L¡¯INTERVISTA
Carles Solsona, la "matita" dietro CFmoto: "Una superbike cinese? ? ancora presto"
Lo sguardo ¨¨ rivolto verso oriente, lungo la Via della Seta, ma le radici no: quelle sono rimaste sulla Via Emilia, nella "terra de Mut¨°r", il luogo magico in cui anche i pi¨´ bei sogni su ruote possono prendere forma. Ad essere onesti la carta d¡¯identit¨¤ di Carles Solsona parla spagnolo, ma ¨¨ professionalmente italiano perch¨¦ la sua carriera si ¨¨ sviluppata tutta in Italia. Catalano di Barcellona, quaranta candeline sull¡¯ultima torta di compleanno, Carles ¨¨ il titolare di Modena 40, lo studio di design riminese che ¨¨ appena diventato R&D di CFmoto per quanto riguarda le due ruote. E visto che CFmoto ¨¨ un po' il marchio del momento, Solsona ¨¨ di conseguenza un po' l¡¯uomo del momento: ¨¨ a lui e al suo gruppo di quindici collaboratori che si devono le ultime creazioni del marchio di Hangzhou, da poco sbarcato in Europa ma gi¨¤ sulla bocca di tutti. Ed ¨¨ sua anche la mano che ha disegnato la SR-C21 Concept, il prototipo che all¡¯ultimo Eicma ha catalizzato l¡¯attenzione di appassionati e addetti ai lavori rubando la scena anche a moto con ben altro blasone sul serbatoio.
A dispetto di quanto scritto sul passaporto, considerarlo una matita tricolore non rappresenta un¡¯esagerazione campanilistica. Anche mettendo da parte una sana componente di orgoglio basta un'occhiata al suo curriculum per capire quanto Solsona sia stilisticamente figlio della pi¨´ illustre scuola italiana del design motociclistico: "Non ¨¨ un caso che io abbia voluto rimanere a Rimini" spiega lui stesso "la citt¨¤, il luogo che ha visto nascere alcune delle pi¨´ belle moto italiane". Il riferimento ¨¨ prima di tutto alla F4, il capolavoro firmato da Massimo Tamburini per MV Agusta nel lontano 1997. E lui, Carles, per MV Agusta ci ha lavorato, appena prima di mettersi in proprio e fondare nel 2016 Modena 40: in forze al Crc, per conto del marchio di Schiranna ha disegnato moto come la Brutale tre cilindri e la Dragster, ma scorrendo indietro nel curriculum si trovano anche incarichi di primo piano in Ducati e Benelli. Oltre che in Aprilia, la casa che a met¨¤ anni Duemila lo ha lanciato nel mondo delle due ruote, chiamandolo alla corte di Noale dopo una laurea in Industrial Design ed un Erasmus a Milano. Sull¡¯onda del Salone di Milano abbiamo deciso di intervistarlo, per farci raccontare qualcosa di pi¨´ sul suo attuale lavoro in CFmoto e, perch¨¦ no, svelare qualche anticipazione sui futuri prodotti del brand cinese.
Iniziamo dal prototipo visto a Eicma. Qualcuno si ¨¨ sorpreso perch¨¦ una delle moto pi¨´ ammirate del Salone fosse una cinese. Ve l¡¯aspettavate?
"Non so dirle se ce l¡¯aspettavamo: sapevamo di aver fatto una bella moto, ma le reazioni del pubblico dipendono da molti fattori e fare delle previsioni al riguardo ¨¨ difficile. Di certo siamo orgogliosi della buona accoglienza che il concept ha ricevuto, perch¨¦ noi crediamo tanto in questo progetto. Che va oltre il design, anche se la dimensione stilistica ¨¨ certamente quella che sino ad ora abbiamo privilegiato. I complimenti e le sensazioni positive ci ripagano tutti gli sforzi".
Le sportive si vendono sempre meno, ma quando si tratta di individuare una vetrina tecnologica si cade quasi sempre sulle hypersport carenate
"Attenzione: per prima cosa CFmoto vuole essere un marchio internazionale, e per quanto i mercati europeo ed italiano siano per noi fondamentali non sono di certo gli unici che prendiamo in considerazione. In Cina, e in Asia in generale, le sportive hanno ancora la loro importante fetta di mercato: non possiamo permetterci di ignorare questo tipo di domanda se vogliamo ragionare a livello globale. In secondo luogo noi puntiamo ad avere un¡¯offerta completa, a 360 gradi, e dunque il settore hypersport non pu¨° essere trascurato. E poi c¡¯¨¨ anche una ragione tecnica¡".
Sarebbe?
"Vogliamo fare le moto con i giusti criteri, nel modo pi¨´ razionale possibile. E per fare una naked sportiva la cosa pi¨´ logica e sensata da fare ¨¨ partire da una sportiva carenata. Spogliandola. Io, da direttore del design, ho spinto molto per seguire questo percorso "canonico"".
Quindi avere in serbo anche una sorta di supernaked, che deriver¨¤ dalla piattaforma SR-C21?
"S¨¬, stiamo lavorando in quella direzione. Ma prima vogliamo avere una base tecnica adeguata, una ciclistica all¡¯altezza del risultato che vogliamo ottenere: in questo senso la SR-C21 ¨¨ il nostro laboratorio".
Questo concept sportivo ¨¨ arrivato proprio nel momento in cui CFmoto ha annunciato l'ingresso in Moto3 dal 2022. ? solo una coincidenza?
"Ovviamente no. Il nostro sotto-brand sportivo SR sta crescendo molto e l¡¯avventura in Moto3 sar¨¤ fondamentale per sostenere e sviluppare questo progetto dal punto di vista tecnico, ma non solo. Noi siamo realisti: da un punto di vista sportivo i marchi storici hanno una visibilit¨¤ che noi non abbiamo, dunque ce la dobbiamo costruire da zero. E il motorsport ¨¨ un ottimo strumento per farsi un pedigree che sia riconoscibile dalla clientela, per "accreditarsi" di fronte agli appassionati, anche quelli pi¨´ esigenti".
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Un percorso molto "tradizionale", insomma, lo stesso seguito a suo tempo dalle grandi case europee e giapponesi. Ma le corse servono ancora a vendere le moto?
"Servono soprattutto a fare esperienza. Come R&D siamo coinvolti nel progetto Moto3, che per noi vuol dire soprattutto avere la possibilit¨¤ di imparare e trasferire conoscenze. Un percorso tradizionale? S¨¬, certo. Noi non vogliamo reinventare la moto: vogliamo fare le moto come vanno fatte, essere in grado di dire la nostra e partecipare al gioco, non riscriverne le regole".
L¡¯impressione ¨¨ che la Moto3 sia solo un inizio. State gi¨¤ guardando pi¨´ in l¨¤?
"Siamo super ambiziosi (ride, ndr). Scherzi a parte, oltre all¡¯ambizione ci vuole la giusta umilt¨¤: facciamo un passo alla volta. Per¨° cerchiamo di gettare le basi per il futuro".
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Torniamo alla SR-C21: tra tante lodi ¨¨ arrivata anche qualche critica, incentrata soprattutto con la somiglianza con le recenti sportive di casa Ducati.
"La Panigale ¨¨ splendida. L¡¯ispirazione c¡¯¨¨ e onestamente non ci interessa nemmeno nasconderlo: la bellezza ¨¨ fonte di ispirazione, e quando una cosa ¨¨ bella ¨¨ normale prenderla a modello. Ma non abbiamo fatto alcun copia-incolla, il risultato ¨¨ originale e molte soluzioni sono inedite. Noi siamo convinti del lavoro che abbiamo fatto".
Una cosa non ¨¨ chiara: la SR-C21 rimarr¨¤ solo un prototipo?
"L¡¯intenzione ¨¨ assolutamente quella di mandarla in produzione, o meglio, di tradurre questo concept in un prodotto di serie. Il nostro product plan al momento prevede due sportive tra il 2022 e il 2023, ed una di queste sar¨¤ derivata dalla SR-C21, anche se non si chiamer¨¤ cos¨¬. Ovviamente ci sar¨¤ qualche passo indietro in termini di componentistica: sul prototipo abbiamo voluto esagerare, far sognare un po¡¯ gli appassionati, come si fa sempre con le show bike. Ma molti componenti sono gi¨¤ praticamente definitivi, a partire dal telaio e dal cruscotto che sostanzialmente sono gi¨¤ dei preserie. Posso anche dire che al momento sono previste due versioni della futura media sportiva, una base ed una che si caratterizzer¨¤ per una dotazione pi¨´ raffinata".
Come mai non avete diramato i dati tecnici della SR-C21? Ci pu¨° svelare qualcosa, almeno la cilindrata
"Eicma ¨¨ un po' un primo atto nel quale abbiamo voluto focalizzarci sul design, tracciare la strada dal punto di vista del look. Non volevamo distogliere l¡¯attenzione dalla dimensione stilistica, anche se posso assicurare che sotto al vestito c¡¯¨¨ anche la sostanza: la SR-C21 alzer¨¤ la nostra asticella anche sotto il profilo tecnico, ma ogni cosa a suo tempo. ? una moto che va vista un po' come una dichiarazione di intenti, un prodotto che oltre ad essere un laboratorio stilistico e tecnologico ¨¨ anche una bandiera dell¡¯azienda e della sua filosofia. Guardiamo avanti, con ambizione. La cilindrata? Al momento posso solo dire che con la versione di serie della SR-C21 la famiglia SR si allargher¨¤ verso l¡¯alto, verso le medie".
Lei ¨¨ spagnolo di nascita e italiano di formazione: da latino, e soprattutto da creativo con questo background personale e professionale, com¡¯¨¨ lavorare con i cinesi?
"Io i cinesi li conosco da un po', da quando lavoravo con Benelli, e mi sono fatto una mia idea. Sono due i fattori che secondo me sono alla base di qualche piccola "incomprensione" che talvolta capita sul lavoro, o meglio, della differenza di approccio. Il primo ¨¨ per cos¨¬ dire di natura storica, nel senso che per loro la moto ¨¨ sempre stata solamente un mezzo di trasporto. Ora stanno scoprendo che la moto ¨¨ un oggetto che pu¨° dare anche piacere, qualcosa di pi¨´ di un veicolo che serve per andare dal punto A al punto B. Stanno capendo che due ruote ¨¨ sinonimo di emozioni ma sono ancora in una fase in cui devono abituarsi a quest¡¯idea. La seconda criticit¨¤, se cos¨¬ possiamo chiamarla, ¨¨ forse connaturata alla loro ambizione: fare le cose richiede tempo, non solo risorse, devono maturare anche le idee. Alle volte in questo senso noi e loro ragioniamo con "ritmi" diversi. Ma hanno tantissima voglia di imparare, di capire dove e come migliorare, anche per metterci nelle condizioni migliori per lavorare. ? questa ¨¨ una cosa estremamente positiva, che ci aiuta molto a superare le difficolt¨¤, anche perch¨¦ noi a nostra volta abbiamo la possibilit¨¤ di imparare da loro. ? una dinamica bidirezionale, uno scambio fruttuoso".
Quando si parla dell¡¯avanzata dei marchi cinesi in Europa si tende spesso a fare il parallelo con quanto successo con le case giapponesi tra gli anni Sessanta e Settanta. Quali sono le similitudini e le differenze tra i due casi? In cina hanno qualcosa che i giapponesi all¡¯epoca non avevano?
"? un paragone che si fa spesso, s¨¬, e che per certi versi ha senso fare. Ma ¨¨ un argomento molto complesso, potremmo parlarne per ore. Entrambi hanno iniziato copiando, anche se forse i cinesi lo hanno fatto nei segmenti medio-bassi per poi iniziare a camminare sulle proprie gambe quando si ¨¨ cominciato a parlare di moto di fascia pi¨´ alta. Rispetto ai giapponesi, forse, i cinesi hanno compreso meglio le potenzialit¨¤ dell¡¯outsourcing: se non sei ancora pronto per fare una cosa, ed imparare a farla ti richiede troppo tempo, nel frattempo ¨¨ meglio rivolgersi a chi ¨¨ leader in quel settore, acquistandola all¡¯esterno. Questo gli permette di accelerare enormemente i tempi di riduzione del gap".
CFmoto ha scelto di presentarsi sul mercato europeo con il proprio marchio, esibendo orgogliosamente le vostre origini: scelta coraggiosa in un mercato esigente come quello delle moto che va vista come un investimento di lungo termine sulla vostra immagine. Seminare oggi per raccogliere domani?
"CFmoto ¨¨ un marchio leader nei mezzi leggeri a quattro ruote, Atv, SxS eccetera: sono settori nei quali siamo fortissimi. Per questo ¨¨ stato piuttosto semplice decidere di continuare ad investire su questo brand, anche quando si ¨¨ trattato di iniziare la penetrazione nel mondo delle due ruote. Parlando di moto siamo ancora poco conosciuti, ma abbiamo individuato grandi potenzialit¨¤ quindi abbiamo scelto di crederci. Non volevamo n¨¦ sentivamo il bisogno di trovare scorciatoie: vogliamo costruire la nostra immagine mattone su mattone, o almeno ci proviamo. Poi il tempo e risultati ci diranno se avevamo ragione".
Per quanto tempo i cinesi avranno bisogno degli europei per fare le moto che piacciono agli europei?
"Finch¨¦ le culture saranno diverse l¡¯approccio sar¨¤ diverso, e dunque anche il risultato. Le faccio un esempio: ho un collega che lavora negli Stati Uniti, che mi dice sempre quanto sia difficile per i suoi collaboratori americani disegnare le moto sportive. Al contempo noi in Europa, e anche in Giappone, facciamo fatica a disegnare le custom: sembra che le cruiser vengano bene solo a loro. Ma attenzione, non ¨¨ una questione di passaporto, la differenza la fa la cultura in cui vivi. Io stesso, che vengo da un paese che ha molte affinit¨¤ con il vostro, ci ho messo parecchio per capire cosa significa davvero il design italiano: per chi viene da molto lontano ¨¨ sicuramente ancora pi¨´ difficile, anche se non impossibile se respira l'aria giusta".
Quando una casa possiede il know-how per costruire una superbike tecnologicamente avanzata, in grado di competere con le varie Fireblade, Panigale, R1 eccetera, significa che ormai ¨¨ nell¡¯Olimpo dei costruttori. Giusto?
"S¨¬, direi di s¨¬. Perch¨¦?".
Le racconto un aneddoto, accaduto di recente ad una presentazione stampa organizzata da una nota casa giapponese. A cena con i giornalisti ci sono anche i ¡°boss¡± arrivati direttamente dal Sol Levante.Parte la domanda: ¡°Secondo voi quanto ci metteranno i costruttori cinesi a costruire una Superbike competitiva?¡±. ¡°Ci vorr¨¤ ancora un po¡¯ di tempo¡± risponde uno di loro, senza sbottonarsi. Ok, ma quanto? ¡°Circa due anni¡±. Di quanto ha sbagliato, secondo lei?
"? una domanda trabocchetto?" (ride, ndr).
Le assicuro che ¨¨ andata cos¨¬.
"Secondo me ¨¨ stato un po¡¯ ottimista, ma potrebbe non aver sbagliato di tanto. Diciamo che ci manca ancora qualcosa, ma non siamo lontanissimi".
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