Carissimo Sinisa, quanto manchi a noi e al nostro calcio...

Video, interviste, ricordi come cresce la nostalgia. Un uomo a petto in fuori in campo e nella vita

E vedo e rivedo i video delle tante interviste fatte insieme. Quando la malattia non era neanche immaginabile per un uomo pieno di vita, energia e muscoli come te. Quelle dopo il primo trapianto quando con una velocità impressionante tornasti com’eri. L'emozione alla tua prima uscita pubblica per il premio Leggenda dello sport della Gazzetta nel dicembre 2019: nessuno sapeva che saresti arrivato e quando ti annunciai sul palco partì un lungo caloroso applauso, con standing ovation da brividi. Eri elegantissimo con un abito vellutato blu notte e una coppola che poteva stare bene solo su un viso guascone come il tuo. Una faccia da attore. Come da film era stata la tua autobiografia, La partita della vita, che scrivemmo insieme quando il male sembrava passato. E infine quelle ultime immagini, struggenti, il 1 dicembre dello scorso anno, quando vincendo dolori e precauzioni, organizzammo la sorpresa per Zeman che a Roma presentava il suo di libro.?

Ti avevo visto il pomeriggio ed eri stremato mentre ti facevano a casa le flebo di medicinali per tenerti su. Ma arrivasti e sembrasti rifiorito, nonostante il fisico magro e i segni di alcune delle tante complicazioni che il ritorno della leucemia, ti aveva procurato. Baciasti Zeman sulla fronte con un gesto che in passato tu, uomo tutto d’un pezzo lontano dai sentimentalismi, non avresti forse mai fatto. Ma con la malattia avevi abbassato scudi e le difese decidendo di lasciarti andare alle emozioni e vivere fino in fondo ogni momento. Noi siamo stati forse un’eccezione, nel tuo virile senso dell’amicizia, perché invece di abbracci ce ne siamo dati sempre tanti, prima e dopo. Di messaggi finiti con un ti voglio bene, che esprimeva l’affetto profondo di una amicizia nata tardi, a quasi quarant’anni, ma intensa come pochissime altre.?

Ogni tanto mi rileggo il mio ultimo saluto, il giorno che ci hai lasciato. L’articolo che non avrei mai voluto scrivere è nello stesso tempo è quello a cui sono più legato perché non è stata la mano a guidare la penna, ma il cuore. Non so come si possa pesare su una bilancia una amicizia e una persona cara, una volta che si è perduta: forse da quante volte la ricordiamo, quante ci manca e si pensa “cosa avrebbe detto”, “cosa avrebbe fatto”, “che espressione avrebbe usato per sdrammatizzare, per ridere, per incazzarsi…”. E posso dire che non è passato giorno senza un pensiero rivolto a te. La domenica sera dopo le partite mi capita di osservare il cellulare e non sai quanto vorrei una volta ancora sentirlo squillare e vedere sul display “Sinisa”, e riascoltare quel ?ciao Harry?, che cambiava intonazione in base al risultato che aveva fatto la tua squadra del momento. Si parlava, spaziando dalla partita tua alle altre, e ci si ridava appuntamento notturno dopo la chiusura del giornale, che, soprattutto se non avevi vinto, non prendevi sonno mai.?

"Harry" mi chiamavi, come Harry Potter, perché dicevi che al momento giusto risolvevo problemi. Ma erano solo semplici consigli di chi ti ha voluto un bene grande. Quanto manchi al nostro calcio, Sinisa. Quanto mancano le tue parole, le tue conferenze, le tue opinioni spesso divertenti, sempre taglienti, senza sconti, profonde, scomode. Quanto manca la tua intelligenza mai banale, la tua guasconeria, le tue polemiche, il tuo coraggio. Il tuo modo di vedere il calcio e di rischiare, lanciando ragazzini e affrontando ogni avversario come affrontavi la vita: a petto in fuori. Hai vissuto 53 anni: "Sono nato due volte - dicevi - una a Borovo e una al Sant’Orsola di Bologna dopo il trapianto". La seconda è durata troppo poco, ma in quei due anni hai provato tantissimo. Un concentrato di vita, emozioni, passioni, amori. Avevi riscoperto la bellezza delle piccole cose e che, una volta uscito dall'ospedale, la felicità era racchiusa anche solo in una boccata di aria non filtrata. O nel vento tiepido di certe serate romane, quando in terrazzo il tuo sguardo si perdeva sui tetti di Roma e alternavi una boccata di sigaro a un sorso di vino rosso.?

Raccontavi la gioia di essere con la famiglia riunita, tua moglie Arianna, i tuoi adorati figli, e l’esplosione di felicità per la nascita di una nipotina bellissima che ha la tua stessa identica espressione quando è corrucciata. Sono stati solo due anni Sinisa, ma quanta felicità ti aveva regalato quel ritorno alla vita? Sembravi esserne uscito. Più spavaldo e sicuro di prima, ma con maggiore sensibilità e consapevolezza. Come nel Fra Cristoforo manzoniano "l’uomo nuovo si era aggiunto al vecchio" e il mix era davvero straordinario. Fino agli ultimi mesi. Un calvario fisico e di speranze deluse. L’amore di tua moglie e dei tuoi figli, di tua madre e tuo fratello a scaldarti fino all’ultimo. L’affetto degli amici. Ricordare è una fitta e un dolore. A distanza di un anno, la rete è sempre piena di filmati, dei tuoi gol, delle tue frasi cult. I tuoi ex calciatori ti dedicano gol e pensieri. Sventolano nelle curve dei tuoi club bandiere col tuo volto. Uomo di padre serbo e madre croata. Di cinque cittadinanze. Di tante vite, tutte da raccontare.?? passato un anno, amico mio carissimo, ma il forte dolore, come i mille ricordi belli, restano. Un bacio al cielo e te lo dico in serbo: volim te.?