L'ex allenatore giallorosso evita l'argomento addio (¡°Non posso, meglio di no¡±), ma poi ricorda la sua esperienza da bandiera e il rapporto con l'ex numero 10
La gestione dei rapporti, la stima per Totti e quella per Gasperini con un piccolo accenno sulle sue ultime esperienze. Daniele De Rossi ¨¨ tornato a parlare dopo due mesi e mezzo dal giorno dell¡¯esonero alla Roma, avvenuto il 18 settembre scorso. L'ex tecnico e bandiera giallorossa era tra gli ospiti al Maxxi di Roma di Sport Industry Talk (trasmesso e organizzato dal Corriere della Sera) insieme all'ex sindaco Walter Veltroni che lo ha intervistato a lungo. Tuttavia De Rossi ha parlato poco o nulla di Roma e del suo addio doloroso, anche perch¨¦ ¨¨ ancora sotto contratto con il club giallorosso. Fermato da tifosi e cronisti ha preferito non rispondere: "Non posso, meglio di no". Un accenno sulle esperienze da allenatore per¨° lo ha dato lo stesso: "Le doti che servono per allenare una squadra? L'altruismo, lo era da calciatore e lo ¨¨ anche da allenatore. Alla Spal ero visto come un oggetto non identificato, mi vedevano come ex giocatore importante e serviva la chiave giusta per essere credibile e dirgli che loro erano pi¨´ importanti di me. Nella Roma sono entrato da bandiera, per molti ero un amico e anche l¨¬ bisognava essere vicino a loro ma non dargli troppo spazio. Bisogna saper gestire e accompagnare gli umori sia dello staff che della squadra. La parte mentale di gestione ¨¨ importante, poi ovviamente ci vuole la conoscenza calcistica ma la gestione del gruppo ¨¨ fondamentale". Daniele ha parlato poi del concetto di appartenenza: "Quando vince Sinner siamo contenti, se lo fa in Coppa Davis siamo ancora pi¨´ felici. Per chi tifa avere qualcosa o qualcuno che li rappresenti ¨¨ importante. Ci sono poi tanti atleti che rappresentano una squadra che li paga. Proseguire tutta la carriera in una squadra ha un sapore particolare, poi le tentazioni ci sono. Ogni tanto ci pensi e dici 'vado a fare un giro da un'altra parte'. Ma alla fine rimani per quel sentimento forte".
gasperini e totti
¡ª ?Poi sul concetto di vittoria a tutti i costi: "Non ¨¨ solo la vittoria a renderci felici - ammette De Rossi -. ma di sicuro ci rende credibili e belli alla gente. Il pi¨´ grande allenatore degli ultimi anni ¨¨ Gasperini, ha cambiato la vita a una citt¨¤ e a un club. Per¨° ¨¨ diventato affascinante dopo aver vinto l'Europa League, a volte i trofei li perdi per un rigore o per un episodio e ti giudicano in maniera diversa. E questo ¨¨ un peccato. Oggi chi lo critica ci pensa due volte, lo stesso ¨¨ successo a Spalletti dopo lo scudetto di Napoli. Prima a molti sembravi scemo se dicevi che era un grande. Io non ho vinto tantissimo con la Roma, ma ho vinto un Mondiale. Non ricordo con pi¨´ brividi quella vittoria piuttosto che la sconfitta agli Europei del 2012". Nella carrellata dei ricordi non poteva mancare Totti. "Il giocatore pi¨´ affascinante con cui ho giocato? ? Francesco, ci ho giocato tanti anni insieme ed era affascinante anche per i suoi compagni. Oltre a essere il pi¨´ forte aveva questa luce, questo carisma silenzioso. Lui parlava coi gesti, c'era sempre quando eri in difficolt¨¤. L'ho vissuto da tifoso e da compagno. Un avversario? Zidane, un uomo che sembrava cupo ma era bello a vedersi, fortissimo. Il pi¨´ difficile da marcare ¨¨ stato invece Seedorf. Era pi¨´ intelligente, pi¨´ tecnico e pi¨´ forte fisicamente di me. Mi ha fatto venire qualche linea di febbre dopo che l'ho affrontato".
semplicit¨¤
¡ª ?L¡¯intervento era iniziato parlando di massimi sistemi: "Se io fossi Infantino? Forse non ho i mezzi per trovare una soluzione e rendere il calcio pi¨´ affascinante. Noi italiani ci siamo avvicinati al tennis per le vittorie ma anche per la faccia di chi sta ottenendo queste vittorie. Parliamo di facce pulite, di personaggi cristallini. Il calcio ¨¨ tirato per la giacchetta da chi comanda e dal tifo. Quello che ¨¨ buono per il mio club ¨¨ pi¨´ interessante anche dello spettacolo. Siamo tutti attratti dal tornaconto pi¨´ che dallo spettacolo. Che sia economico per un dirigente o sportivo per un tifoso o un addetto ai lavori come me". De Rossi insiste molto sul concetto della semplicit¨¤: "La semplicit¨¤ o normalit¨¤ come la chiamava Spalletti ¨¨ sottovalutata nel calcio. E' difficile giocare semplice, pensate a Rodri che vince il Pallone d'Oro perch¨¦ gioca semplice. Per farlo per¨° bisogna fare mille altri pensieri nel momento in cui non sei inquadrato, io giocavo in quella posizione. Oggi tutti tendono a strafare, lo facciamo anche noi coi nostri figli. Gli facciamo regali incredibili a Natale, poi magari li vediamo giocare con una rotellina. Tocca tornare alla normalit¨¤. Troppa tattica? S¨¬, e questo ¨¨ grave. Chi allena i piccoli ha una responsabilit¨¤ maggiore, ma tutti noi vogliamo emulare chi ¨¨ geniale e bello agli occhi degli altri. Quindi pensiamo al fenomeno Barcellona, ma chi allena i bambini ha un compito fondamentale. Se gli levi la palla dai piedi per fargli fare tattiche o schemi sbagli. Il ragazzino deve pensare a dribblare o togliere il pallone dai piedi agli avversari".
? RIPRODUZIONE RISERVATA