La mancanza di semiconduttori paralizza le fabbriche a livello mondiale, e ora interviene anche la Casa Bianca. Finora danni stimati per 61 miliardi di dollari, ma il picco della crisi ¨¨ previsto per marzo
Un cortocircuito su scala mondiale nell'industria dei microchip. Se vogliamo, la tempesta perfetta. Scatenata dai pochi produttori al mondo di microprocessori e dai loro errori nel valutare la domanda crescente nei settori dell'elettronica di consumo e della telefonia cellulare. Alimentata dalla pandemia, che ha aumentato i costi spedizione e contemporaneamente creato l'abitudine del lavoro domestico, con la necessit¨¤ di ulteriori nuovi acquisti hi-tech. Una tempesta alla fine abbattutasi sul mondo dell'auto con conseguenze che, dopo mesi di incertezza, solo ora gli esperti cominciamo a valutare: con molta preoccupazione.
Gnomi e miliardi
¡ª ?Secondo le analisi raccolte dall'agenzia Bloomberg, la mancanza ormai cronica sulle catene di montaggio di molti degli oltre 100 microchip necessari per tutti i sistemi essenziali di una vettura porter¨¤, solo nel primo trimestre del 2021, a ben 61 miliardi di dollari di mancate vendite. Parliamo di milioni di veicoli che non sar¨¤ possibile ultimare e dunque consegnare, con una conseguente ondata di fermi agli stabilimenti su ampia scala. Sulla base di rilevazioni ancora pi¨´ preoccupanti, l'ondata di ritardi non risulta neppure abbia raggiunto il suo massimo, previsto per la fine di marzo. Termine per altro riferito alla normalizzazione della produzione di microchip, ma non della loro distribuzione alle tante aziende di componentistica che costituiscono la filiera di fornitori di ogni casa automobilistica. Tutto a causa della mancanza di un singolo ingranaggio, e neppure il pi¨´ grande. Alla cifra di 61 miliardi di dollari in mancate vendite fanno riscontro infatti i 40 miliardi l'anno che il settore automobilistico mondiale dedica all'acquisto di componentistica elettronica. Rappresenta solo un decimo della produzione complessiva di chip. L'auto ¨¨ uno gnomo rispetto ad altri settori, ritrovandosi con una concorrenza estremamente potente e molto pi¨´ affamata di processori.
La Casa Bianca e il buco nero
¡ª ?Le fonti ufficiali riferiscono di un intervento diretto del presidente statunitense Biden, che con un suo ordine esecutivo ha imposto una profonda revisione dei meccanismi di approvvigionamento di componenti elettronici per settori industriali di importanza cruciale per il gli States, a partire da quello automobilistico. Negli Usa, la situazione ¨¨ gi¨¤ critica. General Motors, Ford, Stellantis, ma anche Toyota e Volkswagen hanno reagito inizialmente razionando le scorte, cio¨¨ limitando sistematicamente la produzione di vetture di bassa gamma per privilegiare quelle dal margine maggiore, come Suv o pickup, ma ormai si sono esauriti i margini, fermando anche le catene di montaggio di vetture fondamentali come il light truck F-150. In prima battuta, i costruttori cinesi hanno attinto da grandi scorte, ma gi¨¤ da dicembre la situazione ¨¨ collassata, come testimonia il calo di produzione a doppia cifra di vetture a marchio Volkswagen assemblate da Saic e Faw. Molto pi¨´ complesso lo scenario in Europa. Per ora, Stellantis accusa ritardi e fermi nello stabilimento Opel di Eisenach in Germania, in quello Citroen di Saragozza in Spagna e a Melfi, in Italia, mentre ¨¨ a rischio la fabbrica Peugeot e DS di Poissy in Francia. Daimler ha gi¨¤ annunciato che taglier¨¤ la produzione di vetture Mercedes negli stabilimenti in Germania e Ungheria. Il gruppo Renault si spinge a quantificare una perdita di almeno 100 mila vetture prodotte, ¡°in una situazione fluida che lascia poco spazio alle programmazioni¡±, come riferito alle agenzie di stampa transalpine. In tutto questo, gli analisti puntualizzano che ¨¨ il gruppo Volkswagen a sembrare il pi¨´ esposto, anche per via del grande sforzo nella produzione di vetture elettriche che non pu¨° essere interrotto per questioni finanziarie, ma rischia degli stop per fattori tecnici. ¡°Se i fornitori non si fidano dei nostri numeri e non consultano le previsioni, avremmo dovuto essere informati immediatamente. Questo non ¨¨ successo¡± puntualizza un portavoce Volkswagen all'agenzia Reuters.
La Legge di Moore
¡ª ?Oggi ha 72 anni e viene ricordato non solo per aver fondato il gigante tecnologico Intel. Gordon Moore ¨¨ piuttosto l'autore di una considerazione tecnica datata 1965, e mai pi¨´ smentita. Il numero dei circuiti semiconduttori nei microprocessori ¨¨ destinata ogni 18 mesi a raddoppiare, e cos¨¬ dunque la potenza, la capacit¨¤ di calcolo. La Legge di Moore rappresenta la base di ogni schema economico e finanziario che ipotizza le potenzialit¨¤ di ogni nuovo prodotto elettronico, dunque la sua resa sul mercato, e la domanda che pu¨° incontrare. Tutto in sostanza ¨¨ prevedibile con un anticipo di 18 mesi, un vantaggio che gli effetti della pandemia possono aver ridotto a 10, ma non azzerato nel modo in cui la attuale mancanza di microchip dimostra in modo plateale. La mancanza di pianificazione ha ignorato la richiesta inevitabilmente destinata a salire che teorizza la Legge di Moore. In questo momento al mondo esistono 21 grandi aziende che si occupano di microprocessori, di cui 12 negli States, 4 in Europa e 5 in Asia. Solo tra queste ultime troviamo le uniche tre compagnie al mondo che non si limitano a progettare e sviluppare chip, ma anche a produrli. Le pi¨´ grandi ¡°fonderie¡± di circuiti al silicio sono quelle della taiwanese Tsmc, leader incontrastato con una quota di produzione che da sola equivale a quella di tutti i rivali assieme. Seconda la coreana Samsung, che guida il settore delle memorie di massa, mentre terza ¨¨ la cinese Smic, quella con il tasso di crescita pi¨´ elevato. Incredibile a dirsi, ma la produzione di tutti i microchip, per ogni settore industriale immaginabile, finisce qui.
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Non c¡¯¨¨ posta per te
¡ª ?Come abbiamo gi¨¤ anticipato, gli esperti della societ¨¤ di analisi Counterpoint hanno riferito che il rapporto tra investimenti e fatturato, per queste aziende, ¨¨ sceso fino dell¡¯11-18% nel periodo 2015-2019, cio¨¨ a livelli addirittura inferiori a quelli visti nel 2010. Se ¨¨ mancata la pianificazione, la correzione in corsa non sar¨¤ breve. I tempi di consegna delle forniture di microprocessori ai produttori di componentistica abitualmente variano dalle 12 alle 16 settimane dall'ordine. Secondo gli analisti di Ihs Markit, il periodo di attesa si ¨¨ allungato fino a 26 settimane, con un picco ancora da raggiungere e previsto per la fine di marzo. La previsione ¨¨ quella di una accelerazione nella produzione di chip a partire da aprile, raggiungendo il volume richiesto non prima di giugno, salvo compensare i ritardi delle mancate forniture non prima di dicembre. Tradotto per il mondo automobilistico, l'onda d'urto non ¨¨ ancora arrivata.
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