In occasione della giornata del fiocchetto lilla, i consigli della dottoressa Jessica Falcone, nutrizionista presso il Centro Disturbi del Comportamento Alimentare dell'Ospedale San Raffaele Turro di Milano
Ad un anno dall¡¯esplosione dell¡¯epidemia di Covid in Italia nella giornata nazionale dedicata ai disturbi alimentari il punto sulla situazione ¨¨ impietoso: se, da un lato, sono tanti coloro che fanno i conti pi¨´ o meno serenamente con chili di troppo messi su durante il lockdown, sono purtroppo molto aumentati i casi di anoressia, bulimia e binge eating disorder o alimentazione incontrollata. Il passo dall¡¯abbuffata occasionale ai disturbi alimentari non ¨¨ lungo quanto si pensa, e cos¨¬ tra smart working e dad, orari sconvolti e ritmi sonno-veglia alterati, i primi?sintomi vanno pi¨´ che mai tenuti in considerazione. Ma come fare a capire se si tratta solo di un problema di peso o se c¡¯¨¨ qualcosa di pi¨´? Come distinguere abitudini passeggere dai veri e propri sintomi di un disturbo alimentare? "La prima cosa da fare ¨¨ rivolgersi ad un nutrizionista, questo anche solo se semplicemente si vuole perdere peso. Affidarsi alle diete fai da te ¨¨ rischioso e non tiene conto delle caratteristiche personali del paziente. Perch¨¦ ognuno di noi ha bisogni diversi anche dal punto di vista nutrizionale. Poi non ¨¨ per¨° detto che il nutrizionista da solo possa risolvere il problema", chiarisce la dottoressa Jessica Falcone, biologa nutrizionista presso l¡¯IRCCS Ospedale San Raffaele Turro e la RAF First Clinic di Milano.
Perch¨¦ un nutrizionista pu¨° non bastare?
"Rivolgersi ad un nutrizionista ¨¨ fondamentale perch¨¦ troppo spesso il rischio di un disturbo alimentare nasce da una dieta fai da te in cui si passa da un¡¯attenzione per l¡¯alimentazione ad una vera e propria ossessione per il cibo, magari innescando di pari passo meccanismi di compensazione come un esercizio fisico esasperato. Tutti fattori che portano alla perdita del controllo che accompagna anche i disturbi alimentari. Il nutrizionista deve ascoltare il paziente ma deve anche sapere riconoscere quando ¨¨ necessario un percorso completo in un centro per il trattamento di disturbi del comportamento alimentare, che prevede un programma di cura complesso e multidisciplinare con un medico psichiatra e uno psicologo, in modo da motivare al trattamento e raggiungere una consapevolezza della malattia".
Quali sono i campanelli d¡¯allarme e i primi sintomi dei disturbi alimentari?
"Atteggiamenti molto restrittivi nell¡¯alimentazione, con riduzione importante dell¡¯introito calorico, di cibo in generale, o l¡¯eliminazione di alcuni nutrienti essenziali (spesso i carboidrati) o di alcuni alimenti, come l¡¯olio d¡¯oliva, in molti casi. Ma poi anche tendenza ad isolarsi, ossessione nei confronti del proprio peso corporeo, tendenza a saltare i pasti o eccessiva lentezza nel mangiare. E¡¯ bene sapere per¨° che ci sono molti casi in cui si mascherano le restrizioni dal punto di vista alimentare adducendo come scusa allergie o intolleranze inesistenti. Ci sono pazienti che sostengono di aver eliminato alcuni alimenti perch¨¦ provocavano loro difficolt¨¤ di digestione. Proprio per questi motivi ¨¨ fondamentale ascoltare il paziente, la sua storia pregressa, conoscerne aspetti anche apparentemente non legati all¡¯alimentazione e da qui impostare un percorso di educazione alimentare".
In un anno particolare come questo appena trascorso, in un periodo storico come quello che stiamo vivendo e che presumibilmente continuer¨¤ ancora non poco, possiamo concederci qualche chilo di troppo senza eccessivi sensi di colpa?
"Il peso norma ¨¨ quello che permette di stare bene con se stessi, e quindi di piacersi, restando in salute, con tutti i parametri nella norma. Finch¨¦ questi requisiti sono rispettati va bene cos¨¬. Se poi sono due chili in pi¨´ o due chili in meno del solito, poco importa. Dobbiamo essere flessibili e meno giudicanti, anche con noi stessi".
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