Le confessioni di Cannavaro: "Ronaldo l'unico che mi faceva paura, quella volta che tolsi la palla a Maradona..."

"Quando oggi si pensa al calcio italiano, si pensa inevitabilmente alla difesa. Forse i bambini sognano di diventare come Chiellini o Bonucci. Ma lasciatemi confessare una cosa: io non ho iniziato con l'intenzione di diventare un difensore". Parte cos¨¬ una lunga lettera di Fabio Cannavaro a Players Tribune, la piattaforma che raccoglie le confessioni pi¨´ intime degli atleti pi¨´ famosi del pianeta.

Italiano e napoletano

"Chi voleva fare il difensore dopo aver visto i gol di Paolo Rossi nel 1982 o l'esultanza di Tardelli in finale contro la Germania... E poi la voce di Nando Martellini che urla 'Campioni nel mondo' per tre volte? Tutti i ragazzini dell'epoca calciavano contro il muro dei cortili con la voce di Martellini in testa. Quando iniziai al Napoli facevo il raccattapalle pur di vedere i campioni della prima squadra allenarsi. Giocavo a centrocampo nelle giovanili, fino a quando un allenatore mi cambi¨° ruolo. Non dissi nulla, semplicemente mi spostai dietro e l¨¬ inizi¨° tutto". Il lungo racconto di Cannavaro parte da qui e si districa tra aneddoti divertenti. Come la chiacchierata con Ciro Ferrara quando a Fabio fu concesso di allenarsi con la prima squadra. "Ci credi che potr¨° allenarmi con Maradona?" chiedeva Fabio a Ferrara. "No, non ti allenerai con Diego e non entrerai nemmeno in tackle su di lui, perch¨¦ la palla ¨¨ sempre attaccata al suo piede. Non riuscirai a rubargli mai un pallone". In un allenamento, per¨°, Cannavaro riusc¨¬ a togliere palla a Maradona in tackle. "I compagni erano sbigottiti e silenziosi, Diego venne da me a fine allenamento sorridente e mi regal¨° le sue scarpe: avevo fermato il mio idolo, anche se solo per una volta! Da l¨¬ capii che per diventare un grande difensore, dovevo affrontare i migliori". E avere fiducia nei propri mezzi: "Il mio segreto per tutta la carriera era cercare la sicurezza, che giocassi al Napoli, al Parma, all'Inter o alla Juve. Ma posso dire di averla trovata solo alzando quella Coppa il 9 luglio 2006 con la Nazionale e i telecronisti che urlavano 'Campioni del Mondo, campioni del Mondo, campioni del Mondo'. Stavolta a noi, a me...".

Gli avversari e i compagni

Cannavaro passa poi in rassegna, uno a uno, i suoi avversari e compagni pi¨´ famosi. Ronaldo il brasiliano? "L'unico che mi abbia mai fatto paura in campo - ammette Fabio -. Sapevi gi¨¤ che se lui davvero voleva segnare quel giorno, lui quel giorno segnava. Indipendentemente da cosa facessi tu per fermarlo...". Zidane? "Il gentleman del calcio, l'eleganza fatta a calciatore". Totti? "Un ragazzo divertente. Quando giocavamo contro, scherzavamo mentre aspettavamo una rimessa del portiere". Pirlo? "Non capivi mai cosa gli passasse per la testa quando aveva la palla nei piedi. Cercavo sempre di anticipare le sue mosse, ma era impossibile".

La Spagna

Un capitolo della testimonianza di Cannavaro ¨¨ dedicata all'esperienza in Spagna, con la maglia del Real Madrid con Fabio Capello allenatore: "Una delle mie sfide pi¨´ difficili. Gioco diverso, lingua diversa. Capello poi era rigidissimo, per dare delle regole a un ambiente che non era abituato. Ma vincemmo due campionati e fu bellissimo. Una volta che giochi nel Real Madrid, resti sempre nel club".

La Cina

L'ultima sfida di Cannavaro ¨¨ la Cina, ma da allenatore. Oggi Fabio ¨¨ il tecnico del Guangzhou Evergrande, dopo aver guidato anche il Tianjin Quanjian. "Ho cercato di mettere in questo nuovo ruolo tutto quello che avevo imparato da tecnici come Trapattoni, Capello, Lippi o Maldini. Ma l'inizio ¨¨ stato durissimo: la lingua, la cultura, tutto era diverso. Poi pian piano ho cominciato a prendere confidenza. E ad avere fiducia, come in campo quando vinsi il Pallone d'oro. Ero un leader in campo, ora voglio esserlo in panchina".