Ma le gioie furono di breve durata. Appena il tempo di lanciare l'Alfasud e una certa Alfetta in mezzo a mille problemi dovuti a congiunture sfavorevoli, forti agitazioni sindacali e violenze nelle fabbriche, per Luraghi si aggiunse la grana politica. Perch¨¦ i partiti invadevano il campo in modo sempre pi¨´ pesante. Non si accontentavano pi¨´ del ruolo istituzionale d'indirizzo dell'attivit¨¤ industriale racchiusa nel gigantesco agglomerato delle Partecipazioni statali; volevano intromettersi direttamente nella gestione delle aziende per ottenere immediati tornaconti elettorali, anche a costo di compromettere la funzionalit¨¤ delle imprese. Cos¨¬ fu per l'Alfa. Nell'estate del 1973 il Governo a maggioranza democristiana (presidente Mariano Rumor, coalizione con Psi-Psdi-Pri) contest¨° il piano industriale di ammodernamento del complesso di Arese. Soprattutto, cerc¨° d'imporre la costruzione di una nuova fabbrica in provincia di Avellino, spostandovi parte della produzione destinata all'impianto milanese, per arrivare a 70 mila unit¨¤ al giorno nel nuovo ipotetico stabilimento irpino. Sarebbe stato un bagno di sangue economico: si sarebbero dovuti duplicare forti investimenti gi¨¤ sostenuti, in un periodo nel quale il mercato era bruscamente calato. Luraghi oppose una fiera resistenza per diversi mesi, contro il Governo e i vertici dell'Iri. Inoltre negli ultimi mesi del 1973 scoppi¨° la crisi petrolifera che diede un altro colpo durissimo all'industria automobilistica, rendendo ancora pi¨´ irrealistico il piano della DC. Ma alla fine il dirigente milanese dovette soccombere. Nel gennaio 1974 l'Iri fece dimettere la maggioranza dei consiglieri d'amministrazione dell'Alfa Romeo, decretando la decadenza del consiglio stesso. Luraghi fu quindi estromesso brutalmente dall'azienda che aveva contribuito a rendere grande. E nessuno dei piani irpini venne realizzato in quel periodo. Solo nei primi anni Ottanta fu costruita la fabbrica di Pratola Serra, per produrre l'Arna. Giuseppe Luraghi trascorse l'ultima parte della propria vita ancora al timone di aziende (private) importanti, come Necchi, Marzotto, Beretta e Mondadori, di cui fu presidente dal 1977 al 1982. Mor¨¬ nella sua Milano il 10 dicembre 1991.
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