Strategie e aspettative del manager italiano che da un anno guida il Gruppo Renault verso una transizione fatta di ecologia, tecnologia e fascino. ¡°? importante riconnettere una azienda con la propria storia, questo racconta il prototipo della R5, ma oggi una vettura ha 100 milioni di righe di codice informatico, pi¨´ di quelle che aveva un Boeing 747 di qualche anno fa¡±
¡°Sono trenta anni che lavoro nel settore dell¡¯automobile e non ho mai visto una trasformazione simile come quella degli ultimi 5 anni¡±. Gazzetta Motori incontra Luca de Meo, dal luglio 2020 a capo del Gruppo Renault, uno degli italiani pi¨´ influenti nel mondo delle quattro ruote. Nato a Milano il 9 giugno del 1967 e laureato in business administration alla Bocconi nel 1991 con una tesi sull¡¯etica degli affari, una delle prime in Italia. Da manager, rappresenta la creativit¨¤ dell¡¯auto italiana nel mondo. Il suo libro ¡°Da 0 a 500¡± del 2010 ¨¨ diventato un best seller. La stima raccolta in Italia e in Germania, nel gruppo Volkswagen lo hanno portato in Francia. Una leadership costruita al ritmo di innovazione.
Una carriera dove il cambiamento ha creato sempre nuove opportunit¨¤?
¡°L¡¯esperienza della F1 che noi viviamo con Alpine parla chiaro. ? una categoria diventata una nuova piattaforma di comunicazione e competizione, tanto che oggi l¡¯80% dei tifosi sono persone al di sotto dei 35 anni. Lo stesso succeder¨¤ con le auto. Quello che stiamo preparando ¨¨ un cambiamento per integrare l¡¯automobile nell¡¯Internet delle cose. La nostra nuova Megane elettrica presentata al Salone di Monaco ¨¨ la prima vettura ad integrare completamente un sistema operativo Android, con la stessa esperienza d¡¯uso di uno smartphone, in termini di velocit¨¤ e capacit¨¤ di evolvere le potenzialit¨¤. Non sar¨¤ solo un fatto di infotainment, ma la possibilit¨¤ di connettere la vettura con l¡¯infrastruttura stradale e con la rete. Piacer¨¤ ai giovani¡±.
Come evolveranno i nuovi modelli tra nuove tecnologie, richiami al passato e voglia di avvicinare nuovi automobilisti?
¡°Avete visto al recente Salone di Monaco il prototipo della R5 che ha fatto scalpore. Resto convinto che nelle radici ci sia sempre l¡¯anima dei marchi, per questo ¨¨ importante riconnettere una azienda con la propria storia. La R5 sar¨¤ una vettura elettrica ma abbiamo anche altre idee. Stiamo reinventando e modernizzando anche Alpine, che riconnetter¨¤ il marchio con la sua storia¡±.
Dacia ¨¨ cambiata. Da low cost a marchio generalista nel senso pi¨´ concreto del termine?
¡°Il livello tecnologico dei prodotti si sta alzando ovunque e Dacia sta seguendo questa crescita pur rimanendo pi¨´ accessibile della concorrenza. Soddisfa i bisogni essenziali dei clienti, e la nuova Jogger 7 posti offre tanto a soli 15 mila euro e punta su un ritorno anche alle cose semplici. ? nello spirito del nostro tempo con un¡¯anima attraente¡±.
Anche per Dacia sar¨¤ importante il motore ibrido?
¡°L¡¯ibrido sar¨¤ importantissimo per il mercato per molto tempo, il nostro E-Tech arriva dalla F1 e anche il Jogger avr¨¤ un ibrido. Dacia approfitter¨¤ di tutte le opportunit¨¤ del Gruppo Renault e dell¡¯Alleanza¡±.
Un rapporto consolidato con il Giappone?
¡°Con Nissan siamo sposati da oltre 20 anni, ed ¨¨ un matrimonio rodato e che dura. L¡¯Alleanza funziona e condivideremo molte piattaforme, abbiamo un approccio comune su pack, chimica e fornitura delle batterie. In questi mesi stiamo discutendo come affronteremo la condivisione sul tema del software e delle piattaforme elettroniche per tutti i marchi¡±.
Molte aziende del settore ha dimostrato di poter andare in crisi, anche per la crisi dei microprocessori. Come si affrontano gli effetti?
¡°Questa crisi dei chip e delle forniture ci impedisce di approfittare della crescita del mercato ma ha una catena molto lunga che ¨¨ andata in difficolt¨¤. E un tema strutturale con una grande concentrazione di aziende che producono semiconduttori, aggravato dai blocchi alla logistica e al trasporto di merci a livello mondiale innescati dalla pandemia¡±.
Ma la rivoluzione elettronica nell¡¯auto si ferma?
¡°Sul fronte dei software stiamo investendo tanto: al nostro interno abbiamo oltre 2.000 ingegneri che si occupano solo del software. Oggi un¡¯auto ha 100 milioni di righe di codice, pi¨´ di quelle che aveva un Boeing 747 qualche anno fa. C¡¯¨¨ il tema di far dialogare i programmi che si occupano della guida autonoma con quelli destinati alla sicurezza e ancora con la piattaforma che gestisce il telaio, il motore e le dinamiche di guida. ? un vero lavoro di squadra tra noi e i fornitori¡±.
Le nuove norme vi spingono verso un cambiamento ma la transizione offre sfide e grandi responsabilit¨¤. ¡°Dobbiamo diffondere un sistema nuovo, immaginare scenari urbani pi¨´ fluidi, l¡¯interconnessione, la pluralit¨¤ di infrastrutture, una cultura della micromobilit¨¤ complementare. Pensare a rack per la ricarica dei monopattini elettrici nelle citt¨¤. L¡¯obiettivo ¨¨ comune, complessivo, anche se poi l¡¯auto ha le responsabilit¨¤ di un protagonista. Il regolatore dovr¨¤ dirci in modo chiaro cosa vuole da noi, lasciandoci liberi di scegliere come ottenerlo.
Si chiama neutralit¨¤ tecnologica, un principio fondamentale per garantire progresso tecnico e risultati in linea con le aspettative ambientali. Speriamo di poter mantenere l¡¯ibrido fino almeno al 2040. Ci saranno varie tecnologie per un po¡¯, prima di convergere su due o tre standard dominanti.Una delle nostre responsabilit¨¤ come costruttori ¨¨ gestire questa transizione contenendo l¡¯impatto economico e sociale su aziende e fornitori, ma senza dubitare mai che dovremo ridurre l¡¯impatto sull¡¯ambiente. Il trasporto rappresenta un sesto delle emissioni e dobbiamo trovare le soluzioni¡±.
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