La dottoressa Campanini chiude raccontando una storia accaduta a un¡¯atleta che lei ha seguito: ¡°Cito una giovane ginnasta di livello nazionale che ho seguito dall¡¯et¨¤ di 11 anni ed era reduce da un infortunio bruttissimo alle parallele: si era operata due volte e le erano state applicate delle piastre al braccio. Lo stesso chirurgo aveva messo in dubbio non solo il suo futuro sportivo ma anche la possibilit¨¤ di recuperare la normale mobilit¨¤ dell¡¯arto: sembrava quindi esclusa la possibilit¨¤ di tornare alla ginnastica. Lei per¨° viveva di questo sport, andava tutti i giorni in palestra e questo impedimento fu traumatico dal punto di vista mentale e non solo, perch¨¦ la ginnastica era la sua vita. Il suo era un piacere eudemonico, non edonistico. A lei interessava ritornare in palestra a fare il suo sport e non tornare a vincere. Abbiamo lavorato proprio sull¡¯ascolto delle sensazioni del corpo, in particolare sulla parte infortunata che era stata estromessa dalla sua percezione interna. Anche durante la riabilitazione usava la testa, rimanendo profondamente in contatto con le sensazioni piacevoli e spiacevoli che stava vivendo. Nonostante tutto aveva sempre il sorriso sulle labbra, segno di quella positivit¨¤ che le permetteva di affrontare con spirito propositivo questo grave evento. Dopo un anno ferma ¨¨ tornata a gareggiare, ottenendo anche risultati importanti. Aveva una mente gi¨¤ molto matura nonostante la sua giovane et¨¤, dettata dalla capacit¨¤ di autovalutarsi in senso positivo, di avere una grande consapevolezza di s¨¦ e di avere un dialogo interiore che non sempre si trova, talvolta, neanche in atleti di vertice; ma la cosa pi¨´ incredibile ¨¨ stata la sua capacit¨¤ ¨C in quell¡¯anno di ripresa- di affiancare ai risultati sportivi dei voti altissimi a scuola, nonostante il doppio impegno. Un grande successo suo, personale, e per me una grande soddisfazione: ¨¨ stata una lezione di vita¡±.
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