Il fortissimo scalatore basco si ¨¨ reso protagonista di un¡¯impresa a tempo di record. Ma non ¨¨ stato facile
Basco, 42 anni, considerato tra i pi¨´ forti alpinisti del mondo. Alex Txikon, lo scorso gennaio, ha raggiunto la vetta del Manaslu a 8.136 metri di quota, compiendo un¡¯impresa ai limiti del possibile anche a causa del meteo avverso. Una conquista realizzata insieme a un gruppo di alpinisti nepalesi - Tenjen Lama Sherpa, Pasang Nurbu Sherpa, Mingtemba Sherpa, Chhepal Sherpa, Pemba Tasi Sherpa e Gyalu Sherpa - dopo che l¡¯iniziale compagno di ascensione Simone Moro era stato costretto ad arrendersi per un problema fisico. ? la seconda volta che il Manaslu viene scalato d¡¯inverno ed ¨¨ anche la seconda volta che Txikon sale una cima himalayana d¡¯inverno. Nel 2016 era infatti riuscito a raggiungere la vetta del Nanga Parbat con Simone Moro e Ali Sadpara.
L'impresa di Alex Txikon?
¡ª ?A riprova di una forma fisica straordinaria, Txikon?ha impiegato solo 60 ore per raggiungere la vetta e tornare al campo base, un tempo eccezionale per la scalata di un 8.000 in invernale. Ma non ¨¨ stato semplice: "Considero questa scalata una delle esperienze pi¨´ dure e pericolose della mia carriera professionistica¡±, ha raccontato l¡¯alpinista. ¡°Soprattutto nella prima parte la montagna era in condizioni peggiori di quanto pensassi. Le temperature sono scese fino a -45? e le raffiche di vento hanno raggiunto i 50 km orari. Perfino l'acqua delle borracce che portavamo tra il petto e la tuta di piumino gelava Non mi era mai accaduto prima¡±.
Perch¨¦ hai scelto le salite in invernale e in particolare il Manaslu?
"L'inverno in montagna, e tanto pi¨´ in Himalaya, ¨¨ particolare non solo per il freddo e per le difficili situazioni che si vivono. Le pareti sono totalmente diverse, il ghiaccio obbliga a cambiare ogni strategia, le pianificazioni valide per le altre stagioni non valgono pi¨´. Insomma, ¨¨ come scalare una montagna nuova. Cos¨¬ succede anche per l¡¯ascesa al Manaslu che cambia letteralmente volto, come se fosse un¡¯altra cosa".??
I momenti pi¨´ belli della spedizione?
"Per me i momenti pi¨´ belli sono sempre al campo base prima di iniziare la salita vera e propria. Quando sei l¨¬ tutto va bene, ti trovi in un contesto familiare e rassicurante. Poi c¡¯¨¨ l¡¯adrenalina, pur piena di incognite, che precede il tentativo. Trascorri giornate intere con i compagni per mettere a punto ogni dettaglio della scalata, cercando di indovinare i problemi che possono insorgere in parete e approntare gi¨¤ un piano alternativo. In quella fase sei pieno di energia e motivazione, inoltre riesci a cementare ulteriormente la sintonia con i compagni di spedizione. Che, una volta in parete, sar¨¤ un¡¯arma in pi¨´".
Prossimi obiettivi?
"Dopo il Manaslu ho pensato che quella era stata la mia ultima invernale sugli Ottomila. Ma ¨¨ durato poco. Appena tre settimane dopo, infatti, ero gi¨¤ in Pakistan per un altro progetto per quanto tecnicamente meno impegnativo. Certamente torner¨° da quelle parti d¡¯inverno. Dove ancora non so, ho diverse idee in testa. Forse l¡¯Annapurna, oppure il Kanchenjunga. Alla fine succeder¨¤ che la meta sar¨¤ un¡¯altra ancora, ma di sicuro sar¨° di nuovo tra quelle montagne".
Quanto tempo occorre ad un fisico allenato a tornare in piena forma dopo una scalata su un 8.000?
"Penso di essere sempre pronto per gli 8.000 metri. Noi viviamo costantemente la montagna, l¡¯altitudine, corriamo e facciamo molta attivit¨¤ fisica. E¡¯ normale avere momenti di forma migliori di altri ma siamo preparati quasi tutto l'anno. Frequentando l¡¯Himalaya da circa 20 anni sono di casa a quelle quote, ¨¨ pi¨´ facile essere preparati. O almeno ci vuole davvero poco tempo per essere al top e sentirsi nelle condizioni giuste per lasciare il campo base e puntare alla vetta".
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