LeBron James contro Green and Gaines dei Nets. Reuters

LeBron James tiene da solo a galla Miami in casa di New Jersey, dove gli Heat passano col loro numero 6 che rimonta i Nets con 17 punti in meno di 5’. Chicago, miglior squadra a Est, è più vicina dopo il tonfo interno con Washington. Cambia padrone la Western Conference: Oklahoma cade male in casa dei Clippers e San Antonio travolgendo Golden State si prende il trono. Vittorie nette di Indiana e Orlando, importanti per continuare a inseguire i playoff per Utah (dopo 3 supplementari con Dallas) e Phoenix. Atlanta strapazza Toronto.

New Jersey Nets-Miami Heat 98-101
La dura legge di LeBron. James segna tutti i 17 punti degli Heat negli ultimi 4’47”, inventadosi la rimonta di Miami (43-17) in casa dei Nets (22-40) ed evitando una sconfitta che fino a 2’ dalla fine sembrava certa. Senza Wade, a riposo precauzionale, King James sfodera la sua 23ª gara stagionale con almeno 30 punti e lo show finale è tutto il meglio del suo talento e classe: addirittura negli ultimi 2’50” LeBron da solo riflia un parziale di 15-3 a New Jersey (senza l’infortunato Deron Williams), regala a Miami il primo vantaggio della gara a 51” dalla fine e poi costruisce il margine per la vittoria, resa meno netta dal canestro di Brooks sulla sirena. James nel finale è l’unica arma offensiva degli Heat, ma nel resto della gara aveva trovato aiuto da Bosh, alla seconda doppia doppia di fila (ma è appena la terza dopo l’All Star Game). New Jersey, che aveva cullato il sogno di vincere grazie alla 29ª doppia doppia stagionale di Kris Humphries e al massimo in carriera eguagliato della matricola MarShon Brooks, cancella col crollo finale una gran partita: inizia alla grande chiudendo il primo quarto avanti 34-29, torna negli spogliatoi avanti 55-52 e imbastisce la grande fuga nel terzo quarto, arrivando con Brooks sul 74-61 a 3’10” dalla sirena e poi chiudendo il parziale avanti 79-70. Bosh apre però l’ultimo quarto con 8 punti di fila, poi Cole pareggia sull’82 a 7’11” dalla fine. Ma i Nets ripartono, e il primo canestro dello show finale di LeBron interrompe un 9-2 che porta i padroni di casa sul 93-86 a 3’30” dalla fine. Ma James è implacabile e New Jersey incassa la terza sconfitta nelle ultime 4 gare.
New Jersey: Humphries 29 (12/16, 5/8 tl), Brooks 24, Green 15. Rimbalzi: Humphries 8. Assist: Ganes 7.
Miami: James 37 (12/17, 1/2, 14/15 tl), Bosh 22, Cole 9. Rimbalzi: Bosh 15. Assist: James 7.

Kevin Seraphin, destra, protegge la palla contro Joakim Noah. Epa

Chicago Bulls-Washington Wizards 84-87
L’impresa. Washington (15 vinte-46 perse) infila un parziale di 30-16 negli ultimi 10’19” di gara e fa un inatteso sgambetto ai Bulls (46-15), privi degli infortunati Derrick Rose (caviglia, ma il riposo è stato deciso a scopo precauzionale visto che l’MVP domenica aveva giocato un supplementare) e Luol Deng (problemi al costato). Coach Thibodeau, abituato a far fronte agli infortuni col gran contributo della panchina, stavolta viene tradito dalle sue riserve, battute 35-17 da quelle avversarie. Ma è tutta Chicago a girare male, soprattutto in attacco: 38,1% dal campo per la squadra col miglior record Nba, con tanto di brutto 9/29 nel periodo conclusivo e Hamilton e Boozer, le armi offensive più efficaci, che si spengono lentamente. Ma anche la difesa ha le sue colpe, con un allarmante crollo finale (gli ospiti hanno tirato 10/16 negli ultimi 10’19” dopo aver viaggiato al 33% dal campo per i primi tre quarti). Washington invece si è aggrappata ai punti di Kevin Seraphin (5ª doppia doppia in carriera) e nel parziale conclusivo ha approfittato dell’esperienza di Maurice Evans, ma ha demolito Chicago in contropiede (20-2) e in area (48-22). Qualche campanello di allarme per i Bulls era suonato già nel primo tempo, chiuso sotto 43-40 nonostante il 35% dei Wizards al tiro. Ma i problemi di Chicago sembravano essersi risolti nel terzo parziale, quando la difesa concede a Washington solo 5 canestri dal campo e l’attacco si rianima spinto da Hamilton e Boozer. Il 63-57 della terza sirena diventa 68-57 in avvio di quarto parziale, ma poi Chicago si spegne all’improvviso e Washington costruisce su Evans il 13-0 che getta le basi dell’impresa. I Bulls, sotto 82-77 a 1’10” dalla fine, si aggrappano a Watson (10 punti nel quarto) per tornare a 85-84 con 16” sul cronometro, ma Evans dalla lunetta riporta Washington a distanza di tripla e prima Hamilton e poi Watson sbagliano quella dell'aggancio.
Chicago: Hamilton 22 (8/17 da due, 1/3 da tre, 3/3 tiri liberi), Watson 17, Boozer 16. Rimbalzi: Boozer 13. Assist: Watson 8.
Washington: Seraphin (10/13, 1/3 tl), Wall 16, Evans 14. Rimbalzi: Seraphin 13. Assist: Crawford 6.

Los Angeles Clippers-Oklahoma City Thunder 92-77
Crollo verticale. Oklahoma City (44-17) segna appena 11 punti nell’ultimo quarto, concedendo ai Clippers (38-23) la certezza matematica del ritorno ai playoff dopo 5 anni di assenza, traguardo che la truppa di Vinny Del Negro sapeva già di aver conquistato prima della gara complice la sconfitta di Houston con Denver. I Thunder cedono così a San Antonio il trono di miglior squadra della Western Conference: hanno chiuso la sfida con Los Angeles col 37,1% al tiro (9/31 nella ripresa), con Durant che dopo 19 punti nel primo tempo viene coinvolto nella debacle del secondo e Westbrook e Harden limitati a un complessivo 8/26 al tiro. I Clippers sfruttano i punti dalla panchina di Nick Young , con Griffin e Jordan che vincono 23-17 il confronto a rimbalzo con Ibaka e Perkins e Paul che orchestra il tutto fornendo abbastanza assist per la sua 21ª doppia doppia stagionale. Westbrook segna 7 dei suoi 9 punti nei primi 3’ per lanciare Oklahoma sul 9-4, che si trasforma in 27-21 alla prima sirena con Durant a quota 10. I Thunder toccano il 32-21 in avvio di secondo quarto e vanno a riposo sul 52-43, ma nella ripresa l’attacco si inceppa (anche Durant tira 1/8 dopo l’intervallo) e i Clippers ne approfittano, agguantando la parità dopo una rincorsa durata tutto il terzo quarto grazie a un libero di Griffin che chiude il periodo sul 66 pari. Oklahoma infila l’ultimo canestro dal campo a 7’51” dalla fine (73-74 firmato Durant), poi segna solo dalla lunetta e i Clippers ne approfittano per mettere le mani sulla vittoria.
L.A. Clippers: Young 19 (4/6, 3/4, 2/2 tl), Griffin 17, Foye 13. Rimbalzi: Jordan 12. Assist: Paul 10.
Oklahoma City: Durant 24 (7/11, 0/7, 10/12 tl), Ibaka 12, Harden 12. Rimbalzi: Perkins 9. Assist: Westbrook 3, Harden 3.

Blake Griffin al tiro contro Kendrick Perkins di Oklahoma City. Epa

Golden State Warriors-San Antonio Spurs 99-120
Rullo compressore. Nonostante un brutto 39,1% al tiro, San Antonio (43-16) demolisce Golden State (22-38) e con la terza vittoria consecutiva soffia a Oklahoma City il trono dell’Ovest. Gli Spurs concedono ai Warriors (che hanno deciso di non far più giocare David Lee per problemi all’inguine e ancora non possono schierare il suo sostituto, il 36enne Mikki Moore) solo il 5-2 iniziale con la tripla di Wright e l’alley-oop di Tyler interrotti dal canestro di Leonard, poi partono per una corsa senza freni che li porta sul 16-5 a metà parziale e avanti 39-24 alla prima sirena. San Antonio continua a marciare, vola sul 51-30 con Neal a 8’22” dal riposo e risponde al tentativo di tornare in partita di Golden State (56-45) con un 14-4 in chiusura di primo tempo che vale il 70-49 al rientro negli spogliatoi. Coach Popovich gioca tutta la ripresa senza Parker, Duncan e Ginobili, ma le riserve non lo tradiscono e il vantaggio si dilata sfondando i 30 punti già nel terzo quarto. Vittoria in cassaforte nonostante i 15 punti di Nate Robinson nel periodo conclusivo.
Golden State: Robinson 30 (8/13, 3/7, 5/5 tl), Thompson 29, Wright 17. Rimbalzi: Tyler 10. Assist: Robinson 7.
San Antonio: Neal 17 (2/7, 3/3, 4/4 tl), Splitter 15, Duncan 13. Rimbalzi: Diaw 9. Assist: Parker 5, Neal 5.

Orlando Magic-Philadelphia 76ers 113-100
No Dwight, no problem. Con una gran prova di squadra illuminata dalla sesta gara stagionale sopra quota 25 punti di Ryan Anderson, Orlando (36-25) batte Philadelphia (31-29) ottenendo la seconda vittoria di fila senza Howard, fuori per il resto della stagione regolare per un’ernia al disco e in dubbio per i playoff (“Al momento la sua presenza nella post season è certa al 50%” ha detto coach Stan Van Gundy). Privi anche di Turkoglu e Davis, i Magic non si sono abbattuti e hanno chiuso col 53,3% dal campo (11/18 da tre), spedendo 6 giocatori in doppia cifra e ottenendo 3 doppie doppie: una da Anderson, una da Nelson (16 punti e 13 assist) e una da Earl Clark (14 punti e 11 rimbalzi dalla panchina), che assieme a Daniel Orton (prima partenza in carriera) ha visto moltiplicare i suoi minuti da quando il reparto lunghi di Orlando è perseguitato dalla sfortuna. Philadelphia, che pure ha tirato col 50% dal campo e mandato 6 uomini in doppia cifra, continua il suo lento declino: ha perso 6 delle ultime 8 partite e 20 delle ultime 31 dopo aver aperto con 20 vittorie nelle prime 29 gare. Eppure i Sixers erano partiti meglio, costruendo un vantaggio di 12-4 a 8’19” dalla prima sirena con Holiday scatenato (10 punti). Orlando però prende le misure e con Redick e Anderson inizia la rimonta, che si completa nel secondo quarto, quando i Magic sorpassano definitivamente sul 43-42 e vanno al riposo avanti 61-55. I padroni di casa toccano il 76-61 a 7’28” dalla terza sirena, ma Philadelphia non molla e torna a -7 (101-94) a 3’24” dalla fine del match. Orlando però non si spaventa e viene tenuta al sicuro da 7 punti di Nelson.
Orlando: Anderson 26 (9/14, 2/2, 2/2 tl), Redick 18, J. Richardson 17. Rimbalzi: Anderson 16. Assist: Nelson 13.
Phildadelphia: Holiday 18 (3/7, 4/8), Young 15, Iguodala 15, Williams 15. Rimbalzi: Iguodala 8. Assist: Hawes 9.

Indiana Pacers-Minnesota Timberwolves 111-88
Dimostrazione di forza. Indiana (39-22) si conferma la terza forza dell’Est distruggendo MInnesota (25-37) e centrando la quinta vittoria consecutiva. I TWolves privi di Kevin Love (oltre che di Rubio, Milicic e Ridnour, cioè di 4/5 del quintetto titolare) erano avversari senza più nulla da chiedere alla loro stagione, ma è il modo in cui i Pacers li hanno demoliti ad aver convinto coach Frank Vogel che i suoi sono sulla strada giusta per avere un ruolo da protagonisti anche ai playoff: “Siamo scesi in campo con istinto da killer che ci ha messi sulla strada giusta - ha detto il tecnico alla 99ª gara da coach di Indiana -. E’ quello che vogliamo portarci anche nei playoff”. Indiana ha chiuso con tutto il quintetto in doppia cifra, vinto 58-45 la sfida a rimbalzo e tenuto Minnesota al 37% dal campo, iniziando da subito a dettare legge, con un 18-2 in apertura mentre gli ospiti sbagliano 10 tiri su 11 che diventa 32-13 alla prima sirena. Indiana continua ad essere troppo forte per Minnesota e tocca il +37 (64-27) a 8” dall’intervallo, trasformando l’intera ripresa in un lungo garbage time. Per i TWolves, ormai già in vacanza, è la 10ª sconfitta consecutiva.
Indiana: West 22 (9/14, 4/4 tl), Granger 19, George 18. Rimbalzi: Hibbert 11. Assist: Granger 7.
Minnesota: Barea 14 (3/8, 2/6, 2/5 tl), Beasley 13, Williams 13. Rimbalzi: Williams 10. Assist: Barea 9.

A Dallas non sono bastati i 40 punti di Dirk Nowitzki . Reuters

Utah Jazz-Dallas Mavericks 123-121 d.3t.s
Maratona senza fine. Utah (32-30) si prende la battaglia durata tre supplementari contro Dallas (34-28) e resta nella volata con in palio un posto ai playoff. Una vittoria, la prima dopo due sconfitte per i Jazz, che i padroni di casa hanno acciuffato per i capelli (Millsap infila il canestro che manda la gara al primo supplementare con 2”2 sul cronometro) e costruito sulle spalle di Al Jefferson, alla prima gara da 20 punti e 20 rimbalzi da quando veste la maglia dei Jazz. Dallas invece scivola al 7° posto a Ovest dopo la seconda sconfitta di fila al supplementare (stessa sorte domenica a Los Angeles sponda Lakers): per evitarla non è bastata la seconda gara stagionale con almeno 40 punti di Dirk Nowitzki (la prima il 7 marzo proprio contro Utah). Sfida in equilibrio a fine primo tempo (43-42 Utah, che era stata avanti 31-20 a 8’19” dal riposo), col tedesco già a quota 20 nonostante i due attacchi balbettino. Ai Jazz riesce la fuga fino a +10 nel finale di terzo quarto, vantaggio che regge fino a 7’41” dalla quarta sirena ma che Dallas cancella nel finale con 3 triple di fila, tanto che ai padroni di casa serve un mezzo miracolo di Millsap (89 pari) per andare all’overtime. Nowitzki a 3” dalla fine del primo supplementare fa capire che ne servirà un altro, poi Jefferson prolunga la sfida di altri 5’ col 111 pari. Utah riesce a scappare (120-115) a 1’08” dal 63’: West con una tripla prova a riaprire tutto ma i padroni di casa dalla lunetta restano al sicuro.
Utah: Jefferson 28 (14/25), Hayward 24, Harris 23. Rimbalzi: Jefferson 26. Assist: Carroll 5, Millsap 5, Favors 5.
Dallas: Nowitzki 40 (11/19, 2/7, 12/12 tl), Terry 27, Carter 18. Rimbalzi: Carter 12. Assist: Nowitzki 6, Kidd 6.

Toronto Raptors-Atlanta Hawks 87-109
Destinazione playoff. Trascinata da Jeff Teague e dal massimo in carriera di Ivan Johnson, Atlanta (36-25) strapazza Toronto (22-40) e si guadagna la postseason per il quinto anno consecutivo. Per gli Hawks la vittoria dell’Air Canada Centre è anche una vendetta sui Raptors (sempre senza Bargnani, la cui stagione è già finita per i cronici problemi al polpaccio sinistro), che avevano battuto domenica la banda di Larry Drew. Stavolta Atlanta ha dominato, concedendo solo 36 punti a Toronto nella ripresa e imperversando in attacco grazie a Teague (aveva segnato solo 5 punti nelle due gare precedenti), che guida gli Hawks a 28 punti in contropiede. “Ha fatto la differenza con la sua velocità - ha detto coach Drew del play uscito da Wake Forest . E quando lui sfrutta questa sua caratteristica noi diventiamo una squadra totalmente diversa). Toronto, che oltre al Mago non ha nemmeno Calderon, chiude il primo quarto avanti 32-30 e costruisce un vantaggio anche di 6 punti nel secondo (42-36), ma poi incassa la rimonta di Atlanta, che va al riposo avanti 54-51. Gli Hawks prendono definitivamente in mano il match con un 12-2 che li porta sul 79-66 a 28” dalla terza sirena, che si trasforma in 87-68 a 8’59” dalla fine: un divario troppo ampio da colmare per Toronto.
Toronto: DeRozan 22 (/13, 1/1, 5/5 tl), J. Johnson 18, Anderson 12. Rimbalzi: Uzoh 10. Assist: Uzoh 8.
Atlanta: I. Johnson 21 (9/13, 3/4 tl), Teague 19, J. Johnson 18. Rimbalzi: Smith 9. Assist: Teague 10.

Phoenix Suns-Portland Trail Blazers 125-107
La rincorsa continua. Phoenix (32-29) vince la terza gara interna consecutiva, e battendo Portland (28-34) si riprende da Houston l’ottavo posto a Ovest in una corsa ai playoff sempre incertissima. I Suns eguagliano il loro massimo stagionale alla voce punti (il precedente 10 giorni fa contro i Lakers) tirando col 60% dal campo, con 6 giocatori in doppia cifra, Marcin Gortat alla 29ª doppia doppia stagionale e il solito immortale Steve Nash ad orchestrare il gioco. Portland, con Aldridge, Batum e Felton k.o., prova a resistere con Crawford e Hickson ma alla fine deve alzare bandiera bianca e incassare la terza sconfitta consecutiva. Phoenix parte fortissimo, e grazie a 10 punti di Gortat tocca il 29-17 a 1’48” dalla prima sirena, dove arriva avanti 35-24. Portland si riavvicina fino al 43-40 grazie a Babbitt, ma poi viene ricacciata indietro e torna negli spogliatoi sotto 66-53. I Suns nel terzo quarto dilatano il vantaggio fino a 19 punti (97-78 a 47” dalla sirena), e nel quarto con le riserve sfondano i 20 punti di vantaggio regalando ai padroni di casa l’ottavo successo nelle ultime 11 esibizioni.
Phoenix: Gortat 20 (8/13, 4/6 tl), Frye 19, Dudley 18. Rimbalzi: Gortat 10. Assist: Nash 13.
Portland: Hickson 22 (9/15, 4/4 tl), Crawford 22 (7/12, 0/4, 8/10 tl), Matthews 19. Rimbalzi: Hickson 8. Assist: Flynn 6.