Simone Moro e il suo nuovo obiettivo: un 8000 d’inverno in stile alpino

Il grande alpinista bergamasco ci racconta i suoi obiettivi dopo il ritiro dalla scalata al Manaslu

Il grande alpinista bergamasco Simone Moro, dopo il ritiro dalla scalata invernale al Manaslu, vuole riprovarci, ma questa volta in stile alpino. Ha iniziato a sognare la verticalità all’età di 13 anni, dopo avere fatto una ferrata con papà Franco e i suoi fratelli.?Voleva essere uno scalatore nella vita e lo ricordava a tutti, anche all’incredulo impiegato del Comune che gli doveva rinnovare la carta di identità, a cui chiese di scrivere alla voce professione proprio la parola “alpinista”.?Oggi Simone Moro detiene il record di maggior numero di ascensioni in prima invernale sugli Ottomila.?

? salito sulla cima di 8 dei 14 Ottomila, c’è una vetta che le manca e che prima o poi scalerà??

“Ce n’è una che ho tentato di scalare più di tutte le altre in maniera quasi sorprendente perché tecnicamente non è una montagna difficile, ma ha già richiesto un anno della mia vita spalmato in cinque tentativi, e ancora non ci sono riuscito. ? la montagna degli spiriti, il Manaslu, l’ottava montagna più alta del pianeta (la sua vetta raggiunge gli 8.163 m.s.l.m., ndr), in Nepal. Sono tornato un mese fa da questa montagna e non è andata bene per un problema fisico inaspettato, quindi il desiderio è di chiudere questo cerchio aperto da tanto tempo”.?

Se ha un problema non va avanti a tutti i costi, non rischia e rinuncia.?

“La sensazione di paura è il più grande alleato di chi non vuole diventare un grande alpinista, ma un grande vecchio alpinista. Non ho mai patito il fallimento perché alla fine mi ha dato ragione, ho scritto la storia dell’alpinismo invernale realizzando le mie quattro prime invernali mai fatte prima da nessuno, conservando sempre la capacità di rinunciare. Fallire fa parte della genetica dell’essere umano, nessuno ha fatto qualcosa senza mai cadere. L’uomo è progettato per vincere dopo una sequenza di fallimenti”.?

E della paura sottolinea…?

“La paura è come la piccozza per l’alpinismo, non puoi fare alpinismo senza la piccozza. Se non hai paura muori velocemente, non solo in montagna ma nella vita in generale. La paura è come la fame, l’amore, è una pulsione naturale biologica dell’essere umano, è il segnale dell’auto-conservazione. Ho sempre narrato i momenti di paura, è una virtù saperla gestire e non farla degenerare in panico. Ed è la paura che mi ha permesso di arrivare all’età di 55 anni”.?

Delle spedizioni commerciali sull’Everest che cosa ne pensa??

“Non sono un fondamentalista e sono una guida alpina, e la gente in fila va con guide. Ciò che avviene oggi è che si accettano tutti coloro che fanno il bonifico all'agenzia che propone l’Everest e ti garantisce di arrivare in cima. Ma 3-5 anni è il tempo minimo che occorre per prepararsi ad andare sull’Everest in autonomia, il che significa che se la guida alpina dovesse stare male tu potrai essere in grado di gestire la situazione e decidere di rinunciare o di aiutare qualcuno. Succede invece che c’è chi va a fare il corso roccia e poi pensa di andare sull’Everest, paga 100 mila dollari, si fa dare tre sherpa che gli portano lo zaino e gli montano la tenda, e otto bombole di ossigeno. Ma stiamo parlando di un’attività simile a una crociera, senza pensare che sono proposte turistiche d’avventura che potrebbero costare la pelle, perché ogni anno c’è chi non torna a casa”.?

Cambiando argomento, ci spiega come si mantiene in forma??

“Vengo dall’arrampicata sportiva dove è importante essere magri e flessibili. Mangio di tutto ma controllo quanto introduco e quanto spendo in termini di calorie. Mi alleno tanto e il metodo migliore per allenarmi è inserire ogni giorno il running; correre per me è lo sport più allenante del pianeta, perché è l’unica disciplina per la quale non puoi trovare alibi. Puoi correre ovunque, anche se non hai portato le scarpe”.?

Quanti chilometri corre e dove si allena? “Corro su terreni ondulati off road ma anche su asfalto. Non vado mai alla “canna del gas” e non corro mai meno di una ora, in genere non guardo i chilometri ma il tempo. In totale a settimana faccio tra gli 80 e i 100 chilometri. E non ho mai avuto problemi ai tendini, alle ginocchia, o altro”.?

La corsa ha sempre fatto parte della sua routine quotidiana??

“Corro da sempre, corro e scalo su roccia, su ghiaccio, su misto, e faccio lavori muscolari e trazioni. Uso pochi i pesi perché un muscolo più è grosso e maggiore bisogno ha di sangue e ossigeno. Essere Rambo non va bene per scalare, meglio essere leggeri e flessibili”.?

Come si premia dopo un allenamento impegnativo??

“Sono un amante delle verdure, i migliori integratori salini del pianeta, per cui mi regalo un’insalatona. Ma, anche, un pasto caldo, ad esempio una pasta al pomodoro o al pesto, i vasetti di conserva fatta in casa li porto anche in spedizione”.?

Come inizia la sua giornata??

“Mi alzo presto, verso le 6.30-7, e tante volte mi alleno a digiuno prendendo solo un caffè amaro. Quando scalo in alta quota sono sotto alimentato e sotto idratato perché non ho la possibilità di mangiare e bere per tanti motivi, fra i quali la nausea, una situazione permanente per la mancanza di ossigeno. E mi trovo a bruciare 5-6000 calorie, e quindi il sapere sopportare la fame o una situazione in cui non hai tutti i principi energetici che ti servono, psicologicamente serve. Poi la mia giornata prosegue con altri allenamenti e tutta una altra serie di cose dettate dagli sponsor e dagli altri miei lavori”.?

A proposito di lavori, a breve partirà per il Nepal dove farà il pilota di elicotteri.?

“Dal 14 marzo al 5 giugno sarò in Nepal per fare soccorsi in quota. Si tratta di evacuazioni mediche, di salvataggi di persone che stanno male per l’alta quota, di incidenti, ma anche di aiuti a persone del luogo, mi è capitato ad esempio di prestare soccorso a una madre che stava avendo delle complicazioni durante il parto”.?

Parliamo di sogni e obiettivi, c'è qualcosa che vorrebbe realizzare???

“Nessuno ha mai fatto un 8000 d’inverno in stile alpino (si scala senza i portatori, senza le corde fisse, le bombole d’ossigeno, e i campi preinstallati, ndr). Dato che sono l’alpinista che ha più esperienze d’invernali magari riuscirò a farcela, oppure sarò quello che ha lanciato l’idea e la realizza qualcun altro. Certo mi spaventa perché farlo in stile alpino significa dovere partire prima, adattarsi bene, e poi occorre una finestra di bel tempo di un certo tipo. Dove? Sul Manaslu, nell’autunno-inverno 2023. E non da solo, perché è una goduria condividere un progetto, e poi l’abbraccio è così bello”.?

Non è l’unico progetto però…?

“Ho 14 capre e due asini per produrre latte, formaggi e insaccati. Essere attorniato da animali è come chiudere un ciclo; sono partito dall’amore per la natura, poi sono diventato tecnologico, anche un po’ famoso, e ora sogno per il mio futuro, la mia vecchiaia, un ritorno alle origini. Al momento ho questi animali che tengo da un amico e con cui ho acquistato una proprietà dove mi piacerebbe creare la mia azienda agricola, a cui vorrei dedicarmi quando rallenterò con l’alpinismo”.?