Per il calcio britannico "The King" ¨¨ stato unĄŻicona, in Italia l'abbiamo visto solo una stagione...
Il talento vissuto come un dono, la naturale attitudine a cercare la bellezza in ogni gesto. E poi quellĄŻeleganza spettinata che avevano i campioni della sua generazione, che hanno attraversato gli anni 60 celebrando la fantasia al potere. Se nĄŻ¨¨ andato Denis Law, aveva 84 anni. Per il calcio britannico ¨¨ stato unĄŻicona, in Italia abbiamo avuto il piacere di vederlo solo per un anno: 1961-62, al Torino. Lo chiamavano The King, perch¨Ś quello ¨¨ stato: un re senza corona, scortato semplicemente dalla sua passione per il calcio. Scozzese di Aberdeen, aveva con il pallone un rapporto di amorevoli sensi. I suoi dribbling, ora elettrici e ora armoniosi, sono rimasti fissati a lungo nella memoria collettiva. Ovunque, non solo in Gran Bretagna. Basti qui dire che un altro fuoriclasse, lĄŻolandese Dennis Bergkamp, si chiama cos¨Ź in suo onore. Suo padre rimase incantato dalle prodezze di Law, quindi - con il pargolo appena nato - usc¨Ź di casa, and¨° allĄŻanagrafe e lo chiam¨° Dennis, aggiungendo una "s" per non confonderlo con la pronuncia con il femminile Denise.?
bacheca
ĄŞ ?Nella bacheca di Law brilla pi¨´ di altri trofei il Pallone dĄŻOro, conquistato nel 1964 (unico giocatore scozzese a riuscirci, poich¨Ś quello che considerava il suo erede, Danny Dalglish, anni dopo arriv¨° soltanto 2Ąă), staccando due spagnoli: Luisito Suarez, allĄŻepoca in forza allĄŻInter, e Amancio del Real Madrid. Ha giocato nelle due squadre di Manchester in una citt¨¤ di casette a schiera, ciminiere e cieli bassi. City ad inizio e fine carriera, United negli anni pi¨´ splendenti, culminati con la conquista di una Coppa dĄŻInghilterra (1963), due Charity Shield (1965, 1967), due titoli nazionali (1965, 1967) e - soprattutto - della Coppa dei Campioni vinta in un anno fatidico, il 1969, nella favolosa squadra che comprendeva altri due miti, Bobby Charlton e George Best: insieme formarono un trio leggendario, per la gioia dellĄŻallenatore, Matt Busby, e del popolo dei Red Devils. A proposito, si racconta che Busby prima delle partite, prendesse da parte i tre campioni e dicesse loro: Ą°Andate in campo e fateli a pezziĄą.
talento
ĄŞ ??Best lo stimava molto, ne riconosceva il talento vivido, speciale. Diceva di Law: Ą°Io e Denis parliamo la stessa linguaĄą. Una lingua fatta di dribbling, invenzioni fuori catalogo, poesia da declamare ogni volta che il pallone finiva tra i loro piedi. Lo scozzese ¨¨ stato un numero 10 con il passo della mezzala, un centravanti mascherato, capace di mettere a referto in tutta la sua carriera - cominciata nel 1956 nellĄŻHuddersfield Town e chiusa nel 1974 nel City - pi¨´ di 330 gol ufficiali, 30 dei quali con la maglia della Scozia (record per la Tartan Army alla pari di Dalglish), indossata per sedici lunghi anni. NellĄŻedizione della Coppa dei Campioni del 1969 chiuse con la doppia soddisfazione: oltre alla coppa, vinse anche - con 9 reti - il titolo di capocannoniere. Ma il gol che ¨¨ entrato nella storia, quella sua personale e quella della citt¨¤ di Manchester, Law lo segn¨° il 27 aprile del 1974, nellĄŻultimo anno di carriera. Era tornato - dopo i favolosi anni con i rossi - al City. E in un derby a Old Trafford segn¨° il gol della vittoria, lo segn¨° di tacco condannando - la beffa del destino - lo United alla retrocessione in Second Division.
l'intuizione granata
ĄŞ ??Approd¨° in Italia nel 1961, a soli ventuno anni. Il Torino lo compr¨° dal Manchester City, insieme al compagno di squadra Baker. LĄŻintuizione la ebbe il grande Gigi Peronace, che colse nel ragazzo la scintilla del fuoriclasse e lo soffi¨° allĄŻInter, che per prima lĄŻaveva opzionato. Il club granata lo pag¨° 110.000 sterline. Un bellĄŻinvestimento, ripagato in parte: 27 presenze in campionato, 10 reti, ma anche tante pause. A ripercorrere il film della sua stagione in Serie A, viene da dire che ¨¨ stata una grande occasione mancata. Tante le incomprensioni. Law non cap¨Ź lĄŻItalia, non si mise di impegno. Non si ambient¨°. E dire che aveva cominciato bene il campionato, tanto da impressionare lĄŻAvvocato Agnelli che lo Ą°prenot¨°Ąą per la Juventus. Poi per¨° si ecliss¨°. Una volta, anni dopo, raccont¨° che del nostro paese amava tutto. La gente, il cibo, le giornate di sole. Tutto ma non il football. Ą°It was far too defensiveĄą. Chiaro, troppo difensivo. Erano quelli - va detto - gli anni del catenaccio, delle difese blindatissime, degli stopper che seguivano il centravanti avversario fin dentro gli spogliatoi. A penalizzarlo fu anche un drammatico incidente, che avrebbe potuto avere conseguenze mortali.
ospedale
ĄŞ ??Una sera era in macchina, unĄŻAlfa Romeo, insieme a Baker: cĄŻera costui al volante e ad un incrocio imbocc¨° la strada in senso contrario a quello di marcia, quando cap¨Ź lĄŻerrore cerc¨° di rimediare con una manovra improvvida e spericolata, ma lĄŻauto si ribalt¨° e i due calciatori finirono in ospedale. Non leg¨° nemmeno con i compagni, men che meno con lĄŻallenatore, Benjamin Santos. La leggenda vuole che - durante una partita con il Napoli - fosse stato proprio Santos a sollecitare lĄŻespulsione di Law, chiedendola a gran voce allĄŻarbitro, che infine esegu¨Ź. Santos era imbufalito perch¨Ś Law non aveva seguito le sue indicazioni tattiche. Leggenda, certo. Quando se ne and¨° dallĄŻItalia, tornato in patria, torn¨° a brillare di luce propria. Nel 1962 si spos¨° con Diana, la compagna di tutta una vita, che gli ha dato cinque figli. Dopo il ritiro Denis Law ha lavorato a lungo come opinionista. Di lui resta il ricordo di un campione sorridente, con i capelli biondi al vento, lĄŻaria strafottente di chi - in quegli anni - poteva permettersi di fare, con il pallone, una piccola grande rivoluzione.
? RIPRODUZIONE RISERVATA