Wolves, Williams chiede spazio
Ma è il momento della verità

Giorno più giorno meno, le prossime sei settimane saranno scandite da due avvenimenti importanti per i Minnesota Timberwolves: 1. Kevin Love, l’ala grande All Star dei Wolves, tornerà in campo dopo la frattura al terzo e quarto metacarpo della mano destra. 2. Derrick Williams, l’altra ala grande della squadra, dimostrerà perché la dirigenza lo ha scelto alla numero 2 nel draft Nba del 2011. O perché non avrebbe mai dovuto farlo. È proprio adesso il momento in cui Williams dovrà dimostrare di essere pronto a un ruolo di primo piano: quando, la settimana scorsa, Love si è infortunato mentre si allenava facendo piegamenti sulle braccia, anche i suoi 26 punti e 13 rimbalzi di media in 39 minuti di gioco a serata sono rimasti senza un padrone, anche se per un breve periodo. L’ala Dante Cunningham, che si appresta a disputare la sua quarta stagione nella Nba, è uno dei candidati a proseguire l’opera: ma ad essere onesti nessuno ha scelto Cunningham alla numero 2. Se, almeno in parte, la spiegazione per l’anonima annata da rookie di Williams è da ricercarsi nel fatto che era chiuso da Love, adesso Derrick non avrà questo problema per il prossimo mese e mezzo. "Non sono molti i giocatori con 26 punti e 13 rimbalzi di media – ha dichiarato Williams dopo la prestazione incolore nell’amichevole contro Chicago, in cui ha chiuso con 5 punti, 3 rimbalzi, 4 falli e 4 palle perse dopo aver giocato nel secondo e nel quarto periodo -. Forse questa squadra ha bisogno di due o tre giocatori che, complessivamente, riescano a collezionare certe cifre".

annata sottotono — Lo scorso anno, la produzione offensiva di Williams è stata circa un terzo di quella di Love – 8.8 punti e 4.7 rimbalzi in 21.5 minuti, quasi la metà di quelli giocati da Kevin -. Adesso non è abbastanza: "Senza Kevin, ho davanti a me una buonissima opportunità – ha spiegato il giocatore -. Cercherò di sfruttarla al meglio: in molti si chiedono se io sia pronto, ma sono convinto di esserlo". A dire il vero, contro i Bulls Williams non ha dato l’impressione di essere pronto: sembrava più un rookie che un giocatore al secondo anno nella Nba, che sta vivendo quella che, ad essere onesti, è di fatto la sua prima preseason. A causa del lockout, Williams – che ha compiuto 21 anni solo cinque mesi fa – non ha avuto l’opportunità di disputare la Summer League e di allenarsi in modo informale con lo staff tecnico dei Wolves e con i suoi compagni di squadra: Derrick ha avuto a disposizione solo due amichevoli prima di un’annata da 66 partite senza pause. Inoltre Williams si è trovato alle dipendenze di un coach esperto ed esigente come Rick Adelman, obbligato a cercare un’inversione di tendenza per Minnesota nonostante il calendario ridotto: Adelman ha spesso avuto la sensazione che Williams "galleggiasse" durante la sua stagione d’esordio e pensa che negli ultimi giorni, dopo essersi presentato al training camp di quest’anno con quasi 5 chili in meno e con più energia, Derrick abbia fatto qualche passo indietro. "Vorrei che Derrick giocasse in modo più efficace, non so che altro dire -, ha dichiarato Adelman -. Deve imparare a giocare su entrambi i lati del campo: deve essere più attivo rispetto a quanto lo è stato contro i Bulls e capire quello che è in grado di fare. Il compito dello staff tecnico è quello di mettere i nostri giocatori nelle condizioni di esprimersi al meglio, ma poi spetta a loro farlo".

Derrick Williams. Uspresswire

ala piccola o ala grande? — Adelman vuole soprattutto che Williams non commetta l’errore di pensare di essersi definitivamente guadagnato i minuti che avrà a disposizione – nell’ultima fase della preseason - a causa dell’assenza di Love: "Un giocatore come lui, anche se ha un buon minutaggio a disposizione, non deve sentirsi arrivato. Questo deve essere il suo approccio, e deve lavorarci ogni giorno: non può permettersi di dare tutto per scontato anche se dovesse giocare 25 minuti a partita". Brandon Roy, la nuova guardia dei Wolves, ha dichiarato: "La seconda stagione nella Nba è sempre molto complicata, perché hai alle spalle un anno di esperienza e spesso le aspettative aumentano. A volte Derrick è confuso, non capisce se deve giocare in posizione di 3 o di 4: il mio consiglio è quello di pensare solo a giocare, senza preoccuparsi del ruolo e di lasciare che sia il campo a parlare per lui. È solo una questione di fiducia, perché il talento c’è". A molti rookie è successo di essere gettati sul fondo della piscina, e nei minuti a loro disposizione hanno dovuto scegliere se affogare o nuotare: Kyrie Irving, prima scelta assoluta di Cleveland davanti a Williams, ha vissuto una situazione simile e ha vinto il premio di rookie dell’anno nel 2011-12. Lo scorso anno le cifre di Williams non erano orribili – su una base di 36 minuti a partita, i suoi 14.8 punti e 7.9 rimbalzi a partita non sfiguravano in proporzione davanti alle statistiche di rookie del calibro di Kevin Garnett, (13.1, 7.9), Chris Bosh (12.3, 8.0) e Josh Smith (12.6, 8.0). Ma sono stati due gli aspetti che hanno danneggiato la produttività di Williams in fase offensiva: Derrick ha tirato con il 41.2% (26.8% dall’arco) e i 1.418 minuti totali da lui disputati sono una porzione di tempo sicuramente ridotta per un rookie. Le cause sono da ricercarsi sia nel lockout che nell’inconsistenza di Williams nei minuti che ha avuto a disposizione come ala piccola. Il lungo di riserva di Chicago, Taj Gibson, che l’altra sera ha dato una lezione a Williams partendo dalla panchina e chiudendo con 12 punti, 11 rimbalzi e tre stoppate, è arrivato nella Nba dal lato opposto del primo giro del draft: Gibson è stato una delle ultime scelte, e se avesse fatto qualcosa di buono tutti lo avrebbero considerato un bonus. "È più difficile quando la gente ha molte aspettative nei tuoi confronti e pensa che tu sia in grado di collezionare 15 punti e 10 rimbalzi a partita – ha dichiarato l’ala dei Bulls -. Per Williams non è stato facile, perché in molti hanno cercato di capire se lui è un 3 oppure se deve giocare da 4 insieme a Kevin Love". Gibson si ritiene fortunato, visto che nei Bulls ha giocato con molti lunghi d’esperienza dai quali ha imparato molto: da Kurt Thomas a Brad Miller, per arrivare a Carlos Boozer e, adesso, a Nazr Mohammed. E Williams? I Wolves sono ricchi di alternative nel ruolo di ala - Love, Cunningham, Andrei Kirilenko, Chase Budinger, Lou Amundson -, ma se si esclude Kirilenko, sono tutti giocatori giovani o anche loro in cerca di un’opportunità. O, forse, entrambe le cose.

l'investitura di gibson — D’altra parte Gibson a Chicago partiva inizialmente dietro a Tyrus Thomas, che a differenza di Love non era certo un ostacolo insormontabile da scavalcare per un giocatore ansioso di trovare spazio: Gibson, che ha giocato a USC, ha sentito parlare di Williams quando Derrick frequentava il liceo a La Mirada, in California, all’epoca in cui "non riusciva nemmeno a schiacciare ". "Poi quando si è presentato l’anno successivo era completamente trasformato: mi ricordo che il coach, Tim Floyd, parlava benissimo di lui. Dopo si è trasferito ad Arizona: ma ora è nella Nba, dove tutti hanno un grande talento. Williams deve rendersene conto: guardandolo giocare, ti rendi conto che quando riceve la palla vorrebbe soltanto segnare, ma deve prendersi il suo tempo". Basta che non sia troppo.