Nba, Harden batte Okc; Ok Lakers, male Bargnani

NEW YORK (Stati Uniti), 21 febbraio 2013

L'ex segna 46 punti nel successo di Houston contro i Thunder. I gialloviola onorano la memoria di Jerry Buss superando Boston, Miami passa in rimonta ad Atlanta, Indiana travolge New York e ne insidia il 2° posto a Est. Toronto interrompe, con Memphis, la sua striscia di 5 successi di fila, con il Mago che non va a segno

Harden contro gli ex compagni Ibaka e Durant: per lui 46 punti. Ap
Harden contro gli ex compagni Ibaka e Durant: per lui 46 punti. Ap

È la grande notte della vendetta dell'ex di James Harden, che mette insieme il massimo in carriera di 46 punti con 7/8 da tre per abbattere in rimonta con Lin la sua ex squadra, Oklahoma City, che lo aveva ceduto subito prima dell'inizio della stagione. E' la notte con cui i Lakers onorano la memoria del proprietario Jerry Buss, morto lunedì, battendo gli arcirivali di Boston nella riedizione mai in tono dimesso della più grande classica Nba. E' anche la notte in cui Indiana col massimo stagionale di punti travolge New York e ne insidia sempre più da vicino la seconda posizione a Est, insieme a Brooklyn che batte per la seconda volta in 24 ore Milwaukee. Salda in testa alla Eastern Conference resta Miami, che in rimonta con Battier e Allen, oltre a James e Wade, espugna Atlanta. Un fantastico Irving da 20 punti negli ultimi 7' vince il “derby” tra prime scelte assolute con Anthony Davis. Dopo sei sconfitte di fila Golden State si rimette in moto contro Phoenix, Detroit vince a Charlotte, Minnesota si rialza con Philadelphia.

Charlotte Bobcats–Detroit Pistons 99-105
Il quarto successo nelle ultime sei partite dei Pistons è macchiato dalla perdita di Brandon Knight, che nel terzo quarto, nel tentativo di recuperare un pallone, si vede cascare sulla gamba destra Kemba Walker e riporta un'iperestensione del ginocchio che sarà valutata meglio nelle prossime ore. Trascinata dai 10 punti di Monroe nel quarto periodo, Detroit stacca solo nel finale Charlotte che, reduce da due vittorie nelle ultime tre partite, resta senza segnare nell'ultimo minuto quando un tiro in sospensione sbagliato da Mullens a 44'' dal termine e una persa di Walker a 17'' dalla fine le fanno perdere definitivamente il treno. I Bobcats erano rimasti in partita nonostante il 25/64 da due grazie al buon lavoro a rimbalzo d'attacco, ma Detroit ha la giusta cura del pallone (9 perse) ed è in gran giornata da tre (7/8 in coppia Calderon e Knight), raccogliendo per la prima volta in quasi un anno la seconda vittoria esterna consecutiva.
Charlotte: Walker 24 (4/10, 4/9, 4/4 tl), Sessions 18, Mullens 15, Henderson 13, Kidd-Gilchrist 11. Rimbalzi: Biyombo 8. Assist: Sessions 8.
Detroit: Knight 21 (4/7, 3/4, 4/4 tl), Monroe 19, Calderon 17, Stuckey 12. Rimbalzi: Villanueva 9. Assist: Monroe e Bynum 7.

Indiana Pacers–New York Knicks 125-91
Super Indiana attenta al secondo posto a Est di New York portandosi solo a mezza vittoria di distanza sui Knicks. Alla quarta sconfitta in cinque gare, gli ospiti sono travolti a Indianapolis già in un primo tempo da 74 punti segnati per una squadra che ne realizzava 92,7 di media e che finirà con il massimo stagionale di franchigia di punti messi a segno. I Pacers miglior difesa Nba tengono i Knicks a un ridicolo 33,7% al tiro con 5/28 da tre punti, soffocando Anthony a 7/21 ma anche Stoudemire a 1/5 e Smith a 1/7 prima di essere espulso: New York chiuderà facendosi fischiare tre falli tecnici e un flagrant foul. Trascinata dal 31/55 da due, Indiana pesca invece dalla coppia George-West 45 punti e 17 rimbalzi ma soprattutto con 44 punti nel secondo quarto scappa fino a +30 già prima del riposo di una partita senza storia.
Indiana: George 27 (7/10, 4/9, 1/1 tl), West 18, Stephenson 14, Hill e Hansbrough 10. Rimbalzi: West 9. Assist: Hill 5.
New York: Chandler 19 (4/9, 11/11 tl), Anthony 15, Copeland 13, Felton 12, Novak 11. Rimbalzi: Chandler 11. Assist: Prigioni 8.

Cleveland Cavaliers–New Orleans Hornets 105-100
Kyrie Irving stravince la sfida tra le ultime due prime scelte assolute Nba contro Anthony Davis (2/7 e 8/8 ai liberi con 4 rimbalzi e altrettanti falli in 29'). Reduce prima dell'All Star break dalla peggior partita della stagione con 2/15 al tiro e 6 punti, il play riporta i Cavs al successo con una prestazione incontenibile: solo con i 20 punti segnati negli ultimi 7' sarebbe stato il miglior realizzatore della serata, per completare una settimana impreziosita dal successo alla gara da tre punti all'All Star Game, dai 32 punti all'All Star Saturday e i 15 al suo primo All Star Game in carriera. Pur mandando sei uomini in doppia cifra, New Orleans è tradita dall'assenza di Gordon, dal 3/11 di Anderson e soprattutto dalla difesa porosa (aveva subìto 81,7 punti nelle tre gare precedenti), cadendo così dopo aver vinto quattro delle ultime cinque gare. Insieme a Waiters, Irving aveva firmato l'allungo oltre la doppia cifra dopo il riposo, completando l'opera nel finale: in trance, con un tiro in sospensione, uno da tre punti e due entrate completa l'11-0 che vale la fuga Cavs sul 92-83 a 2'14'' dalla fine. Da qui in poi Cleveland (squadra da 107,3 punti di media nelle ultime sette partite) completa l'opera chiudendo la gara con un 13/14 dalla lunetta.
Cleveland: Irving 35 (11/17, 2/5, 7/7 tl), Waiters 16, Miles 11, Gee e Zeller 10. Rimbalzi: Thompson 13. Assist: Irving 7.
New Orleans: Roberts 17 (4/4, 3/4), Lopez 15, Vasquez 13, Smith e Davis 12, Rivers 11. Rimbalzi: Lopez 10. Assist: Vasquez 8.

Atlanta Hawks–Miami Heat 90-103
Con un quarto periodo da 40 punti a 17, il più prolifico in questa era dei Big Three, Miami ribalta il -10 con cui era entrata nell'ultimo quarto e conquista ad Atlanta l'ottavo successo consecutivo. Reduce da sette partite di fila sopra i 30 punti e con almeno il 58% al tiro, stavolta LeBron James orienta la partita in maniera diversa: 13 dei 14 canestri Heat in quel quarto periodo sono assistiti, e 8 di quegli assist sono del Prescelto. Lui e Wade, trascinanti con 7 recuperi in coppia e con la capacità di conquistare viaggi in lunetta, innescano il decisivo contributo dalla panchina di Allen e Battier, 32 punti in coppia per mascherare il 2/10 di Bosh e l'assenza di Miller (orecchio). È con la difesa che Miami soffoca gli Hawks, reduci da tre successi in quattro gare, sfidandoli al tiro da fuori e costringendoli a 19 palle perse, 15 del trio composto da Horford, Teague e Smith, gli ultimi due anche protagonisti di uno 0/9 da tre: tolto il 7/10 di Korver e Stevenson, il resto di Atlanta fa 0/16 da oltre l'arco in una giornata pur positiva da due (29/46). Sono appunto le perse e gli errori da tre a frenare Smith, che aveva 24,5 punti e 10 rimbalzi di media col 58,2% al tiro nelle ultime quattro partite e, nonostante gli errori, anche stavolta comunque a un rimbalzo e un assist dalla tripla doppia in quella che potrebbe essere stata la sua ultima gara ad Atlanta prima di essere scambiato. Due triple di Battier, nella serata da 5/8 da oltre l'arco, e 5 punti di Allen azzerano con il 13-0 heat di inizio quarto periodo il +10 Hawks. Ancora in equilibrio sul 77-78 a 7'43'' dalla fine, due triple ancora di Allen e Battier danno il primo allungo sul +7 ospite poco dopo la metà del quarto periodo. Quanto Atlanta torna a -4, Miami costruisce infine su due perse di Smith e due errori da tre di Teague il 10-0, orchestrato da Wade e James, per la fuga definitiva sull'84-98 a 2'14'' dal termine.
Atlanta: Horford 27 (12/15, 3/4 tl), Korver 12, Smith e Johnson 10. Rimbalzi: Smith e Horford 9. Assist: Smith 9.
Miami: James 24 (7/11, 1/4, 7/8 tl), Wade 20, Battier 17, Allen 15, Chalmers 14. Rimbalzi: James e Bosh 6. Assist: James 11.

Milwaukee Bucks–Brooklyn Nets 94-97
Sono gli errori, più dei canestri, a decidere la seconda vittoria in 24 ore dei Nets sui Bucks, anche invertendo il campo: esaurito l'effetto Boylan, per Milwaukee è l'ottava sconfitta in dieci partite. Eroe il giorno prima con i due canestri decisivi, stavolta Joe Johnson si ferma a 3/14 con 5 triple sbagliate, e 3/13 da Lopez, così Brooklyn si aggrappa alla qualità dalla panchina di Blatche e soprattutto di un vivace Watson (7/11 al tiro con tre triple, tre recuperi e 6 assist). E' anche gradie al suo lavoro che gli ospiti mascherano la giornata da 40% al tiro conquistando più possessi approfittando delle 10 perse in coppia di un Jennings ispiratissimo (31 punti e 11 assist con 12/18 al tiro, 30 punti di media col 56% da tre nelle ultime sei gare coi Nets) e un Ellis molto meno (5/15 e gli errori decisivi nel finale). Sull'81 pari a metà quarto periodo, Milwaukee segna solo una volta in dieci attacchi, incassando il 13-2 di Brooklyn chiuso da Deron Williams con la tripla dell'83-94 a 1'50'' dal termine. Qui due errori del play e uno di Johnson danno spago al 9-0, acceso dall'energia di Sanders e completato in entrata da Jennings, che riporta i Bucks sul 92-94 a 33'' dal termine. A 4 secondi dalla fine sul +2 ancora Williams ha i due liberi per chiudere i giochi, ma segna solo il primo per il +3 e sulla rimessa, pur lamentando un flop, manda in lunetta Monta Ellis per i tre liberi che potrebbero valere il supplementare. Ma la guardia di Milwaukee a sua volta li sbaglia tutti e tre e finisce così. Brooklyn consolida il quarto posto a Est a una vittoria di distanza da New York seconda, i Bucks scendono sotto il .500 ma restano ottavi con un margine di sicurezza su Philadelphia nona.
Milwaukee: Jennings 31 (8/12, 4/6, 3/3 tl), Ellis 14, Ilyasova e Sanders 12, Dunleavy 10. Rimbalzi: Sanders 13. Assist: Jennings 11.
Brooklyn: Williams 23 (4/9, 3/7, 6/7 tl), Watson 17, Blatche 12. Rimbalzi: Blatche 12. Assist: Williams 8.

Houston Rockets–Oklahoma City Thunder 122-119
Al terzo tentativo, James Harden completa la vendetta dell'ex contro Oklahoma City che lo aveva scambiato subito prima dell'inizio della stagione: per i Thunder è la terza sconfitta consecutiva dopo quelle a Salt Lake City e con Miami, con ben 113,7 punti subìti di media in queste tre gare. Dopo aver perso i primi due precedenti e pochi giorni dopo la rimpatriata dell'All Star Game, in cui aveva ritrovato da compagni Westbrook e Durant, stavolta “The Beard” infila contro la sua ex squadra il massimo in carriera di 46 punti con 7 triple (su 8!) in un'incredibile serata anche da 8 rimbalzi e 6 assist. Quando la partita pare ormai persa, sotto 93-107 a 7' dalla fine, è sua la firma sul break di 22-4 che ribalta l'incontro: gli ultimi 27 punti dei Rockets sono suoi e di un Jeremy Lin, anche lui super, da 29 punti con 9/17 da due e 3/5 da tre in 42', innescati da Parsons. Oklahoma City, senza Perkins per una distorsione al ginocchio, si regge sul massimo in carriera di 28 punti e sei triple di Sefolosha ma la seconda tripla doppia in carriera di Kevin Durant coincide anche con la sua seconda peggior prestazione stagionale per punti segnati (16, con 4/13) chiudendo anche con 12 perse in coppia con Westbrook sulle 22 di squadra su cui i Rockets costruiscono la loro solita partita da corrida. Ancora sotto 97-109 a metà quarto periodo, Houston costruisce il 9-0 della rimonta su tre perse in fila di Durant, una di Westbrook e gli errori al tiro di Sefolosha, Ibaka e ancora Durant, fino al rientro 106-109 a 3'38'' dal termine. Westbrook e Durant continuano a sparare a salve, i Thunder fino a 30'' dalla fine muoveranno il tabellone solo dalla lunetta, imbarcando un break di 22-4 in 5'30'': nel frattempo una tripla di Harden pareggia a quota 111 e due di Lin sugli spazi creati dagli 'uno contro uno' del “Barba” danno il +3 a 106'' dal termine e il 119-113 a 49'' dalla fine. Una tripla di Westbrook ricuce a -3 a 26'' dal termine e Durant a 12'' dalla fine avrebbe tra le mani anche il tiro del pari ma lo sbaglia con la mano di Harden in faccia, prima che a 6'' dalla fine sia proprio Harden a chiudere i giochi dalla lunetta, consumando la vendetta dell'ex. A margine della partita, i Rockets hanno mandato Patterson, Aldrich e Douglas a Sacramento e Morris a Phoenix in cambio di Thomas Robinson, Garcia e Honeycutt.
Houston: Harden 46 (7/11, 7/8, 11/12 tl), Lin 29, Parsons 17. Rimbalzi: Asik 10. Assist: Lin 8.
Oklahoma City: Sefolosha 28 (5/6, 6/10), Westbrook 28 (5/15, 3/5, 9/10 tl), Durant e Ibaka 16, Martin 15. Rimbalzi: Durant 12. Assist: Durant 11.

Minnesota Timberwolves–Philadelphia 76ers 94-87
Dopo aver perso 16 delle 19 partite precedenti, Minnesota riparte dalla prestazione rocciosa in area di Pekovic, dal ritorno di Kirilenko dopo cinque gare di assenza e dal positivo incrocio di calendario che le offriva i Sixers: ancora senza Thaddeus Young (tendine), Phila trova la quarta sconfitta in cinque partite e la settima di fila in trasferta (12,6 punti di scarto medio), dove ha perso 15 delle ultime 17 gare e 17 delle 23 partite stagionali. E' la partita dei grandi assenti, su tutti Love e Bynum, da 40% al tiro per i Wolves e 38,3% per i Sixers, che si regge sulla valanga di falli (53) e tiri liberi (76) e sulla loro distribuzione. Fanno 27 viaggi in lunetta in coppia Pekovic (anche 7 rimbalzi d'attacco) e Rubio, che trova ai liberi 9 dei suoi 11 punti, in una giornata in cui aveva fatto 1/4 dal campo con 6 perse, oltre a 6 assist, 6 rimbalzi e 3 recuperi. Pescando anche 17 punti e 8 rimbalzi da Derrick Williams, reduce dal massimo stagionale del 24+16 prima dell'All Star Game e possibile pedina di scambio sul mercato, Minnesota ha solo 4/16 da Shved e Barea dalla panchina ma non è un problema: scappa via subito ed è a +19 a metà secondo quarto. I Wolves sono ancora a +17 quando a metà di un terzo quarto da 14 punti segnati, Turner guida il 10-0 di Philadelphia (riaccesa dalle riserve Kwame Brown e Damien Wilkins) per tornare fino a -7 prima del quarto periodo. I Sixers tornano fino al -4 con Hawes entrando negli ultimi due minuti, ma qui un errore e una persa del lungo, e un errore anche di Lavoy Allen sono puniti dai tiri liberi di Rubio, che dalla lunetta a 24'' dal termine infila il +6 della staffa.
Minnesota: Pekovic 27 (9/16, 9/15 tl), Williams 17, Kirilenko 15, Rubio 11. Rimbalzi: Pekovic 18. Assist: Rubio 6.
Philadelphia: Turner 17 (6/16, 5/6 tl), Holiday 16, Wilkins 13, Wright 10. Rimbalzi: Hawes 8. Assist: Holiday 5.

Dallas Mavericks–Orlando Magic 111-96
La quarta vittoria nelle ultime cinque partite tiene accesa per Dallas la speranza playoff, comunque ancora lontani quattro vittorie e mezzo. Aiuta la sfida a Orlando, alla sconfitta numero 26 nelle ultime 29 partite, striscia coincisa oltre che con infortuni e assenze anche con la caduta della consistenza difensiva di inizio stagione (104,4 punti subiti di media nella serie). Se Nowitzki (4/13) si prende una serata da specialista a rimbalzo alla nona gara di fila senza Kaman, Vince Carter è l'anima dei texani, al massimo stagionale di assist e spina dorsale del break decisivo. A metà quarto periodo infatti i Magic, nonostante la giornata da 3/12 di Redick e da 2/9 di Nelson (6 punti), sono ancora attaccanti al match, condotto fino a pochi minuti prima, sul 94-90 per i Mavs. Qui Carter mette il turbo, segnando una tripla (chiuderà con quattro, e tre ne aggiunge Mayo) e mandando due volte a canestro Wright. Marion aggiunge una tripla e un sottomano, poi ancora Wright e un buon Mike James infieriscono sugli errori di Nelson, Afflalo e Nicholson che fanno perdere ai Magic il contatto con la partita: il totale fa un 17-0 in cinque minuti che vale il 111-90 della fuga prima di entrare nell'ultimo minuto.
Dallas: Marion 17 (6/9, 1/2, 2/2 tl), Brand 17 (6/9, 5/7 tl), Carter 14, Nowitzki e James 12. Rimbalzi: Nowiztki 9. Assist: Collison 9.
Orlando: Afflalo 21 (7/11, 1/4, 4/4 tl), Harkless 20, Vucevic 16, Redick e Nicholson 10. Rimbalzi: Vucevic 13. Assist: Afflalo e Nelson 7.

Howard, 24 punti, in duello con Garnett. Afp
Howard, 24 punti, in duello con Garnett. Afp

Los Angeles Lakers–Boston Celtics 113-99
“Uno dei motivi principali per cui ho comprato i Lakers è per battere i Celtics”. Parole di Jerry Buss, il proprietario dei californiani morto lunedì a 80 anni. Con le iniziali JB cucite sulla maglia, non c'è modo migliore per i gialloviola per onorarne la memoria che battere la rivale storica Boston, nella sfida tra le due squadre che si sono spartite metà dei 66 titoli Nba. Con questo background, la grande classica non esce appannata neppure dalla stagione disastrata per entrambe, coi Celtics alla seconda sconfitta per iniziare il giro di cinque trasferte a Ovest, senza Rondo, Sullinger e Barbosa fino a fine stagione e un occhio al mercato, ma pur sempre settimi a Est. La vittoria numero 9 in 13 gare invece avvicina solo in parte i Lakers alla zona playoff, con l'ottavo posto di Houston ancora lontano tre vittorie e mezzo. Dwight Howard, 12 rimbalzi d'attacco in coppia con Clark, controlla i tabelloni e guida i sette giocatori in doppia cifra dei losangeleni, che hanno anche un Nash chirurgico - che supera Magic Johnson negli assist diventando il 4° di ogni epoca con 10.144 - e un Bryant da 5/15 con 0/4 da tre punti, ma naturalmente ancora senza Pau Gasol. Boston ha qualità da Lee e quantità da Pierce, ma comunque troppo poco: i Lakers scappano con un 14-2 a metà di un primo quarto che prima della fine li vede già oltre la doppia cifra di margine. Proprio con Pierce i Celtics tornano al massimo a -5 prima del riposo, poi un 10-0 con Kobe e Nash a creare dal palleggio firma l'allungo decisivo casalingo sul 75-57 dopo quattro minuti dall'inizio della ripresa, esteso con Jamison e Meeks fino al 102-80 a 8'23'' dalla fine.
LA Lakers: Howard 24 (10/13, 4/8 tl), Bryant 16. Rimbalzi: Clark 16. Assist: Nash e Bryant 7.
Boston: Pierce 26 (5/10, 4/7, 4/6 tl), Lee 20. Rimbalzi: Green 7. Assist: Pierce 5.

Golden State Warriors–Phoenix Suns 108-98
Serve Phoenix, peggiore squadra a Ovest e tra le peggiori della lega in trasferta con 18 sconfitte in 24 gare fuori casa, per riaccendere Golden State. I Warriors, che non vincevano dal 2 febbraio scorso proprio contro i Suns, riescono a interrompere una serie negativa che aveva toccato le sei sconfitte consecutive. Lo fanno innanzi tutto riportando entro limiti accettabili, anche per i limiti avversari (solo una volta oltre i 100 punti nelle ultime 13 gare), il totale dei punti subiti: erano 117,5 di media durante la striscia perdente. Il resto lo fa la partita di quantità di Thompson, 28 punti e 8 rimbalzi, di qualità di Jack, 21 punti con 3/4 da tre, e da leader di Curry, che senza strafare guida i californiani quando serve nel finale per condurre in porto il match. Solo loro tre, sul perimetro, portano a casa 69 punti, e se si aggiunge Lee sono quattro i Warriors che chiudono con almeno 19 punti segnati. Appena interrotta a Portland una serie di sei sconfitte in sette partite, Phoenix gioca una gara sempre all'inseguimento, ma a 10' dalla fine è sempre lì sul 95-92 con una tripla di Beasley e a 4' dal termine è ancora a contatto sul 94-90 con O'Neal. Qui cinque punti in fila di Curry aprono il break di 7-0 che stende i Suns, a cui Jack aggiunge la tripla tagliagambe del 104-92 a 1'45'' dalla fine, per il successo che rimette in moto Golden State.
Golden State: Thompson 28 (6/10, 4/8, 4/4 tl), Jack 21, Curry 20, Lee 19. Rimbalzi: Lee e Bogut 11. Assist: Curry 11.
Phoenix: Dragic 20 (5/10, 3/5, 1/2 tl), O'Neal 17, Dudley 15, Scola 14. Rimbalzi: O'Neal 12. Assist: Dragic 10.

Jerryd Bayless, di Memphis, marcato da Andrea Bargnani. Reuters
Jerryd Bayless, di Memphis, marcato da Andrea Bargnani. Reuters

Toronto Raptors-Memphis Grizzlies 82-88
(Simone Sandri) La striscia di successi consecutivi per i Raptors (22-33) si ferma a quota cinque e arriva al capolinea contro i Grizzlies (35-18). Toronto soffre la fisicità di Memphis e va ko al termine di una gara decisamente intensa nella quale l’atteso ex di turno Rudy Gay non riesce a incidere. Salvo una clamorosa quanto inaspettata offerta, Toronto nella giornata di giovedì (la trade deadline e’ fissata per le 15 di New York) non cederà Andrea Bargnani che chiude la sfida con i Grizzlies con un poco edificante zero nella casella punti a referto. Le due squadre partono con il freno a mano tirato e il pubblico del Air Canada Center deve aspettare più di tre minuti per vedere i primi punti sul tabellone. Memphis fallisce le sue prime otto conclusioni dal campo ma non paga dazio perché anche Toronto fa confusione. A metà primo quarto il punteggio e’ ancora fissato sul 4-4, gli ospiti però provano a cambiare marcia con Mike Conley e Tony Allen e arrivano al +7. I Grizzlies giocano decisamente meglio in apertura di secondo quarto, toccano il vantaggio di doppia cifra e provano a piazzare lo sprint. Zach Randolph domina la zona pitturata e Memphis va al riposo avanti 43-32 al termine di un primo tempo sicuramente non indimenticabile. Dopo aver litigato con il canestro nei primi due quarti, i padroni di casa tornano sul parquet nella ripresa con un altro spirito e gli guadagnano gli applausi del pubblico canadese. Un parziale di 8-1 permette ai Raptors di rientrare in partita a metà del terzo quarto, Rudy Gay continua a balbettare in attacco ma nelle battute finali del terzo periodo si scalda Alan Anderson che diventa incandescente nell’ultima frazione. Gli ospiti vorrebbero mettere al sicuro il risultato nei primi minuti del quarto periodo ma l’ex Virtus Bologna ha altri progetti. L’attacco di Memphis incappa in un passaggio a vuoto e resta a secco per più di quattro minuti, Anderson, che firma 15 dei suoi 19 punti nell’ultimo quarto, così con la sua produzione dal perimetro riavvicina Toronto. I Raptors pareggiano i conti (77-77) con il canestro di Amir Johnson a 4’09’’ dalla sirena, Randolph e Conley però riportano subito Memphis al +6. Non basta nemmeno la splendida giocata da quattro punti (tripla più fallo) di Lowry a 20’’ dalla fine, gli ospiti, infatti, mettono al sicuro il risultato dalla lunetta nei secondi finali.
Toronto: BARGNANI 0 (0/3, 0/1) con 2 rimbalzi, 1 recupero e 1 stoppata in 22’. Anderson 19 (2/2, 4/5), Johnson 16. Rimbalzi: Gay 9. Assist: DeRozan 5.
Memphis: Randolph, Conley 17. Rimbalzi: Randolph 18. Assist: Conley 6.

Giuseppe Nigro
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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