Domenica mattina, ore 11.31. "Ciao “Pelu”, come va?". Dall’altro capo del telefono la voce ¨¨ giusto un po’ affaticata. "Meglio, dai. Non ho pi¨´ i dolori dei primi giorni. E poi mi hanno detto che il peggio ¨¨ passato. I medici mi hanno sgridato perch¨¦ sono un po’ pigro, bevo poco. Ma gioved¨¬ dovrebbero dimettermi. Poi vabb¨¨, servir¨¤ un po’ di tempo per tornare quello di prima". “Pelu”, invece, non torner¨¤ pi¨´. Quando l’abbiamo appreso all’alba di ieri mattina, siamo rimasti pietrificati, sgomenti. E quel sole nascente cos¨¬ luminoso si ¨¨ tramutato in un terribile buco nero che ci ha inghiottiti con un pesantissimo carico di mestizia e di dolore. Se n’¨¨ andato all’improvviso, Roberto Pelucchi, valente giornalista, alla Gazzetta dello Sport da 17 anni, strappato alla vita nella notte di luned¨¬ su marted¨¬ all’Istituto Galeazzi di Milano, dove era stato ricoverato due settimane fa. E una morte cos¨¬, poche ore dopo aver ricevuto quelle notizie confortanti, ¨¨ ancora pi¨´ difficile da accettare. Anzi no, ¨¨ proprio inaccettabile.
la tragedia
Gazzetta in lutto: ci lascia Roberto Pelucchi, 50 anni di sorrisi e amore per la notizia
Morto all’improvviso, due settimane dopo un intervento chirurgico, un collega e un amico: dall’Eco di Bergamo alla Gazzetta fino a Sportweek, raccontava lo sport con rigore. Ciao Pelu
bella persona
¡ªCi ha lasciato a soli 50 anni, l’et¨¤ in cui tiriamo le prime grandi somme della nostra esistenza, ma anche l’et¨¤ in cui abbiamo ancora tanti progetti e tante idee da coltivare. E lui ne aveva, eccome, di idee e progetti, figli di quella testa in continuo fermento. Solo 50 anni… Non li dimostrava nemmeno, “Pelu”. Una bella persona, con quell’aria da eterno ragazzino che celava il suo rigore professionale, oltre che onest¨¤ intellettuale, libert¨¤ di pensiero, bont¨¤ d’animo, verve, arguzia, ironia e soprattutto autoironia, col contorno di una buona dose di timidezza e di pudore: non amava i riflettori, preferiva stare dietro le quinte a fare il suo lavoro di giornalista scrupoloso, integerrimo e preciso, senza farsene vanto.
cucciolo
¡ªAveva cominciato la sua avventura nel giornalismo poco pi¨´ che adolescente, quando ancora frequentava l’istituto per geometri, e gi¨¤ preferiva occuparsi di palloni e biciclette anzich¨¦ di estimo o topografia. La sua prima palestra era stata un piccolo quotidiano della sua citt¨¤, Il Giornale di Bergamo Oggi, culla sgangherata ma piena di entusiasmo e di talenti. S’era fatto le ossa spaziando – cos¨¬ usava allora, primi Anni 90 – ovunque: da una partita di Terza categoria ai bordi di uno spelacchiato campo da calcio a un consiglio comunale; dal traguardo di una corsa ciclistica per allievi alle classiche conferenze stampa. Di quell’Armata Brancaleone era il cucciolo, voglioso di apprendere e migliorare. E gi¨¤ si intuiva che quella strada appena tracciata lo avrebbe portato lontano. Anche perch¨¦ scrivere bene gli veniva facile.
il salto in rosa
¡ªCon la chiusura del Giornale di Bergamo Oggi, e diventato nel frattempo professionista, dopo una parentesi al settimanale La Voce di Bergamo approd¨° a L’Eco di Bergamo, il quotidiano storico, dove in quei tre anni perfezion¨° il suo talento salendo sempre pi¨´ la scala di importanza del proprio ambito di competenza, lo sport come campo centrale e l’Atalanta sempre pi¨´ il tema della sua bella penna. Quindi il grande salto alla Gazzetta dello Sport, il sogno cullato sin dagli inizi della sua carriera. Era il 2005, arriv¨° in punta di piedi, umile, pronto a dare un contributo importante. Di scrittura, competenza, precisione, fantasia, continua ricerca della verit¨¤, attaccamento al colore rosa e al lavoro: prima al calcio, poi nella redazione online, infine a Sportweek. Sapeva fare (benissimo) di tutto: dalle inchieste alla “cucina”, dalle interviste alle spigolature.
schiena dritta
¡ªEra un giornalista dalla schiena dritta, per nulla disposto a scendere a compromessi. Non era riverente, tantomeno deferente. Quando nel 2011 esplose la vicenda del Calcioscommesse, se ne occup¨° con un puntiglio maniacale e senza fare alcun tipo di sconto. Divenne anche il bersaglio di insulti pesanti da parte di una frangia di tifosi atalantini, che lui non esit¨° a denunciare. La sua pi¨´ grande delusione, per¨°, non fu tanto incassare quegli epiteti inaccettabili vomitati su un sito internet – “infame”, “bastardo”, “uomo di m….” – quanto vedersi rigettare dal giudice la causa perch¨¦ ?in ambito sportivo un insulto generico ci pu¨° anche stare?. Divorava giornali, il nostro amato “Pelu”. E soprattutto libri. Ne scrisse pure due: il romanzo Il tesoro della Dea, dedicato alla “sua” Atalanta, e Le voci della domenica, appassionato omaggio alla radiocronaca sportiva, per scrivere il quale aveva archiviato qualcosa come cinquemila documenti. Il suo capolavoro.
Addio “Pelu”, gi¨¤ ci manchi. E s¨¬, tu diresti che ¨¨ troppo scontato. Ma oggi non sappiamo dire altro.
i funerali
¡ªI funerali di Roberto Pelucchi si terranno sabato alle 9.30 nella Chiesa di Azzano San Paolo (Bg). Oggi (dalle 14.30) la camera ardente nella Sala del Commiato, sempre ad Azzano.
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