La vita del figlio d’arte ha i suoi pro ed i suoi contro, a seconda di come la si voglia guardare. Certo, genitori dal pedigree importante aiutano ad aprire alcune porte, ma rischiano anche poi di diventare ingombranti quando qualcosa va storto e l’etichetta familiare diventa un fardello che resiste (male) allo scorrere del tempo, annacquando l’aura del passato. Lo sport non fa nessuna eccezione, anzi ¨¨ uno dei territori di conquista preferiti per le dinastie che durano per pi¨´ generazioni, protettrici di una conoscenza che, segretissima, si passa di padre in figlio.
Il personaggio
Modello, ingegnere e non solo: chi ¨¨ il figlio di Rocco Siffredi che va forte anche nell’atletica
Leonardo Tano ¨¨ uscito dall’ombra del padre, a tutta velocit¨¤: dalla nazionale juniores al tempo che lo proietta tra i primi 30 (stagionali) al mondo nei 60 ostacoli
Dall’italianissima epopea Maldini, che vive oggi la sua pagina pi¨´ nuova, ai campioni Nba, che tra uno Shareef O’Neal, uno Zaire Wade e uno Steph Curry, trovano in LeBron James Jr, per tutti Bronny, la massima espressione del peso di un cognome importante. Il padre lo aspetta: dopo l’obiettivo di diventare il pi¨´ grande marcatore della storia della Lega, ormai prossimo, ha gi¨¤ dichiarato che, dopo tale traguardo, non avr¨¤ altro da fare che aspettare di vedere se suo figlio arriver¨¤ in Nba, solo per il gusto di giocare almeno un anno insieme a lui. Pressione ne abbiamo? Eppure, per quanto essere “il figlio di” non sia facile in nessuna disciplina, arte o mestiere, ancora pi¨´ difficile ¨¨ provare ad imporsi in un ambiente diverso da quello del progenitore famoso, portandosi comunque appresso tutta la rilevanza delle sue generalit¨¤. Insomma: il figlio d’arte in senso stretto, ha sia da perdere che da guadagnare da un pap¨¤ o una mamma che ¨¨ stato un campione, ma la progenie di una celebrit¨¤, che si lancia in un settore tutto nuovo, ha molti pi¨´ rischi che vantaggi. Per conferma si potrebbe citofonare a casa Springsteen, dove a Jessica non ¨¨ bastato l’argento olimpico per smettere di essere la figlia del Boss. Oppure a Joakim Noah, che nonostante la gran carriera nel basket, nell’immaginario collettivo sar¨¤ sempre secondo al leggendario padre tennista; o magari chiedere a John David Washington, che nonostante una buona carriera nel football, vivr¨¤ per sempre all’ombra di Denzel.
Anche l’Italia, in queste settimane sta scoprendo un figlio d’arte sui generis, al quale forse, di fronte all’opinione pubblica, ¨¨ toccato forse il compito pi¨´ complicato: Leonardo Tano. Rocco Siffredi, da qualunque lato lo si voglia raccontare, ¨¨ un simbolo dell’italianit¨¤, uno dei nostri connazionali pi¨´ famosi e riconoscibili in tutto il Mondo. La sua arte, o artigianato che dir si voglia, ¨¨ tra i pi¨´ peculiari in assoluto, e soltanto negli ultimi vent’anni, o giu di l¨¬, ¨¨ uscito dai retrobottega polverosi dei video noleggi, per entrare di diritto nella cultura pop. Essere un porno attore, oggi, non ¨¨ certo un tab¨´, anzi, se sei bravo ti assicura un alto tasso di riconoscibilit¨¤ mediatica, anche in un Paese come il nostro, dove l’argomento ¨¨ spesso trattato ancora in maniera tranchant. Immaginiamo per¨° che non deve essere stato facile per il piccolo Leonardo provare a farsi strada nello sport, portandosi dietro l’ingombro di tanta fama, che oltre a quella del padre, si somma pure alla carriera della madre, Rozsa Tassi, che con Rocco, insieme alla vita, ha condiviso pure il set. Una fama enorme, universale e anche molto specifica, sulla quale tutti, immaginiamo, legittimamente oppure no, hanno un’opinione.
Classe 1999, Leonardo sta riuscendo a far parlare di s¨¦ per meriti sportivi e non pi¨´ soltanto per le proprie altisonanti origini. E questo ¨¨ un merito tutto suo e, forse, anche una piccola liberazione. Ultimogenito della coppia, laureato in ingegneria meccanica e modello part-time, finalmente sta raccogliendo risultati anche nell’atletica, vera passione di una vita intera. Dopo aver fatto a lungo parte della nazionale juniores ungherese, con cui ha preso parte al Festival Olimpico della Giovent¨´ europea, ¨¨ diventato un buon ostacolista, che non disdegnava, in passato, anche qualche capatina anche nel salto in alto. Le sue ultime prove hanno acceso i riflettori su di lui, stimolando gli addetti ai lavori nostrani, costretti, forse per la prima volta a valutare con attenzione le sue prestazioni sportive. ? recentissimo il 7’’79 corso al Palaindoor di Ancona, distanza 60 metri ostacoli: un crono di tutto rispetto, non distante, per esempio, dal 7’’70 di Franck Koua, fatto registrare a Torun, due anni fa. E anche se il primatista tricolore Paolo Dal Molin ¨¨ ancora lontano, non ¨¨ impossibile pronosticare per Tano un ingresso nella top 10 azzurra all time della distanza, soprattutto se dovesse continuare a migliorare. Intanto, il tempo ¨¨ tra i migliori 30 della stagione internazionale, e pi¨´ di ogni altra cosa, forse, sta regalando al buon Leonardo un po’ di visibilit¨¤ tutta sua, senza asterischi, senza premesse e senza mormorii.
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