Tutto sul meccanismo "Combattere o fuggire". La spiegazione di Aldo Grauso, docente di Psicologia dello Sport: ¡°L¡¯altra opzione? Lavorare sul gruppo¡±
Viene descritta per la prima volta dal fisiologo statunitense Walter Bradford Cannon. Si chiama Fight or Flight: ¨¨ la reazione che il corpo umano mette in atto contro una minaccia: "Combattere o fuggire?¡±. Due le opzioni a disposizione dei nostri antenati, due le possibili soluzioni per sopravvivere. In entrambi i casi questa risposta, oggi riconosciuta come reazione allo stress, innesca il medesimo meccanismo sia dal punto di vista fisiologico che psicologico.?
FIGHT OR FLIGHT
¡ª ?L¡¯amigdala, situata nell¡¯encefalo, percepisce un possibile segnale di allarme e agisce sull¡¯ipotalamo che, a sua volta stimola l¡¯ipofisi fino alla secrezione dell¡¯ormone ACTH e del cortisolo (ormone dello stress). Contemporaneamente, il sistema nervoso simpatico stimola la ghiandola surrenale per il rilascio di adrenalina. Il battito cardiaco aumenta cos¨¬ come la pressione sanguigna, la digestione rallenta e il flusso sanguigno devia sui principali gruppi muscolari per assicurare al corpo maggiore energia e forza. Il corpo ¨¨ in uno stato di tensione generalizzata, reattivo al massimo. Un salvavita nei casi di minaccia, ma non sempre un asso nella manica per l¡¯ingaggio di una performance ottimale. Perch¨¦? Perch¨¦ non ¨¨ detto che serva tutta questa esplosione di ormoni o, in parole povere, una reazione fuori misura. Vediamo che cosa accade all¡¯organismo con l¡¯ingaggio dello stress che corrisponde a ¡°sopravvivenza¡±.
Mutamenti fisiologici
¡ª ?La reazione fisiologica primordiale attiva dei mutamenti repentini che rispondono alla funzione di combattimento o corsa, alcuni davvero inopportuni rispetto al contesto stressante: accelerazione del processo di coagulazione, per prevenire eccessivi sanguinamenti nel caso di eventuali ferite; attivazione della midriasi, affinch¨¦ gli occhi assorbano pi¨´ luce aumentando cos¨¬ lo stato di vigilanza spaziale circostante; stimolo di svuotamento della vescica e dell¡¯intestino, al fine di performare nella suddetta reazione di combattimento o fuga.?
Interazioni esterne
¡ª ?Andiamo a fondo sul tema lasciando per ultime, ma ancor pi¨´ degne di attenzione, due reazioni psicosomatiche che interferiscono con il mondo esterno: l¡¯iperattivit¨¤ cerebrale e l¡¯analgesia da stress. Quest¡¯ultima si traduce in una bassa o nulla capacit¨¤ di provare dolore (o stanchezza) e, ovviamente, parte sempre dal cervello. Reazioni naturali che vanno aggiornate, a meno che non si debba realmente combattere o fuggire. ¡°Il concetto di paura, che ¨¨ una delle sei emozioni primordiali dell¡¯essere umano, viene acquisito all¡¯interno delle realt¨¤ sociali. Se gli esseri umani vivessero separati gli uni dagli altri non avrebbero paura¡±. Questa la dichiarazione di Aldo Grauso, docente di Psicologia dello Sport presso Unicusano e componente della commissione medico scientifica FIGC della Lega di Serie B e LND. Parole che generano una domanda: che tipo di lavoro individuale si pu¨° fare per regolare la definizione interiore di allarme e autodifesa? ¡°Nessuno. Bisogna lavorare sul concetto di gruppo, primo fra tutti la famiglia¡±.
tutelare il gruppo
¡ª ?Aldo Grauso richiama gli assunti di base esposti da Wilfred Bion: ¡°Si tratta di angosce primitive che scatenano meccanismi di difesa derivanti dal far parte di un gruppo¡±. In poche parole, l¡¯essere umano ¨¨ schiavo del Fight or Flight Response ma non pu¨° far a meno della sua comunit¨¤. Ne ¨¨ dipendente. ¡°Tutte le manifestazioni di malessere che le persone stanno riportando soprattutto in et¨¤ giovanile - spiega Grauso - sono una diretta conseguenza dell¡¯indebolimento del concetto di gruppo. Aumentano cos¨¬ le manifestazioni psicosomatiche fino a delinearsi veri e propri disturbi. Il mondo sportivo, che ¨¨ un segmento sociale che forma aggregazioni non sempre spontanee, necessita di un sostegno in tal senso. Occorre lavorare per pianificare un intervento volto a rassicurare il singolo atleta fortificando il sistema gruppo e prevenire il paradossale disagio sociale che, paradossalmente, sorge all¡¯interno di squadre, societ¨¤ sportive e gruppi di praticanti¡±.
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