Nuovo naufragio nel Mediterraneo, le Ong: "L’Italia ha ritardato i soccorsi"

Secondo l’Ong Alarm Phone, un'imbarcazione con a bordo 47 persone è naufragata a largo delle coste libiche e a bordo c'erano 47 persone

Ancora un naufragio nel Mediterraneo. A dare per prima l’allarme questa volta è l’Ong Alarm Phone, che parla di “un’imbarcazione con a bordo 47 persone”, al largo delle coste libiche, la cui deriva avrebbe portato a “decine di vittime”. Anche in questo caso, le organizzazioni parlano di un rimpallo di responsabilità tra l’Italia e la guardia costiera libica che ha rallentato i soccorsi, causando quindi una nuova tragedia dopo quella dello scorso 25 febbraio al largo di Cutro.

il primo allarme

L’organizzazione non governativa Watch The Med Alarm Phone, un progetto nato proprio con l’intento di assicurare che le operazioni di soccorso in mare avvengano tempestivamente, si dice “scioccata” da quanto accaduto. Questo perché “dalle ore 2.28 dell’11 marzo le autorità italiane erano informate dell’urgenza e della situazione di pericolo”, ma “hanno ritardato deliberatamente i soccorsi, lasciando morire le persone”.

La denuncia di Mediterranea Saving Humans

A distanza di qualche minuto, un’altra Ong, Mediterranea Saving Humans, ha confermato la tesi di Alarm Phone, affermando che “le autorità Italiane da ieri avevano dato istruzioni alle navi mercantili presenti in zona, assumendo il coordinamento Sar (search and rescue). Ma i mercantili si sono limitati a osservare per 24 ore”, e l’Italia non avrebbe mobilitato “le navi militari operative nell’area”. “A pochi giorni dal naufragio di Cutro - conclude duramente Mediterranea -, siamo di fronte a un nuovo drammatico caso di non assistenza e ritardo nei soccorsi a persone in pericolo in mare. Si faccia subito ogni sforzo possibile per il recupero dei dispersi e la salvezza delle loro vite”.

il rimpallo di responsabilità

Fin dal primo avvistamento, Alarm Phone aveva affermato di aver perso i contatti con le 47 persone a bordo di questa imbarcazione, ma di essere riuscita ad avvisare Tripoli. “La cosiddetta guardia costiera libica - recita un altro tweet di Alarm Phone - ci ha detto che le autorità italiane avrebbero coordinato i soccorsi ma non danno alcuna informazione”. A far arrivare l’allarme a Roma è stata invece Sea Watch, che aveva avvistato il barcone con il suo aereo Sea-bird. Così, come detto, il Centro nazionale di coordinamento del soccorso marittimo, l’Imrcc di Roma, aveva chiesto a un mercantile di passaggio di restare in zona per monitorare l’imbarcazione.

Sea watch: “Il tempo sta per scadere”

Poco dopo, però, la stessa Sea Watch aveva avvertito che la barca stava perdendo il controllo: “Il tempo sta per scadere, la barca va alla deriva tra le onde alte. Il mercantile non è attrezzato per i soccorsi ed è stato ordinato dalle autorità italiane di attendere la Guardia costiera libica, ma non vengono - recita il tweet -. Dopo aver chiamato il centro di soccorso libico, hanno confermato che non avrebbero inviato una nave. Quando chiamiamo di nuovo il centro nazionale di coordinamento di soccorso italiano con la domanda su chi assumerà il coordinamento e la responsabilità delle persone, l’ufficiale responsabile riattacca”.

il soccorso da parte di una nave mercantile

Nel pomeriggio, poi, alcuni dei migranti a bordo di questa imbarcazione sono stati soccorsi da una nuova nave mercantile. Ancora Alarm Phone, però, teme ora che i sopravvissuti possano essere ricondotti in Libia o in Tunisia. “Dopo il naufragio con molti morti – si legge su Twitter – temiamo che i sopravvissuti, che hanno visto i loro amici morire prima di essere soccorsi da una nave mercantile, saranno costretti ad andare in Libia o Tunisia dove li attendono condizioni disumane. Chiediamo che tutti i sopravvissuti siano portati in un posto sicuro in Europa”.