Rockets, Parsons è pronto
"Sono cresciuto, voglio vincere"

Chandler Parsons è nato il 25 ottobre 1988. Reuters

A poche settimane dall’inizio del training camp, molti giocatori dei Rockets sono tornati ad allenarsi al Toyota Center in vista della prossima stagione. Oggi incontramo Chandler Parsons, ala che nella sua stagione da rookie è stato eletto nel secondo quintetto delle matricole.

Si è parlato molto del soprannome di Chandler Parsons: la scorsa settimana Daryl Morey e Matt Bullard ne hanno addirittura discusso su Twitter. Lei come preferisce essere chiamato?
"Sinceramente il soprannome che preferisco è Chandler Bang.

Anche io ho sempre pensato che sia il più adatto a lei.
"Sì, lo credo anche io. Non mi è mai piaciuto il soprannome 'Mad Chicken': penso che sia il nomignolo più brutto e banale di sempre. E non posso essere neppure 'CP', c’è solo un 'CP' nella Nba, per questo mi accontento di Chandler Bang.

Mi fa piacere che lei abbia deciso di chiarire la questione di propria iniziativa. Inoltre non la vediamo da tempo: so che ha trascorso l’estate con amici e familiari. Che cosa può dirci di questo periodo?
"Sono riuscito a viaggiare e a trascorrere del tempo con la mia famiglia. Sono stato nell’isola di Nevis con i miei genitori e con la mia fidanzata. Poi mi sono spostato a Antigua, nei Caraibi, dove mio fratello studia medicina. Sono entrambi dei posti bellissimi e finalmente ho avuto l’opportunità di staccare la spina e stare con i miei familiari. Sono stato un paio di volte a New York e a Las Vegas, inoltre sono stato a Chicago per il festival musicale Lollapalooza, assolutamente fantastico".

Qual è l’esibizione che le è piaciuta di più?
"Mi è piaciuto molto Avicii: lui e i Red Hot Chili Peppers sono stati grandissimi. Sono andato al festival insieme a Joakim Noah e Taurean Green e sono venuti anche alcuni nostri amici dalla Florida".

Chandler Parsons, 9.5 punti di media da rookie. Reuters

Davvero era con Joakim Noah? Preferirei non chiederle i dettagli del viaggio.
(ride). "È stato uno spasso, siamo stati addirittura sul palco per gran parte del fine settimana. Vedere dal vivo Avicii e i Red Hot Chili Peppers è stata una grande emozione. Durante il resto dell’estate ho fatto la spola con Gainesville, dove mi sono allenato con lo staff tecnico: ho svolto un lavoro specifico sulla forza, sulla velocità e sull’agilità e i risultati si sono visti nelle prime partitelle di allenamento. Nelle ultime tre settimane ho svolto delle sedute di tiro per due volte al giorno e credo di essere molto migliorato".

Ricordo che lo scorso anno lo staff tecnico dei Rockets sottolineava spesso l’importanza di muovere bene le gambe prima di andare al tiro: quando tirava, a volte lei dava l’impressione di non dare abbastanza forza alla conclusione a causa della stanchezza o di condizioni fisiche non eccellenti. Quando si è allenato al tiro durante l’estate ha dato importanza anche a questo aspetto?
"Sì, certamente. Quando ero stanco in partita a volte cercavo di tirare prendendo la mira, ma la conclusione era quasi sempre debole perché non avevo abbastanza forza nelle gambe. Per questo ho cercato soprattutto di lavorare sulla forza e adesso le mie gambe sono molto più resistenti. Devo riuscire a tirare con più forza, ma allo stesso tempo con traiettorie morbide, soprattutto dalla linea dei tiri liberi. Ho lavorato anche sulla continuità, perché vorrei riuscire ad essere efficace alla conclusione ogni sera. So che avrò spesso la palla in mano quest’anno, per questo sarà importante anche essere continuo in lunetta e cercare di segnare il più possibile".

C’è una percentuale che si sente in grado di raggiungere dall’arco o dalla linea dei tiri liberi?
"Preferisco non parlare di cifre, ma la mia percentuale ai liberi deve assolutamente migliorare. Vorrei arrivare al 75% o anche oltre: lo scorso anno ho tirato con il 34% dalla linea dei tre punti e non è male, ma vorrei arrivare al 37-40% quest’anno, sarebbe fantastico".

Ha detto di sentirsi quasi un playmaker quest’anno. Si sente pronto a creare gioco usando entrambe le mani?
"Direi proprio di sì. A Florida giocavo il pick and roll in ogni possesso e lo scorso anno credo di aver acquisito esperienza in questo senso. Quest’anno potrò ancora migliorare: grazie alla mia statura sono in grado di sovrastare le difese avversarie e per questo saprò leggere ancora meglio il gioco, aiutando i miei compagni ad andare alla conclusione. Se saprò migliorare al tiro, anche la mia capacità di giocare in campo aperto ne trarrà beneficio".

I Rockets sono molto giovani, ma hanno molti assi nella manica dal punto di vista della versatilità. Jeremy Lin sarà ovviamente il playmaker di riferimento, ma con giocatori come lei e Royce White - in grado di giocare in più posizioni e di creare gioco per i compagni – e come Terrence White – un atleta molto fisico che può penetrare in area, ma anche giocare in posizione di ala - sarà molto interessante capire cosa riuscirà a fare questo gruppo.
"Sì, credo che la gente rimarrà sorpresa. Siamo un gruppo con molto talento e in molti si dimenticano di Kevin Martin, un altro giocatore che sa segnare: è uno dei migliori cannonieri della Nba. Royce e Terrence sono due ali che hanno buonissime capacità in fase conclusiva, mentre Patrick Patterson è in condizioni fisiche strepitose e sta migliorando continuamente. Asik è un mastino in fase difensiva e anche Jeremy Lamb può dare un grosso contributo. Abbiamo dei giocatori molto versatili, in grado di mettere in crisi le difese avversarie e di far divertire la gente. Forse non abbiamo il talento che hanno altre squadre, ma per questo motivo lavoreremo ancora più intensamente, perché sappiamo che dovremo sudarci ogni vittoria che porteremo a casa".

Lei ha un buonissimo rapporto con Jeremy Lin. So che la vostra estate è stata molto movimentata, ma siete riusciti a mantenervi in contatto in questi mesi?
Certamente, abbiamo parlato molto. Stiamo entrambi cercando casa e ovviamente questo è stato al centro delle nostre discussioni, ma ci siamo confrontati su tantissimi argomenti. Ovviamente abbiamo parlato anche della squadra e di quello che dovremo fare per migliorare. Jeremy è stato a Taiwan con David Lee, che è uno dei miei migliori amici, per questo mi sono tenuto in contatto con entrambi: so che Lin è entusiasta di giocare a Houston e io lo aspetto per avere l’opportunità di allenarmi con lui e di cominciare a trovare un’intesa sul campo".

Sente di essere una persona e un giocatore diverso da quello che era un anno fa?
"Sì, credo di essere molto diverso. Fisicamente sono molto più forte e veloce, sono migliorato in fase di possesso palla e adesso so che quando catturo un rimbalzo posso spingere il contropiede e creare qualcosa di buono. Sono cresciuto al tiro, in difesa e dal punto di vista tattico: ho lavorato su tutti gli aspetti del gioco e credo che si stiano vedendo i primi risultati".

Non posso lasciarla andare senza chiederle se è ancora un fan di Justin Bieber.
"Non ho niente contro di lui, credo che Justin abbia molto talento. Non sto scherzando, credo che sia un bravissimo cantante. E ci tengo a precisare che non sono io che assomiglio a lui, ma il contrario". (ride).