Pannelli informativi, tavole dei campioni, fotografie e cimeli: a Buggerru, uno spazio espositivo in una struttura storica racconta il nuovo sport olimpico
C¡¯¨¨ voluta l¡¯intraprendenza di tre tenaci donne, innamorate della Sardegna e del proprio Paese, per aprire il primo Museo del Surf d¡¯Italia. Si trova a Buggerru, in Sardegna, isola considerata un po' come "le Hawaii del Mediterraneo" per la consistenza e la qualit¨¤ delle onde. Questa piccola cittadina, poco pi¨´ di mille abitanti, abbarbicata tra le dolci colline del Sulcis e con un importante passato minerario (finito anche nei libri di storia, visto che qui nel 1904 uno sciopero di minatori innesc¨° la reazione del Regio Esercito, che spar¨° sulla folla uccidendo 3 persone e ferendone 12, con proteste in altre parti della Penisola) ¨¨ anche uno dei punti saldi nella storia del surf italiano. Gloriose battaglie sportive come le tappe Europee degli anni Novanta (celebre il ¡°miracolo di Buggerru¡±, ricordato da Maurizio Spinas in questa nostra intervista), poi ancora quelle italiane tenute nel Duemila, fino ai giorni nostri con gli appuntamenti del?campionato italiano junior. E, oltre a questo, una grande abbondanza di onde, acqua cristallina e paesaggi spettacolari.
Museo del Surf in Sardegna: Un tuffo nella storia
¡ª ?Il Museo, il primo nel nostro Paese, rappresenta un¡¯assoluta novit¨¤. Racchiude un percorso espositivo che comprende 13 pannelli informativi che raccontano l¡¯origine del surf in Italia. E poi ci sono le storie di molti protagonisti: pionieri e atleti di oggi, oltre a numerosi cimeli. Tavole donate da gente come l'idolo locale Simone Esposito, Francisco Porcella, Alessandro Piu, Nicola Bresciani e Lorenzo Castagna (gli ultimi due, toscani di nascita, ma con residenza proprio a Buggerru) e poi fotografie, i disegni dell'artista Vincenzo Ganadu, coppe e lycre di gara, anche poesie. Sono quelle di Diddo Ciani, pioniere del surf sardo, scomparso nel 2022: parole ispirate spesso al mare, dove oltre quarant¡¯anni fa, insieme a pochi altri, incontr¨° la passione per le onde. Tra le chicche anche una tavola di colore giallo, donata da Graziano Lai, altro veterano, autografata da campioni come Mark Richards, Tom Carroll e Nat Young. E nei prossimi mesi la collezione si arricchir¨¤ grazie alla collaborazione con il surfista ed ex campione italiano Jacopo Migliorini e al materiale di Alessandro Dini.
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L¡¯Ex Ba a?Buggerru?
¡ª ?Lo spazio scelto ¨¨ all¡¯Ex-Ba, abbreviazione di ex bacino: un edificio costruito tra il 1880 e il 1890. Veniva usato per lo stoccaggio dell¡¯acqua, che serviva a sua volta per il lavaggio dei minerali estratti. Buggerru ¨¨ stato dal 1860 un importante centro dell¡¯attivit¨¤ estrattiva italiana, con prelievi importanti di zinco e piombo metallo. Chiusi intorno agli anni 70, questi luoghi sono stati recentemente valorizzati dagli enti pubblici a fini turistici e sono oggi visitati da migliaia di persone. Il Museo del Surf ha seguito lo stesso percorso e, se oggi ¨¨ aperto, ¨¨ merito di tre giovani professioniste che hanno creduto nel proprio Paese e non solo hanno deciso di non emigrare altrove per lavorare, ma di costruire qualcosa di concreto per il proprio territorio.
Intraprendenza SURFISTA
¡ª ?¡°Ho sempre pensato che serviva un luogo per noi, qualcosa che ci descrivesse ¨C racconta Chiara Murenu, surfista, imprenditrice e parte del Buggerru Surf Club, che organizza il contest juniores ¨C cos¨¬ ho pensato al surf e al forte legame che abbiamo con questa disciplina. Infatti non trovi un buggerraio che, almeno una volta, non abbia provato a salire su una tavola¡±. Murenu, che lavora con il suo B&b e ha deciso di vivere qui con la famiglia perch¨¦ innamorata delle onde, ha sviluppato per prima l¡¯idea del Museo rispondendo a una gara di intenti indetta dal Comune per la riqualificazione del locale. La sua intuizione, messa a punto insieme a Simona Billai, ¨¨ risultata vincente. Da l¨¬ il passaggio di consegne alla cooperativa Buggerru Green Tourism, che si ¨¨ occupata infine di realizzare il Museo e ora lo gestisce. ¡°Abbiamo una struttura coperta di 400 metri quadri, un¡¯area lettura e un bar dove poter svolgere eventi a tema surf o privati ¨C racconta Claudia Rombi, responsabile della cooperativa?¨C abbiamo trovato l¡¯aiuto di tantissimi surfisti e della storica Grazia Villani, che ha svolto ricerche approfondite¡±. Lo spazio ¨¨ abbondante e gli obiettivi sono numerosi. Uno di questi ¨¨ allargare il raggio d¡¯azione e poter includere nelle sale anche materiali e storie da tutte le regioni d¡¯Italia. Intanto, un punto fermo c¡¯¨¨: l¡¯Italia meritava un luogo cos¨¬ e ora, mareggiate permettendo, con una visita ci pu¨° scappare anche un surfata.
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