Dall¡¯assemblea Aces la richiesta di una responsabilit¨¤ condivisa con i Governi europei per l¡¯obiettivo di una mobilit¨¤ sostenibile
Se non ¨¨ il terrore per quanto potrebbe accadere nei prossimi anni, c¡¯¨¨ sicuramente grande preoccupazione da parte dell¡¯ACEA, l¡¯associazione che unisce i quindici maggiori gruppi che in Europa costruiscono auto, van, bus e camion. Al Salone di Francoforte, ACEA ha lanciato la prima edizione del suo rapporto annuale sui fattori abilitanti¡¯ per una maggiore accettazione da parte dei consumatori delle auto elettriche e a propulsione alternativa. Ed ¨¨ evidente che se si vogliono raggiungere gli obiettivi estremamente ambiziosi per il 2025 e il 2030 per la CO2 - stabiliti dall'UE - le vendite di questi veicoli dovranno salire rapidamente. Lo dicono anche le fredde cifre: nel 2018, solo il 3,8 per cento delle nuove vetture immatricolate nell¡¯UE hanno un powertrain ibrido e il 2 per cento sono alimentate dalle sole batterie. E questo nonostante incrementi importanti in singoli Paesi come la Norvegia (imbattibile, visto che lo scorso anno il 60% di vendite ha riguardato l¡¯elettrico), la Finlandia e l¡¯Olanda.
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PARLA TAVARES
¡ª ?¡°Il nostro settore ¨¨ impaziente di spostarsi il pi¨´ rapidamente possibile verso la mobilit¨¤ a emissioni zero. Ma questa transizione ¨¨ una responsabilit¨¤ condivisa - ha sottolineato Carlos Tavares, presidente ACEA nonch¨¨ presidente del Gruppo PSA - richiede un approccio a 360 gradi." E ha rincarato la dose. ¡°Da parte nostra, offriamo ai nostri clienti una scelta sempre crescente di auto a propulsione alternativa. Parallelamente, i governi di tutta l'UE devono adeguarsi al ritmo crescente con cui lanciamo queste auto intensificando notevolmente gli investimenti in infrastrutture. Inoltre, devono anche attuare incentivi all'acquisto sostenibili e coerenti in tutta l'UE¡±. In definitiva, all'inizio di un nuovo mandato politico dell'UE, l'ACEA ha chiesto urgentemente un piano globale per consentire il passaggio alla mobilit¨¤ a emissioni zero in Europa.
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problema colonnine
¡ª ?Altra debolezza del sistema ¨¨ rappresentata dai punti di ricarica: il rapporto ACEA mostra che nel 2018 ce n¡¯erano meno di 145.000 disponibili in tutta l'Unione Europea. Sebbene ci¨° sia tre volte pi¨´ di cinque anni fa, ¨¨ ancora molto inferiore agli almeno 2,8 milioni di punti di ricarica che saranno richiesti entro il 2030, il che dovrebbe tradursi in un aumento di 20 volte nel prossimo decennio.
Ma non ¨¨ solo la mancanza generale di infrastrutture a costituire un problema, ma ¨¨ anche l'enorme squilibrio nella sua distribuzione in tutta l'UE. In effetti, quattro paesi che coprono circa un quarto della superficie totale dell'UE - Paesi Bassi, Germania, Francia e Regno Unito - rappresentano oltre il 75% di tutti i punti di ricarica ECV nell'UE, secondo l'ultima analisi dell'ACEA. E non si pu¨° negare un chiaro legame tra la diffusione sul mercato degli ECV e il numero di punti di ricarica: quasi tutti i paesi dell'UE con meno di 1 punto di ricarica per 100 km di strada hanno anche una quota di mercato ECV inferiore all'1% .
RICCHI E POVERI
¡ª ?Infine non va trascurata l'accessibilit¨¤ economica. I dati ACEA segnalano che la diffusione sul mercato di veicoli elettrici ¨¨ anche direttamente correlata al tenore di vita di un Paese. Tutti gli Stati membri dell'UE con una quota di mercato ECV inferiore all'1% hanno un PIL pro capite inferiore a 29.000 euro e tra questi ci sono vari Paesi dell'Europa centrale e orientale, ma anche Grecia, Italia e Spagna. "Dobbiamo salvaguardare il diritto alla mobilit¨¤ delle persone, indipendentemente da dove vivono o dai loro mezzi finanziari - ha concluso Tavares - la mobilit¨¤ deve essere pulita, sicura ed economica."
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