Gli studi
Alzheimer e demenza: puoi contrastarli con la riserva cognitiva. Ecco come
? uno dei (grandi) misteri dell'Azheimer: come mai il cervello di alcune persone funziona normalmente anche quando ¨¨ pieno di placche e altri danni associati alla demenza e quello di altre persone no??Secondo gli scienziati la spiegazione si trova in una capacit¨¤ chiamata riserva cognitiva. Eppure, nonostante le prove sempre pi¨´ evidenti della sua importanza, fino ad oggi ¨¨ stato difficile definire il modo in cui questa qualit¨¤ opera nel cervello. Ma le cose stanno cambiando, come ha raccontato di recente un articolo pubblicato su?New Scientist: i ricercatori stanno finalmente iniziando a comprendere i meccanismi che sono alla base della riserva cognitiva, aprendo la strada a possibili nuovi trattamenti per la demenza e nuove idee su come possiamo proteggere le nostre capacit¨¤ di pensiero in et¨¤ avanzata. E, la buona notizia ¨¨ che alcune di queste idee sono alla nostra portata...?
cos'¨¨ la riserva cognitiva
¡ª ?Circa una trentina d'anni fa, il neuropsicologo Yaakov Stern dell'Universit¨¤ di Columbia a New York e il suo team scoprirono che individui con un livello di istruzione pi¨´ elevato o impegnati in lavori di natura intellettuale avevano minori possibilit¨¤ di essere colpiti dalla malattia di Alzheimer. Questo port¨° alla formulazione del concetto di riserva cognitiva, basato sull'idea che anni di attivit¨¤ mentale intensa potessero creare una sorta di riserva che ritarda l'apparizione dei sintomi clinici della malattia. Inizialmente, questa teoria fu accolta con scetticismo e non pochi colleghi di Stern la derisero, come ha ricordato lui stesso di recente. Era difficile credere che l'educazione potesse avere un effetto protettivo contro i sintomi fisici dell'Alzheimer, come le placche e i grovigli neurofibrillari caratteristici della malattia. Ma ¨¨ proprio cos¨¬.??
il nostro software
¡ª ?Stern fa un'analogia tra la riserva cognitiva e il software di un computer, sottolineando come questa sia una capacit¨¤ suscettibile di miglioramento nel corso della vita, a differenza della riserva cerebrale, che eguaglia l'hardware del computer. In passato, si pensava che la riserva cerebrale fosse una capacit¨¤ statica, ma questa percezione ¨¨ cambiata nel tempo. Ora invece?¨¨ acclarato che il cervello pu¨° generare nuovi neuroni anche in et¨¤ adulta e che diversi fattori possono influenzare il funzionamento di questo "hardware" cerebrale. Questa nuova comprensione ha portato all'identificazione di un terzo elemento fondamentale per la resilienza cognitiva: la manutenzione del cervello, che include lo stile di vita e i fattori ambientali che contribuiscono a mantenerlo in salute. Pertanto, sarebbe l'interazione tra riserva cognitiva, riserva cerebrale e manutenzione del cervello a permettere ad alcune persone di mantenere pi¨´ efficacemente le proprie capacit¨¤ cognitive fino in et¨¤ avanzata rispetto ad altre.
Come aumentare la riserva cognitiva
¡ª ?Alcuni aspetti dell'aumento della riserva cognitiva sono legati ai geni, che influenzano notevolmente l'intelligenza. Un quoziente intellettivo (QI) pi¨´ alto ¨¨ correlato a una maggiore riserva cognitiva. Tuttavia, ci sono altri fattori che possiamo modellare noi stessi. Per esempio, un maggiore coinvolgimento sociale in et¨¤ adulta o anziana ¨¨ strettamente collegato a prestazioni cognitive migliori in et¨¤ avanzata e a una riduzione del rischio di demenza del 30-50%. La socializzazione rappresenta infatti una sfida mentale: richiede di ricordare volti, nomi e contesti delle persone, di partecipare attivamente alle conversazioni, fare domande, usare l'umorismo e interpretare segnali sociali. Secondo Andrew Sommerlad dell'University College di Londra, "ci sono molteplici processi che avvengono simultaneamente", il che non solo stimola il cervello, ma riduce anche lo stress. D'altro canto lo stesso stress, ma anche l'obesit¨¤ e una dieta scorretta possono danneggiare le nostre riserve cognitive a causa dell'infiammazione cronica che provocano, compromettendo diverse funzioni cerebrali. Anche il sonno (di qualit¨¤) pu¨° essere un alleato della nostra riserva cognitiva. Un recente studio ha evidenziato l'importanza di una fase specifica del ciclo del sonno (NREM): questa fase, essenziale per il consolidamento della memoria e l'eliminazione di tossine che possono ostacolare il corretto funzionamento cerebrale, sembra avere un ruolo cruciale.
Non ¨¨ tutto: anche l'attivit¨¤ fisica ¨¨ strettamente legata alla riserva cognitiva. Uno studio del 2020 su circa 130.000 adulti ha mostrato che il declino cognitivo era quasi il doppio tra coloro che erano fisicamente inattivi rispetto a quelli attivi. L'esercizio fisico, oltre a sostenere la salute cardiovascolare e il flusso sanguigno al cervello, riduce l'infiammazione e aumenta i livelli di fattore neurotrofico derivato dal cervello, che a sua volta incrementa le dimensioni dell'ippocampo, un'area chiave per la memoria. Inoltre, l'attivit¨¤ fisica favorisce un sonno profondo, migliorando la memoria.?
Secondo i ricercatori, infine, non ¨¨ sorprendente che anche attivit¨¤ intellettuali come parlare un'altra lingua abbiano un impatto sulla riserva cognitiva. Diversi studi hanno dimostrato che parlare pi¨´ lingue funge da potente stimolo cognitivo. Sebbene persone bilingui e monolingui possano sviluppare Alzheimer nella stessa misura, "i bilingui tendono a mostrare i sintomi pi¨´ tardi", secondo John Grundy della Iowa State University. Tuttavia, non ¨¨ necessario affrettarsi ad imparare una nuova lingua. Ci¨° che conta davvero ¨¨ un impegno mentale sostenuto e la dedizione a compiti stimolanti, piuttosto che l'attivit¨¤ specifica in s¨¦. Lo spiega bene uno studio del 2015?che ha utilizzato la risonanza magnetica funzionale (MRI) per osservare l'attivit¨¤ cerebrale di alcuni volontari di et¨¤ compresa tra i 60 e i 90 anni, prima e dopo un periodo di 14 settimane dedicato al quilting (cucire trapunte) o alla fotografia digitale. I risultati hanno mostrato che le reti neurali dei loro cervelli funzionavano in modo pi¨´ efficiente, adottando schemi di attivit¨¤ pi¨´ giovanili rispetto a un gruppo di controllo che non aveva partecipato a queste attivit¨¤. E l'effetto ¨¨ durato per almeno un anno.?
Altri studi hanno evidenziato come l'apprendimento continuo e l'impegno attivo contribuiscano a preservare il volume cerebrale e a prevenire il restringimento dei centri della memoria. Tra le altre, una ricerca svizzera del 2023 su individui tra i 60 e i 70 anni ha dimostrato che un'attivit¨¤ musicale di 6 mesi, sia suonando che ascoltando musica, ha migliorato la memoria e incrementato sia la neuroplasticit¨¤ che il volume della materia grigia.?
come si misura la riserva cognitiva?
¡ª ?La scienza in questi anni ha sviluppato diversi metodi per valutare la nostra riserva cognitiva. Uno studio ha rivelato, per esempio, che le persone con normali capacit¨¤ cognitive hanno spine dendritiche pi¨´ lunghe. Questo suggerisce che spine dendritiche pi¨´ lunghe potrebbero aiutare a resistere all'Alzheimer. La ricerca ha anche identificato fattori che influenzano la densit¨¤ e la lunghezza di queste spine, come la neuritina (NRN1), una proteina che sembra proteggere il cervello dall'Alzheimer. Un altro studio sui membri anziani di alcuni ordini religiosi ha mostrato che alti livelli di NRN1 sono collegati a migliori capacit¨¤ cognitive e a spine dendritiche pi¨´ dense. E questo non farebbe che confermare che attivit¨¤ mentali stimolanti come il cruciverba o l'apprendimento possano aumentare i livelli di proteine come NRN1, che aiutano il cervello a mantenere o creare nuove sinapsi.
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