Diciassette presenze in Serie A e subito la grande chiamata: nel 2017 l'Inter di Steven Zhang stravede per l'infaticabile 23enne di Bergamo e corre a blindarlo con un affare da circa 28 milioni tra prestito oneroso, successivo riscatto e bonus vari. Lui, sorridente, posa con il presidente tra Javier Zanetti e Stefano Pioli, che ha un dannato bisogno di muscoli e polmoni in mediana. L'ennesimo prodotto promettente del vivaio dell'Atalanta ¨¨ pronto a spiccare il volo. Anzi, no. Se a sei mesi dalla fine del contratto con i nerazzurri il centrocampista fa infuriare parte della tifoseria con dichiarazioni di addio tra il polemico e il fin troppo schietto, qualcosa dev'essere andato storto. A 28 anni Gagliardini ¨¨ nei fatti - da pi¨´ di qualche mese - ai margini del progetto interista dopo un abbondante quinquennio di fedele servizio e tra l'abile faticatore e il suo pubblico qualcosa si ¨¨ rotto da tempo. E non conta soltanto che i tifosi preferiscano la fantasia e l'estetico colpo di tacco al solido filtro in mediana, ma pesa pi¨´ che altro il graduale peggioramento delle prestazioni in campo, con qualche lampo e maggiori incertezze dovute - va detto - anche alla minor abitudine a stare in campo. Quella che lui vuole riprendere con decisione nel suo prossimo futuro. Altrove.
La parabola
Da pilastro a desaparecido: Gagliardini e l’Inter, i costi di un matrimonio finito male
Acquistato nel 2017 dopo mezza stagione promettente all'Atalanta e subito con Pioli, sei anni dopo si avvicina all'addio con dichiarazioni che hanno indispettito i tifosi. Il suo percorso in nerazzurro
Far¨¤ storcere il naso ai tifosi, oggi, ricordare quei quasi 30 milioni spesi dalla societ¨¤ nel 2017: Kristjan Asllani, 20enne albanese dalle enormi potenzialit¨¤, ¨¨ stato appena portato a Milano per circa la met¨¤ del costo, con estrema fatica della dirigenza nell'era della cosiddetta sostenibilit¨¤ economica: altri tempi. Gagliardini arrivava - dopo tre prestiti in Serie B a Cesena, Spezia e Vicenza - da mezza stagione da protagonista alla sua Atalanta, il club che dall'et¨¤ di 7 anni lo aveva plasmato calciatore. Madre natura ci aveva messo fiato, muscoli e resistenza fisica, il resto era frutto del lavoro congiunto con i vari membri dello staff giovanile della Dea. Prestito e poi riscatto, si diceva, per rinforzare la formazione di Pioli, non certo un all-star del Terzo Millennio nerazzurro ma con la necessit¨¤ di aggiungere una pedina relativamente giovane per dare solido presente e futuro al centrocampo. Il risultato ¨¨ nei numeri, con un 2017 da perenne presente, sempre da titolare tranne una panchina di Coppa Italia e una partita ai box, e anche due gol consecutivi in campionato. Poi l'addio a Pioli e la breve parentesi di Stefano Vecchi, prima del cambio della guardia a bordocampo.
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I primi 30 mesi
Per certi versi l'epoca d'oro di Gagliardini combacia con la gestione biennale dell'allenatore di Certaldo. Certo, il centrocampista non viene pi¨´ spremuto completamente come accaduto con Pioli, ma l'esperienza del primo semestre nerazzurro d¨¤ i suoi frutti e Roberto riesce incidere ancor di pi¨´ in una squadra che pare finalmente aver cambiato direzione dopo anni a dir poco complicati. Dal 2017 al 2019 Gagliardini macina 53 presenze di cui una dozzina dalla panchina, con una prima stagione a secco di reti e la seconda in cui invece il giocatore tocca la quota record di cinque centri stagionali, inflazionati da due doppiette al Genoa. Per assurdo ¨¨ proprio nel secondo anno che Roberto comincia a giocare di meno, vivendo un po' di partite dalla panchina. Da titolarissimo diventa l'uomo perfetto a cui ricorrere all'occorrenza in partite in cui serve un particolare filtro o pi¨´ "massa" in mezzo al campo. Non ¨¨ un caso che delle 7 presenze totali con la Nazionale, 5 arrivino proprio durante la gestione Spalletti: tutte, tranne l'esordio ai tempi di Pioli e l'ultima apparizione nella gestione successiva.
L'allenatore pugliese, si sa, adora i calciatori di sostanza: a lui servono giocatori che sappiano faticare e che nel sudore trovino la propria zona di comfort. Per questo, con lui, il famoso minutaggio di Gagliardini decolla e arriva a sfiorare i 4mila minuti in due stagioni, per ben 65 presenze complessive. Roberto corre, lotta e d¨¤ equilibrio a una squadra che impara a memoria meccanismi e filosofia del gioco contiano, proseguendo nel frattempo a segnare (7 reti nel biennio), sempre in campionato e soprattutto contro le liguri. Di fatto, l'allenatore gli d¨¤ tregua soltanto quando un problema fisico lo ferma a inizio 2020 e quando risulta positivo al coronavirus a ottobre dello stesso anno. Nel 2021, insieme, vincono lo scudetto. Il primo trofeo dell'era post-Triplete, il primo dell'era Zhang.
Trofei e panchina
E poi il presente. ? vero, la seconda stagione con l'allenatore piacentino deve ancora concludersi, ma Gagliardini ha giocato molto meno della met¨¤ rispetto a quanto fatto con il tecnico precedente. Ha vinto, certo, ma da bordocampo: lo scorso anno sono infatti arrivate in bacheca una Supercoppa e una Coppa Italia, ma nelle due finali Gagliardini ¨¨ rimasto ai margini. Per assurdo, soprattutto nella stagione attuale, i tifosi hanno contestato le sue poche apparizioni in campo: il pubblico reclamava Asllani, specialista per¨° - va detto - in un altro ruolo. La minor classe tecnica, qualche movimento macchinoso e la graduale mancanza di abitudine al ritmo partita finiscono spesso sul banco degli imputati. Nell'anno dello scudetto perso a Bologna il centrocampista componeva (con Arturo Vidal e Matias Vecino) quel trio di alternative che pochissime volte ¨¨ riuscito a non far rimpiangere i titolarissimi della mediana, mentre quest'anno ¨¨ finito ancor pi¨´ in secondo piano con l'arrivo di Henrikh Mkhitaryan, vero "quarto uomo" e jolly del reparto che ha dato continuit¨¤ alla squadra anche in caso di forfait di un fedelissimo, ma allo stesso tempo lasciando poche briciole al bergamasco e all'albanese. Non ci saranno altri paragrafi, non all'Inter: il minutaggio interista non piace a Gagliardini, lo ha detto chiaro e tondo riconoscendo l'utilit¨¤ dell'esperienza, mentre i tifosi si chiedono se quei quasi 30 milioni - pi¨´ cinque anni e mezzo di stipendi - sono stati ben spesi. Forse, ¨¨ meglio chiedere ai vari allenatori di Roberto: ognuno avr¨¤ una differente opinione.
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