Nba, Woodson sulla crisi Knicks: "Le ultime partite sono state un incubo"

L'infortunio subìto da Tyson Chandler a Denver. LaPresse

La sconfitta di New York in casa dei Clippers non è stata preoccupante di per sé, alla luce di chi c'era di fronte e soprattutto di chi non c'era in maglia Knicks. E' preoccupante però perché stasera in casa dei Jazz, in piena lotta per l'ottavo posto playoff e unica squadra contro cui la formazione di Woodson ha vinto dal 6 marzo a oggi, i newyorkesi chiudono un giro di cinque trasferte a Ovest fatto fin qui di quattro sconfitte su quattro. Non è l'unico momento buio della stagione di New York: ne perse 5 partite su 7 a cavallo di Capodanno quando aveva 21-8 di record, e poi ne perse 4 di fila e 5 su 7 a cavallo dell'All Star Game quando era 31-15.

NON PIU' SFIDANTE? — Oggi questa serie negativa, quattro sconfitte di fila con 81.8 punti segnati e 20 punti di scarto medio subìto, rischia però di mettere in discussione quella leadership della Atlantic Division e quel ruolo di sfidanti degli Heat nella Eastern Conference che i Knicks (oggi 38-26, dietro anche al 40-26 dei Pacers) si sono cuciti addosso da inizio stagione: se c'è ancora una partita di vantaggio su Brooklyn (38-28) è solo per il flop dei Nets con Atlanta, a sua volta distante due successi, mentre Boston e Chicago sono a una partita e mezzo di distanza, con 18 gare ancora da giocare.

MARCH MADNESS — Che sarebbe stato un marzo difficile era facilmente preventivabile alla luce delle 18 partite in calendario, di cui dieci in trasferta, con sei back-to-back. Quello che non era preventivabile erano i guai fisici che hanno coinvolto le tre stelle della squadra, tutti per problemi al ginocchio: intervento fino a fine regular season per il secondo realizzatore Amare Stoudemire, contusione per una botta per l'ex difensore dell'anno Tyson Chandler (fermato anche da un infortunio muscolare al collo) e versamento per Carmelo Anthony, secondo miglior realizzatore Nba da 27.5 punti di media.

Carmelo Anthony, 28 anni, 27,5 punti di media in stagione. Usa Today

MELO MARCIO — Tornato tornato nella Grande Mela per farsi aspirare i liquidi, Melo ha raggiunto di nuovo i compagni in trasferta col jet privato del proprietario James Dolan, ma continua a non essere disponibile. Anthony aveva provato a tornare lunedì a Oakland sperando che il versamento fosse magicamente scomparso. Ha giocato su una gamba sola una partita che fa sembrare un All Star Game il 17/55 da due di stanotte coi Clippers: in casa dei Warriors, New York chiuse col minimo stagionale di franchigia di 63 punti segnati e col 20/73 complessivo al tiro, per un 27,4% che è stato la peggior percentuale di tiro dell'anno in Nba.

DUE TERZI — “Quando si fa male un giocatore chiave, uno dei pezzi più importanti del puzzle, di sicuro c'è da preoccuparsi, non c'è dubbio – dice coach Woodson –. Ma sono preoccupato della squadra nel complesso per come sta giocando: le ultime partite sono state un incubo”. Aiutano le cifre a capire cosa manca ai Knicks senza i loro “Big Three”: più dei loro 52.1 punti e 22.2 rimbalzi di media complessivi, è indicativo che siano loro ad assorbire circa 53 degli oltre 79 milioni di monte salari dei Knicks. Più di due terzi! Tutto è stato costruito su di loro, comprensibile essere smarriti senza.

VECCHIE TOPPE — Oltretutto, ogni toppa che New York ha provato a mettere è parsa insufficiente: è stato appena firmato fino al termine della stagione il 35enne Kenyon Martin, ancora inefficace dopo quasi una stagione di inattività, col 38enne Rasheed Wallace fuori da inizio dicembre per un intervento al piede e a dividersi il ruolo di centro il 38enne Marcus Camby e il 40enne Kurt Thomas. Quest'ultimo nelle ultime partite ha condiviso il frontcourt con Martin appunto e col carneade Copeland. JR Smith, rimasto l'unico go-to-guy e per questo “facilmente” limitato al 35.9% al tiro in questa trasferta a Ovest, non cerca l'alibi nelle assenze: “Non c'è niente di positivo: se continuiamo a giocare così, ai playoff usciamo subito”. Da qui si riparte.