Il portoghese replica al tecnico del City che aveva detto di non pensare a un licenziamento, come invece successo al collega con lo United: "Non voglio vincere in un club che ha 150 capi d'imputazione"
Vincenti e pepati. Pep Guardiola e Jos¨¨ Mourinho hanno fatto scuola non soltanto per le bacheche piene ma anche per le polemiche a distanza, che fosse in Spagna sull'asse Barcellona-Real o in Inghilterra tra il City allenato dal catalano e i club sulla cui panchina si ¨¨ seduto lo Special One, ora finito ai margini dell'Impero, in Turchia al Fenerbahce. L'ultima puntata ¨¨ legata alle 6 (come le Premier vinte con i Citizens) dita mostrate da Pep ai tifosi del Liverpool dopo la sconfitta del weekend scorso ad Anfield.?
Processo in primavera
¡ª ?In conferenza il catalano aveva spiegato che malgrado fosse finito a -13 dai Reds primi della classe non credeva che sarebbe stato licenziato, come invece successo all'illustre collega che pure di campionati inglesi ne aveva vinti la met¨¤ (tutti con il Chelsea, salvo arrivare alla rescissione consensuale pochi mesi dopo l'da cui poi si separ¨° nel 2015) e che poi era stato esonerato anche nel 2018 dal Manchester United. Poteva Mou incassare senza replica? Ovviamente no. "Mi tengo stretti i miei trofei, che erano tutti puliti e non ottenuti sulla panchina di un club che ha 150 capi d'accusa". Che poi sarebbero 'soltanto' 115 (54 casi di informazioni finanziarie imprecise o fuorvianti; 14 dettagli imprecisi o fasulli su pagamenti a giocatori e allenatore; 5 violazioni delle norme sul fair play finanziario stabilite dalla Uefa; 7 violazioni delle norme finanziarie della Premier League; 35 rifiuti di cooperare) per ripetute violazioni del fairlpaly finanziario della Uefa. Il processo che si terr¨¤ nella prossima primavera e che potrebbe avere conseguenze devastanti per il City.?
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