Miami, 20 vittorie e non sentirle
Indiana stacca New York

In Nba è la notte del 20° successo consecutivo di Miami, col fiatone nel finale a Phila, mentre Indiana alle sue spalle batte Minnesota e stacca New York per il secondo posto a Est, mentre più dietro Boston e Atlanta riprendono Chicago al quinto posto. Gli Hawks vincono la partita più importante della notte, perché fermano il gran periodo dei Lakers, che nell'ultima azione vedono anche andare ko Kobe Bryant (distorsione): Utah, sconfitta dai Thunder che tornano a un successo di distanza dagli Spurs, resta dietro ai gialloviola. Ma Houston, pure tenuta a distanza da Golden State (a segno con Detroit), dilagando su Phoenix mantiene due vittorie di vantaggio sul 9° posto dei Jazz. A Ovest però la squadra del momento è una super Memphis (14 successi nelle ultime 15 gare), che va a vincere lo spareggio per il terzo posto nella Western Conference in casa dei Clippers, che ora devono guardarsi anche da Denver arrivata a una lunghezza di distanza.

LeBron James (6) esulta insieme a Ray Allen (34). Reuters

Boston Celtics – Toronto Raptors 112-88
La notte delle pietre miliari raggiunte da Pierce e Garnett rilancia Boston (35-29) al quinto posto a Est, raggiungendo Chicago. I Celtics ripartono dopo la peggior sconfitta stagionale, il -26 a Charlotte, superando d'autorità di Raptors (25-40) alla prima partita dopo l'annuncio della fine anticipata della stagione di Andrea Bargnani per l'infortunio al gomito destro. E' nel secondo quarto che Garnett segna il canestro che gli permette di superare al 15° posto tra i migliori realizzatori Nba ogni epoca i 25192 punti di Jerry West, e nel terzo quarto anche Paul Pierce supera al 20° posto i 23757 di Charles Barkley, davanti all'ovazione del TD Garden. Doc Rivers, che a Charlotte aveva lasciato a riposo Pierce, può comunque permettersi di dosarli entrambi, rispettivamente 20' e 24' in campo. Boston manda sette uomini in doppia cifra in una partita in cui i Raptors, frenati dal 3/13 da tre punti, hanno un solo sussulto quando, sul -13 a inizio ripresa, sparano un 9-0 per tornare al -4 firmato da un terzo quarto da 12 punti per DeRozan, terzo quarto durante il quale viene peraltro espulso l'ex Telfair per doppio fallo tecnico. Quando Toronto si è riavvicinata, Pierce ha avviato e Bradley proseguito un break di 14-4, diventato 21-6, con cui i Celtics sono entrati nel quarto periodo avanti 81-62. E' solo a gara conclusa, con 8 punti nel quarto periodo, che Rudy Gay migliora i suoi numeri in una serata non brillante.
Boston: Green 20 (6/12, 1/2, 5/5 tl), Pierce 15, Garnett Crawford e Terry 12, Bass e Lee 11. Rimbalzi: Garnett 7. Assist: Terry 7.
Toronto: Gay 19 (7/18, 0/1, 5/5 tl), DeRozan 17, Ross 13. Rimbalzi: Gay e Valanciunas 7. Assist: Gay 4.

Philadelphia 76ers – Miami Heat 94-98
Arriva col batticuore a Philadelphia (24-40) il 20° successo di fila che permette a Miami (49-14) di eguagliare i Bucks 1970/71 con la terza striscia vincente più lunga di sempre in Nba: meglio hanno fatto solo i Rockets 2007/08 (22) e i Lakers 1971/72 (33). LeBron James chiude da top scorer la solita prestazione completa ma i suoi errori nel finale rischiano di rimettere in discussione un risultato blindato poi da Dwyane Wade. Dopo un secondo quarto spettacolo a suon di schiacciate per alimentare coi canestri di Battier il 51-39 al riposo, gli errori di LeBron condizionano gli Heat quando a 7'22'' la gara sembra ben incanalata sul 73-82. James e Wade perdono un paio di palloni, Battier e due volte ancora James sbagliano al tiro, così i Sixers infilano un break di 12-0 aperto da una tripla e un contropiede di Wright (buon impatto dalla panchina), proseguito da un jumper di Hawes, una tripla di Holiday (saranno tre in tutto, anche 3 recuperi e una mano a Thaddeus Young a rimbalzo) e un contropiede di Turner per l'85-82 casalingo a 4'37'' dalla fine. La gara è punto a punto fino al 91 pari con la schiacciata a 1'20'' dalla fine di un Holiday da 10 punti nel quarto periodo, ma Phila perde contatto con una sua persa, un errore di Hawes e due rimbalzi d'attacco lasciati a Miami quando in campo c'è Wilkins al posto di Hawes. Gli Heat rischiano di non approfittarne perché qui torna a sbagliare LeBron, due volte da sotto, prima in sottomano poi sul rimbalzo d'attacco, ma è vigile Wade che corregge con il tap-in che vale il +3, esteso poi dalla lunetta sul 91-96 a 2'' dalla fine. Wright prova a tenere vivi i Sixers con una tripla ma due liberi di James mettono in sicurezza il successo. LeBron chiude anche con 1/ 4 da tre, e insieme allo 0/5 di Chalmers contribuisce al 5/20 da tre degli Heat. Pur reduce da 12 sconfitte nelle ultime 14 partite, Phila esce a testa alta.
Philadelphia: T.Young 24 (11/20, 2/2 tl), Holiday 21, Turner 15, Wright 13. Rimbalzi: T.Young 15. Assist: Holiday 7.
Miami: James 27 (8/15, 1/4, 10/12 tl), Wade 21, Allen 12, Bosh e Andersen 10. Rimbalzi: Wade 8. Assist: James 8.

Washington Wizards – Milwaukee Bucks 106-93
Il miglior momento della stagione di John Wall e il momento di flessione di Brandon Jennings sono le due facce del ritorno al successo di Washington (21-42), che costa la seconda sconfitta di fila a Milwaukee (32-31), ormai lontana due successi e mezzo da Chicago, Boston e Atlanta. Il play trascina i Wizards con una giornata da 23 punti e 10 rimbalzi, la terza tripla della sua stagione, e anche 4 recuperi e 6 rimbalzi: nelle ultime due partite ha 25 punti e 12 assist di media. Al suo fianco un efficace Temple (al di là del 6/7 con 4 assist) non fa sentire la contemporanea assenza di Beal e Price contro uno dei backcourt più forti in Nba, anche se la spinta arriva pure dalle triple di Webster: 4/7, e nelle ultime tre partite viaggia a 19 punti di media con 13/26 da oltre l'arco. Altre tre triple nell'8/16 di squadra arrivano anche da un Ariza dolorante al ginocchio, vanificando il bel periodo di forma di Ellis e la doppia doppia di Ilyasova. Ma è Jennings il termometro dei Bucks, quando non si esalta è quasi sempre sinonimo di sconfitta: chiude con 10 assist ma soli 8 punti, e fa un totale di 12 punti con 5/15 al tiro in 24 ore. Insieme a Dunleavy fa 0/6 da tre, e sommandosi all'assenza di Mbah-a-Moute toglie risorse importanti a Milwaukee. Che pure era entrata sul 75-78 nel quarto periodo. Qui però con 9 punti in 6' di un Booker molto attivo sotto i tabelloni accanto a Nenè, e tenendo gli ospiti senza canestri dal campo per tre minuti, Washington costruisce il 18-6 della fuga 93-84 poco prima di metà quarto periodo, esteso fino a +15 nel finale tenendo i Bucks (espulso Sanders per doppio fallo tecnico) a soli 10 punti nei primi 9' dell'ultimo quarto.
Washington: Wall 23 (9/17, 1/2, 2/3 tl), Webster 20, Ariza 14 Nenè Temple e Booker 13. Rimbalzi: Nenè 13. Assist: Wall 10.
Milwaukee: Ellis 26 (11/17, 1/2, 1/1 tl), Ilyasova 21, Sanders 17, Redick 16. Rimbalzi: Ilyasova 12. Assist: Jennings 10.

Indiana Pacers – Minnesota Timberwolves 107-91
Indiana (40-24) stacca New York per il secondo posto a Est avvantaggiandosi dell'incrocio contro Minnesota (22-40), reduce dall'impresa contro San Antonio. Roy Hibbert vive una serata di onnipotenza sotto i tabelloni, non solo per la perdurante assenza dell'intero frontcourt dei Wolves (Kirilenko-Love-Pekovic) ma anche per una gara di particolare ispirazione, chiusa con 4 stoppate, 9 rimbalzi d'attacco e il massimo stagionale di 27 punti con 15 tiri, offrendo molte seconde opportunità di tiro ai Pacers. La squadra di Vogel come sempre distribuisce qualità, pescandone anche da Hill e dal “solito” West, godendosi il 4/6 da tre di George e i 12 punti dalla panchina del rookie in ascesa Orlando Johnson. Vista la situazione, i 50 punti in area dei Pacers contro Stiemsma, Cunningham e Williams sono una logica conseguenza. Stridono col 43.8% al tiro finale degli ospiti, che hanno un Rubio troppo solo. Reduce dalla prima tripla doppia in carriera, lo spagnolo segna (21 punti) e prova a far segnare (10 assist), morde in difesa (3 recuperi), infila perfino due triple e dà una mano con 6 rimbalzi. Ma intorno a lui il trio di compagni di reparto Ridnour-Shved-Barea con cui aveva costruito il successo su San Antonio stavolta si ferma a un 3/13 totale da tre punti, e in particolare Shved e Barea portano dalla panca solo 12 punti con 4/17 al tiro. Indiana allunga con un 8-0 per andare 62-54 al riposo, ma è al ritorno in campo che scappa fino all'82-66 a due minuti dalla fine del terzo quarto, costruendo un 9-0 in quattro minuti in cui ha tenuto Minnesota senza segnare. Da ricordare le assenze “storiche” di Budinger e Roy da una parte e di Granger dall'altra. Prima di questo successo, i Pacers avevano perso due delle ultime tre partite e tre delle ultime sei.
Indiana: Hibbert 27 (10/15, 7/8 tl), George 17, Hill 16, West 13, Johnson 12. Rimbalzi: Hibbert 12. Assist: Hill 6.
Minnesota: Rubio 21 (4/9, 2/3, 7/8 tl), Ridnour 17, Stiemsma 13, Cunningham 12, Williams 10. Rimbalzi: Stiemsma 9. Assist: Rubio 10.

Atlanta Hawks-Los Angeles Lakers 96-92
Il danno e la beffa. I Lakers (34-32) incassano ad Atlanta (35-29) la prima sconfitta dopo 4 successi di fila, ma soprattutto rischiano di perdere Kobe Bryant a lungo per una distorsione alla caviglia sinistra che la stella più luminosa del firmamento gialloviola rimedia a 3” dalla fine. Gli Hawks, privi di Teague, Smith e Pachulia, tornano a vincere dopo tre sconfitte di fila, tenendo gli avversari al 39,1% dal campo e vincendo 52-45 la sfida a rimbalzo, con 6 uomini che chiudono in doppia cifra. I Lakers, alla seconda partita in due giorni, faticano a trovare il ritmo in attacco, mettono appena 36 dei 92 tiri tentati (Kobe ne sbaglia 22 su 33) con Bryant, Nash e World Peace che insieme tirano 24/66. Atlanta è avanti 55-43 all’intervallo, dopo aver toccato anche il +13 (52-39 a 2’09” dal riposo) e limitato Kobe a 3 punti e 1/8 al tiro. Ma la stella dei Lakers si scatena nel terzo periodo, in cui firma 20 punti e praticamente da solo riporta gli ospiti da -14 alla parità sul 74 a 45” dalla fine del periodo. C’è equilibrio nell’ultimo quarto, ma l’inerzia della gara è sempre dalla parte di Atlanta: Johnson firma il 92-87 a 33” dalla fine, Kobe a 18” dalla sirena firma il 93-92 ma Korver dalla lunetta riporta gli Hawks a +2. I Lakers affidano la palla a Bryant per l’ultimo possesso, ma il Black Mamba deraglia e esce dolorante. Quanto peserà sulle ambizioni playoff dei Lakers resta da scoprire.
Atlanta: Harris 17 (5/9, 1/6, 4/8 tl), Korver 15, Horford 14. Rimbalzi: Horford 14. Assist: Harris 7.
L.A. Lakers: Bryant 31 (9/25, 2/8, 7/8 tl), World Peace 20, Nash 11. Rimbalzi: Howard 16. Assist: Nash 7.

Houston Rockets – Phoenix Suns 111-81
E' l'ex trevigiano Donatas Motiejunas l'mvp del largo successo di Houston (35-30) su Phoenix (22-43), che con questo k.o. torna all'ultimo posto a Ovest in condominio con New Orleans. Tra appoggi da sotto, triple dall'angolo e anche passaggi dietro la schiena, il rookie lituano chiude col massimo in carriera di 19 punti, migliore dei cinque Rockets in doppia cifra. La partita gira con un break di 20-2 dei texani a metà secondo quarto costruito sulle specialità della casa, triple e penetrazioni che fruttano mille viaggi in lunetta (30 tiri liberi tentati alla fine, contro i 10 ospiti). Ancora senza O'Neal vicino alla figlia ricoverata, e privi di Gortat fino a fine stagione, dopo il 58-45 al riposo i Suns alzano bandiera bianca con un misero secondo tempo da 36 punti. Era anche la partita dei tanti ex: Luis Scola è stato accolto da un'ovazione e un video-tributo, chiudendo con 4 punti (2/5) e 4 rimbalzi, ma era a Houston fino all'anno scorso anche Dragic (11 punti e 4 assist) e fino a poche settimane fa anche Marcus Morris (5 punti). Dall'altra parte prima apparizione in campo per Aaron Brooks, tagliato il 1° marzo da Sacramento e appena tornato ai Rockets, che aveva lasciato per andare proprio a Phoenix.
Houston: Motiejunas 19 (5/8, 2/4, 3/4 tl), Harden 18, Asik 14, Lin 13, Robinson 12, Parsons 11. Rimbalzi: Smith 12. Assist: Lin 6.
Phoenix: Johnson 15 (6/11, 1/2), Dragic 11, Beasley e Marshall 10. Rimbalzi: tre con 5. Assist: Marshall 6.

Los Angeles Clippers-Memphis Grizzlies 85-96
A ritmo infernale. Con una super difesa e una bella prova di squadra, Memphis (44-19) passa in casa dei Clippers (45-21) centrando la 14ª vittoria nelle ultime 15 partite. I Grizzlies sono attenti, concreti e sanno sempre a chi affidarsi nei momenti difficili, con Marc Gasol alla sesta gara sopra quota 20 punti nelle ultime 8 esibizioni, Tayshaun Prince (tagliato il traguardo dei 10.000 punti in carriera) che ha portato l’esperienza che serviva e Mike Conley (terza doppia doppia nelle ultime 4 gare) direttore d’orchestra sopraffino. Memphis chiude col 54% dal campo e 6/12 da tre, ma è in difesa, nella ripresa, che vince la partita: gli uomini di Lionel Hollins concedono ai Clippers appena 33 punti e il 34,3% al tiro, con la coppia Chris Paul-Blake Griffin, quasi letale nel primo tempo (33 dei 54 punti dei Clippers e 11/15 al tiro), anestetizzata a 14 punti e 4/12 dal campo. Si gioca punto a punto nel primo tempo, con Prince che prova a lanciare i Grizzlies con 12 punti nel primo quarto e Paul (4° di sempre a tagliare il traguardo dei 10.000 punti e 5.000 assist in carriera prima dei 28 anni) che ne mette 14 solo nel secondo, chiuso però da Memphis avanti 54-52. La difesa ospite sale in cattedra nella ripresa e Marc Gasol apre il primo tentativo di fuga con 11 punti nel terzo periodo, ma dopo aver toccato il 74-63 a 3’08” dalla terza sirena i Grizzlies concedono ai Clippers di rientrare fino al 81-78 firmato da Billups a 7’19” dalla fine. Memphis però torna a difendere in modo impeccabile, e con Randolph e Prince si rimette al sicuro (94-83 a 2’31” dalla fine).
L.A. Clippers: Paul 24 (6/9, 1/3, 9/9 tl), Griffin 22, Barnes 14. Rimbalzi: Odom 8. Assist: Paul 9.
Memphis: Gasol 21 (10/14, 1/2 tl), Prince 18, Conley 17. Rimbalzi: Randolph 8. Assist: Conley 11.

Oklahoma City Thunder-Utah Jazz 110-87
Il riscatto. Dopo essersi schiantati lunedì sera contro San Antonio nel duello tra le potenze della Western Conference, i Thunder (48-17) riprendono la marcia infliggendo a Utah (33-32) l’ottava sconfitta nelle ultime 10 partite. “Per noi vincere in questo modo dopo una brutta sconfitta è davvero importante - ha detto Kevin Durant -. Volevamo mandare un messaggio e l’abbiamo fatto”. Oklahoma City ha chiuso col 53,6% dal campo, dominato 48-35 a rimbalzo e tenuto i Jazz al 35% dal campo (i titolari sono stati tenuti a 26 punti e 9/35 al tiro). E’ stato un dominio nonostante le difficoltà iniziali di Durant, che ha perso ben 6 palloni nel primo tempo in cui ha prodotto appena 8 punti. Ma è stato Westbrook a prendere per mano i Thunder, portandoli sul 29-19 della prima sirena e guidandoli fino al 50-28 del riposo, con i Jazz capaci di mettere insieme appena 9 punti nel secondo quarto (3/24 dal campo). Durant ha ritrovato se stesso nel terzo quarto, in cui ha segnato 15 punti e chiuso definitivamente il discorso (79-56 Oklahoma), con le riserve che hanno potuto mettersi in mostra nei 12’ conclusivi.
Oklahoma City: Durant 23 (6/11, 1/2, 8/9 tl), Westbrook 19, Martin 15. Rimbalzi: Durant 10. Assist: Westbrook 9
Utah: Hayward 20 (5/8, 1/6, 7/8 tl), Kanter 12, Watson 9. Rimbalzi: Millsap 7, Jefferson 7. Assist: Watson 6.

Golden State Warriors-Detroit Pistons 105-97
Avanti verso i playoff. Trascinati da Stephen Curry e David Lee, i Warriors (37-29) infliggono a Detroit (23-44) la settima sconfitta di fila e si godono il sesto posto a Ovest con una gara e mezzo di vantaggio su Houston, piazzamento che restituirebbe agli uomini di Mark Jackson la postseason che alla franchigia della Baia mancano dal 2007. Curry ci ha messo 31 punti e 8 assist, Lee la sua 44ª doppia doppia stagionale (nessuno in Nba ha fatto meglio) e Golden State contro i Pistons ha tirato col 56,9% dal campo. Ma vincere non è stato facile: i padroni di casa partono meglio e chiudono i primi 12’ avanti 28-20 tirando col 57%, ma Detroit non si arrende e nel secondo quarto torna in partita, sorpassa con Singler sul 44-43 a 3’55” dal riposo ma si fa riacciuffare prima dell’intervallo da una tripla di Curry, che chiude il primo tempo sul 50-50. Golden State imbastisce un’altra fuga e tocca con Barnes il 78-66 a 1’56” dalla fine del terzo periodo, ma i Pistons ancora non alzano bandiera bianca e vengono riportati da Middleton sotto 80-77 a 10’41”. I Warriors però hanno ancora energie, e grazie ai soliti Lee e Curry (col contributo di Jack) imbastiscono la fuga buona che permette loro di gestire 10 punti di vantaggio negli ultimi 3’19”. Per Detroit è un divario troppo grande da colmare.
Golden State: Curry 31 (6/10, 5/7, 4/4 tl), Lee 20, Jack 19. Rimbalzi: Lee 15. Assist: Curry 8.Detroit: Stuckey 22 (7/14, 1/4, 5/6 tl), Singler 17, Bynum 16. Rimbalzi: Maxiell 14. Assist: Calderon 6.