Il suo nome ha segnato per quattro decadi la storia surfistica del Bel Paese. Ora, a 63 anni, continua a cavalcare le onde
Questo articolo inizia con una richiesta: ¡°Vorrei raccontare tutto ci¨° che ho fatto, ma senza apparire antipatico¡±. Dall¡¯altra parte del telefono, in videochiamata con Gazzetta Active, c¡¯¨¨ Alessandro Dini. Addosso un pile per affrontare la giornata invernale, sullo sfondo alcuni bei disegni che decorano le pareti di casa. Lui sorride e ci scherza su, consapevole: ¡°Pago ancora lo scotto di essere stato il primo¡±. Viareggino, 63 anni, ¨¨ uno dei pionieri del surf azzurro. Ma nella storia italiana, costellata da tanti gruppi regionali che hanno iniziato a cavalcare le onde tra gli anni Settanta e gli Ottanta, la sua ¨¨ una traiettoria del tutto particolare, che ha segnato davvero in modo profondo il surf italiano. Tanto che probabilmente, pur attraverso una semplice valutazione empirica, il nome pi¨´ conosciuto, dopo Leonardo Fioravanti, ¨¨ ancora il suo.
Alessandro Dini e il surf italiano: un deus ex machina
¡ª ?I primati sono tanti, ed effettivamente il rischio di salire su un piedistallo e prendersi onori e anche critiche, c¡¯¨¨ stato e c¡¯¨¨ ancora. Dini ¨¨ stato il primo ad aprire un negozio specializzato solo nel surf, il Natural Surf Shop nel 1983, primo a promuovere l¡¯associazionismo, favorendo la creazione della prima federazione, primo ad organizzare gare di un certo livello, come le dieci edizioni del campionato europeo professionisti EPSA. E poi ancora primo fotoreporter e giornalista di surf, direttore del primo magazine di surf italiano uscito poi con frequenza costante, nato nel 1992, e ancora dal 1999 marketing manager di Quiksilver, incarico durato una decina di anni, quelli in cui questo brand rappresentava l¡¯avanguardia e aveva un programma di investimenti ricchissimo. Per tutto questo ¨C e la lista ¨¨ parziale - c¡¯¨¨ infatti chi lo chiama il ¡°padre del surf italiano¡± (copyright di Francesco Aldo Fiorentino, autore di questo libro su Un mercoled¨¬ da leoni). Ma Dini, che pur non disdegna l¡¯appellativo, non usa mezzi giri di parole. ¡°Ci ho sempre messo la faccia. E poi immagina di vivere in una nazione dove il calcio ¨¨ tutto, e alla fine invece arrivi a viaggiare con i miti di surf che vedi nei giornali¡±. Il parallelo calcistico non ¨¨ casuale, perch¨¦ le sue gambe sono state davvero strappate al pallone. ¡°Ero centroavanti. A sedici anni ho militato nel Viareggio calcio, che in quegli anni giocava in C2, e poco dopo ero nelle giovanili del Viola Club, negli allievi della Fiorentina¡±. Ma l¡¯amore con Firenze non ¨¨ mai nato, ed ¨¨ invece sbocciato quello per il surf.
Il surf per Alessandro Dini: una questione di famiglia
¡ª ?La sua storia sulle onde inizia tra le mura domestiche, grazie al fratello pi¨´ piccolo Michele e all¡¯amico Francesco Farina, con il windsurf e la pellicola Un mercoled¨¬ da leoni a fare da trait d¡¯union. Siamo nella fine degli anni Settanta. ¡°Dopo il film Michele e Francesco iniziarono a entrare in mare costantemente e poi a costruirsi le tavole, tanto che mia madre, preoccupata perch¨¦ mio fratello andava in spiaggia anche d¡¯inverno, arriv¨° a sequestrargli la muta da sub e mi chiese di convincerlo a smettere¡±. Ma, come nei finali gi¨¤ scritti, anzich¨¦ avere successo, Alessandro Dini si innamora di uno sport che sostanzialmente in Italia ancora non esiste. ¡°Ricordo che un giorno, ai primi di giugno, vado al bagno Pinocchio a Viareggio e vedo una folla davanti alla spiaggia, come quando qualcuno muore affogato. Invece c¡¯erano Michele e Francesco che surfavano. Fu allora che provai a prendere le onde. E quando lasciai il calcio, capii che quella sarebbe diventata la mia vita¡±.
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Il negozio, le gare e poi l'asi
¡ª ?I due decenni successivi sono quelli in cui il surf si svilupper¨¤ in Italia. Ma con un punto nevralgico ben preciso, la Versilia. Dini inizia da subito a scrivere articoli sul surf e a soli 23 anni apre il negozio Natural Surf, un¡¯avventura che per i primi due anni ¨¨ stata in perdita. ¡°Pensavo costantemente: il mese prossimo chiudo. Ma poi successe che nell¡¯85 organizzai una tappa dell'europeo ed ebbi la fortuna che il fotografo Massimo Sestini, oggi riconosciuto fotogiornalista, ma allora all¡¯inizio della carriera, fece delle foto stupende che vennero pubblicate sulla Nazione. E come per magia l¡¯attivit¨¤ cominci¨° a girare¡±. Proprio il settore gare ¨¨ uno di quelli per cui Dini viene pi¨´ ricordato ¨C e citato ¨C ancora oggi. Anche grazie a una incredibile rete di contatti con surfisti, giudici e aziende dell¡¯estero, riusc¨¬ a organizzare tantissime competizioni, e anche le tappe continentali. Contemporaneamente, capendo l¡¯importanza di avere una struttura associativa a livello nazionale, si fece prima parte attiva del surf club versiliese Italia Wave Surf Team, poi contribu¨¬ a creare l¡¯ASI, l¡¯associazione surfisti italiani. ¡°L¡¯idea mi balen¨° gi¨¤ nell¡¯87, e dall¡¯89 iniziai a conoscere tutte le altre realt¨¤ italiane. Proprio nel giugno del 1990 conobbi in Sardegna Diddo Ciani e Maurizio Spinas. E poco dopo, con Maurizio e Carlo Piccinini, che eravamo un po¡¯ come i tre moschettieri, fondammo l¡¯ASI¡±.
litigi italiani
¡ª ?Un periodo molto florido, ma non senza polemiche, che un po¡¯ hanno fatto parte del DNA del surf nostrano. Molte liti allora nascevano per questioni campanilistiche, tanto che nel suo magazine c¡¯era una rubrica che strizzava l¡¯occhio alla par conditio e si chiamava Surf Conditio. E gli attriti sfociavano anche e soprattutto tra le squadre regionali durante le gare. Al primo campionato italiano del 1993 per esempio ci furono dei tafferugli all¡¯indirizzo dei giudici ¨C con bastoni branditi e qualche lancio di sassi ¨C ai quali assistette Derek O¡¯Neil, all¡¯epoca amministratore di Billabong Europe, che faceva da sponsor alla gara. ¡°Mi chiam¨° da parte e mi disse: se fate passare questa alla prossima vi mettono in acqua. Allora squalificammo l¡¯atleta responsabile. Quando ci metti la faccia fai amici e nemici, ma sono molto fiero di aver tirato avanti una linea di seriet¨¤¡±. Per¨°, anche se spesso si litigava, alla fine c¡¯erano sentimenti che facevano superare anche le diatribe pi¨´ aspre. ¡°Penso, per esempio, che con Maurizio e Carlo siamo stati bravi. Ci scannavamo alle riunioni, ma eravamo amici. E ci affrontavamo in modo leale, senza cattiveria¡±, ricorda Dini. Tra l¡¯altro, al meeting per fondare l¡¯ASI partecip¨° anche Andrea Tazzari che per¨°, come ha spiegato a?Gazzetta Active, aveva un¡¯altra filosofia e prese altre strade. ¡°Con Andrea non andavamo d¡¯accordo e in un certo senso ci facemmo la guerra. Ma circa un anno fa ci siamo ritrovati e abbiamo surfato insieme. Mi ha detto: ti ricordi di quando ci piaceva litigare? Ora siamo amiconi e penso che entrambi abbiamo fatto cose belle per il surf¡±.
l'epoca quiksilver
¡ª ?Arriv¨° poi la Fisurf, la prima federazione di surf italiana, naturale proseguimento dell¡¯ASI e di cui Dini ¨¨ stato il primo presidente nel 1997. E subito dopo il capitolo in Quiksilver, con una chiamata dal fondatore dell¡¯azienda e leggenda del surf Jeff Hakman, che sanc¨¬, a partire dal 2000, la fine di ogni incarico federale. Con Quik, che all¡¯epoca sponsorizzava Kelly Slater e sotto la cui ala ¨¨ sbocciato il talento di Fioravanti, Dini ha organizzato decine e decine di eventi. ¡°Insistevo molto per portare i pro in Italia, e cos¨¬ da noi sono venuti atleti come Ross Clark-Jones, Simon Anderson, Martin Potter. Lo stesso Slater nel 2004, ma la lista ¨¨ molto pi¨´ lunga¡±, racconta. ¡°Ma se dovessi ricordare i successi pi¨´ belli di quel periodo metterei in cima il Quiksilver Trophy che si svolgeva a Buggerru in Sardegna: venivano davvero tutti gli atleti nazionali¡±. Ora, con oltre quarant¡¯anni di surf alle spalle, tanto ¨¨ cambiato e non sempre in positivo. ¡°Non voglio apparire nostalgico, ma funzionava meglio quando a capo delle aziende e dei massimi enti c¡¯erano i surfisti. Poi sono arrivati i tagliatori di teste che hanno fatto perdere l¡¯identit¨¤ core. Basta guardare alla WSL: prima le scelte le faceva chi sapeva e conosceva l¡¯ambiente, ora i cambiamenti che hanno messo in atto sono quantomeno sorprendenti¡±.
il surf come missione e un nuovo libro
¡ª ?Ma al nocciolo c¡¯¨¨ il surf, ¡°di cui mi piace tutto, dal free-surf, ai viaggi alle gare¡±, e poi la scrittura. Dini ha gi¨¤ pubblicato tre romanzi, e ora, accanto all¡¯attivit¨¤ da direttore tecnico nazionale di surf per l¡¯ente di promozione sportiva ACSI, c¡¯¨¨ un nuovo libro in arrivo. Racconter¨¤ la sua lunga avventura nel mondo delle onde. E non solo a parole: Dini possiede infatti un vastissimo archivio di immagini, video, documenti storici e magazine che possono valer bene un documentario. ¡°Mi ritengo molto fortunato perch¨¦ ho realizzato i miei sogni, ma chiederei solo a chi ancora mi giudica di farlo dopo avermi conosciuto di persona. E poi ancora la gente spesso non capisce il grande sacrificio che c¡¯era dietro, le ore spese a rincorrere un sogno: per esempio ho rinunciato a migliaia di onde per stare dietro alla macchina fotografica¡±. Resta la consapevolezza di aver fatto parte di qualcosa di unico. ¡°Non facevamo gli americani, ma avevamo qualcosa da inventare. Il surf in Italia non era uno sport, ma una missione¡±.
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