Questa ¨¨ la storia di un uomo che di s¨¦, ridendo, dice: “Gli altri nel paddock mi guardano e quel che vedono ¨¨ il segno del dollaro sulla mia faccia”. E’ la storia di Ricardo Gelael. In tanti anni la Formula 1 ne ha visti di personaggi curiosi, di filibustieri e di filantropi, di magnati, di ricchi pap¨¤ disposti a tutto per far correre i loro figlioli, talentuosi o meno che fossero. Ma come Ricardo Gelael probabilmente mai. Perch¨¦ lui non fa solo gareggiare il suo Sean, in Formula 2 con la Prema. Lui da anni e per anni ha dato soldi a una serie infinita di altri piloti: a Stoffel Vandoorne e a Esteban Ocon, a Mitch Evans e a Tom Dillmann, a Tom Blomqvist e a Nick de Vries. Sottoforma di sponsorizzazione a volte, pi¨´ spesso a fondo perduto, solo perch¨¦ fossero compagni di squadra del figlio. Perch¨¦ Sean da loro potesse imparare qualcosa. Ma pi¨´ di tutti ha aiutato il suo pupillo: Antonio Giovinazzi. “Perch¨¦ ¨¨ un bravo ragazzo. E perch¨¦ va forte”. Non per niente Vito, il pap¨¤ di Antonio, ben consapevole che senza le rupie di questo tycoon indonesiano forse il suo ragazzo in F.1 non sarebbe mai arrivato, ogni volta che lo nomina lo chiama “San Ricardo”.
LA STORIA
La leggenda di “Santo Gelael”, il protettore di Giovinazzi. E di tanti altri
Il magnate indonesiano, padre del pilota di F.2 Sean e titolare di 850 Kentucky Fried Chicken, per anni ha pagato le carriere agli avversari del figlio. Tra cui Antonio
Da Sarno alla Formula 1
¡ªChe sia stato lui il benefattore di Giovinazzi lo sanno tutti. Come lo ha fatto ¨¨ gi¨¤ meno noto. Il perch¨¦ ¨¨ il cuore stesso della storia dei Gelael. Che vennero in Italia ai tempi del kart: “In Indonesia abbiamo 250 milioni di abitanti e una sola pista. Con zero conoscenze”. E dunque tutto quel che ¨¨ successo dalla pista di Sarno in avanti ¨¨ stato fatto con uno scopo: per imparare. Imparare a guidare in pista e – come si capir¨¤ – nella vita. “C’era questo ragazzo col numero 99 – racconta Ricardo - che in gara andava fortissimo e che fuori se ne stava sulla sua bicicletta, sempre sorridente, sempre gentile. L’ho detto a Sean: ¨¨ lui”. E’ cos¨¬ che, con gran coraggio della famiglia Giovinazzi, il sedicenne Antonio si ¨¨ trasferito da Martina Franca a Jakarta. E ha cominciato a correre in Asia: in Formula Pilota China, nell’Endurance continentale. Coi soldi di pap¨¤ Gelael.
Quanto ha speso?
¡ªNegli anni dallo stesso portafogli sono passati tanti altri, pi¨´ o meno celebri. Qualcuno ¨¨ rimasto di pi¨´, altri meno. Ricardo ha garantito il budget per i team di tanti. Oltre a molto altro. Un po’ di esempi: se i piloti del suo entourage si trovavano in giro per il mondo e Ricardo li incrociava, capitava che li ospitasse, che li portasse per negozi e centri commerciale, dai quali loro potevano uscire con qualsiasi cosa. Offriva lui, si capisce. E quando Sean decideva di festeggiare qualcosa in Indonesia ¨¨ capitato che jet privati siano arrivati da l¨¤ in Europa a prelevare gli amici piloti. Cose cos¨¬. Nel dicembre 2015 si ¨¨ aperto uno spiraglio in GP2 per lui, Sean ha fatto notare al pap¨¤ che Antonio invece non aveva sedile. E allora in poche ore Ricardo ha deciso: “Ci penso io”. Con l’Agenzia MSM ha concluso e Giovinazzi ¨¨ finito in Prema. Si parla di una somma a sei cifre abbondanti. Inutile per¨° fare conti. Perch¨¦ se gli chiesi quanto ha speso in tutti questi anni e per tutti i suoi piloti, quel che ottieni da Ricardo ¨¨ un lungo sospiro. E un eloquente: “...Molto”.
Con Vito Giovinazzi
¡ªCerto per restare nella cerchia bisognava andar bene a Ricardo. “E’ una questione di rispetto, a cui tengo molto. C’¨¨ stato un pilota che nella mia stanza ha messo i piedi sul tavolo…” , e se ne ¨¨ andato. Quasi tutti per¨° sono rimasti. “Vandoorne, Ocon, mi mandano messaggi quando fanno buoni risultati. Io sono orgoglioso di loro. Ho spesso bei rapporti con i pap¨¤ dei piloti. La mia passione viene dal fatto che da ragazzo ho fatto qualche gara di rally, e adesso non mi sembra vero di sedermi nel paddock con un mito come Carlos Sainz. In tutti i pap¨¤ vedo gli stessi sentimenti. Io e Vito per esempio non abbiamo una lingua in comune con cui parlarci, eppure ci comprendiamo benissimo. Certo, io a volte gli altri padri li invidio: loro i figli sul podio li vedono. Io non tanto spesso”.
850 Kentucky Fried Chicken
¡ªTutto questo potrebbe far giungere a conclusioni sballate. Il riferimento ¨¨ a quel “simbolo del dollaro “ che in tanti vedono sulla faccia di Ricardo. Ma ¨¨ evidente che scambiare per ingenuo uno dalla storia come la sua sarebbe un po’ avventato. Il suo, di pap¨¤, Dick, nel 1967 ebbe l’intuizione di comprare la licenza per Kentucky Fried Chicken in l’Indondesia e ne apr¨¬ uno a Jakarta. “Io adesso ne ho 850. E altri 300 circa in Cina li ho venduti da poco. In tutto ho 29.000 dipendenti”. Pi¨´ svariati altri business. Per capirci: Gelael sr.ai GP arriva con ministri e vip indonesiani assortiti. E se siate in Indonesia e non sapete dove andare a vedere la Formula 1, basta che entriate in un KFC, l¨¬ la danno: i diritti per conto della tv nazionale li ha comprati lui. Le altre sue passioni sono il calcio (“Ho avuto anche una partecipazione nella Sampdoria”) e il gioco: “Dormo poco la notte, e allora scommetto”. Si racconta che quando decide di andare a giocare a Macao siano i casin¨° a mandare jet per prelevarlo a Jakarta. Non che ne abbia bisogno: all’ultimo GP di Baku di aerei ne aveva a disposizione tre: perch¨¦ dopo la gara lui, Sean e i loro ospiti avevano destinazioni e orari diversi...
Scuola di Vita
¡ª“Devo cercare di essere realista: Sean non ha il killer instinct, e ha troppi amici per essere forte. I bravi piloti devono essere bastardi arroganti. Ma andiamo avanti lo stesso, non posso certo uccidere i sogni di mio figlio”. Potrebbe casomai comprargli una scuderia, come ha fatto Lawrence Stroll per Lance. “Potrei, ma non voglio: io devo metterlo in condizione di correre, poi sta a lui. Mio figlio ¨¨ l’unico vero successo che ho. E insegnargli a stare al mondo ¨¨ il mio mestiere, come per tutti i pap¨¤ del mondo”. Ognuno con i mezzi che ha, certo. E Ricardo ha deciso di farlo col motorsport: “Che ¨¨ una grande scuola”. Dove imparare come si fa dai compagni e dagli avversari pi¨´ bravi, “e come non si fa, da tanta gente”. C’¨¨ solo l’imbarazzo della scelta. E qui si scopre il retroscena: che nel motorsport Sean c’¨¨ per sognare, ma anche per capire quanto pu¨° essere rude la vita. “Dobbiamo fare errori per imparare, e al tempo stesso cercare di avere successo per migliorare la fiducia in noi stessi. Ma lo dico sempre a Sean: con umilt¨¤, e basso profilo. Lui ha i piedi per terra, gi¨¤ dallo scorso inverno ha cominciato a lavorare con me. Abbiamo comprato il marchio Taco Bell: sar¨¤ lui a cercare di lanciarlo in Indonesia.
Mondo Piccolo
¡ªE intanto tutti e due sognano, non si capisce nemmeno bene chi pi¨´ dell’altro. “La Formula 1 e 2 ¨¨ un posto difficile, dove incontri tanta gente e ti fai pochi amici. Ci eravamo anche stancati, ad un cero punto, poco tempo fa. Ma poi abbiamo incontrato Ren¨¦ (Rosin, patron della Prema per cui corre Sean, ndr) che ci ha fatti re-innamorare. Qui impari la disciplina e a capire la gente”. Senza cadere nel tranello di un mondo che spesso eleva l’arroganza a valore. Ricardo ha speso, ¨¨ stato molto generoso, conosce il rischio di passare per ingenuo o, peggio, per sprovveduto, ma il suo ¨¨ un rischio calcolato. Di recente c’¨¨ stato il boss di un team che deve averlo criticato per questo, uno di quelli che incarnano la durezza e il pragmatismo a ogni costo. A suo modo un personaggio simbolo della F.1. “Il tuo mondo – gli ho detto – ¨¨ lungo 500 metri. Come il paddock. Il mio ¨¨ molto pi¨´ grade”.
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