la stagione di Casey ¨¨ stata strepitosa. Prendendo un po¡¯ tutti i contropiede Stoner vince in Qatar, piegando la resistenza di Valentino Rossi anche grazie al super motore della sua Ducati ufficiale. Ma quello che fino ad allora era stato malignamente soprannominato Rolling Stoner, su quella moto, and¨° forte anche tra le curve, e soprattutto su ogni pista: come in seguito avrebbe detto anche Capirossi, l¡¯australiano sembrava nato per quella moto l¨¬, che agli altri piloti Ducati causava cos¨¬ tanti grattacapi. E infatti al successo di Losail seguono altre 9 vittorie e 4 podi, abbastanza per conquistare a mani basse lo scettro di campione del mondo. Eppure, a dispetto dei risultati, non fu cos¨¬ facile come sembr¨° all¡¯epoca: ¡°Avevamo pochissimo budget¡± ricorda l¡¯australiano ¡°la moto con cui avevamo iniziato il campionato era la stessa con cui lo terminammo. Nessun telaio nuovo, parti nuove, un nuovo motore, niente¡±.
DA OUTSIDER A TOP RIDER
¡ª ?Una situazione non facile, anche a livello psicologico, che costringeva il talento di Southport a dare il massimo in ogni frangente, sobbarcandosi il dovere di tenere alta la bandiera di Borgo Panigale: ¡°Spesso succedeva che noi eravamo l¡¯unica Ducati l¨¤ davanti, l¡¯unica in grado di lottare per il podio. Questo mi buttava addosso tutto il peso¡ lo sentivo tutto sulle mie spalle¡±. Il resto ¨¨ storia nota: dopo lo sfavillante 2007, anche da quella parte del box sono iniziate le difficolt¨¤, e anche se Casey con la Ducati non ha mai smesso di vincere qualcosa nel rapporto tra lui e la rossa si era rotto. Il passaggio alla Honda ufficiale, avvenuto nel 2011, coincise con l¡¯arrivo del secondo titolo iridato, preambolo di un ritiro agrodolce che ancora, a distanza di anni, ¨¨ ancora sulla bocca degli appassionati.??
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