Lin si è già preso Houston
"Proverò a fare il leader"

Jeremy Lin, 24 anni, 64 partite in carriera in Nba. Afp

Pare che sia stato Einstein a dire che la follia equivale a fare sempre la stessa cosa aspettandosi risultati diversi: come avrebbe descritto il grande intellettuale il fenomeno che ha avuto inizio esattamente otto mesi fa? Stiamo parlando della Linsanity: il suo apice è stato quando, per la prima volta, Jeremy Lin è uscito dalla panchina segnando 25 punti, con 7 assist, contro Deron Williams e i Nets? Oppure la bomba da 38 punti esplosa sulle teste di Kobe Bryant e dei Lakers, che ha quasi fatto crollare il soffitto del Madison Square Garden? O forse il bigliettino d’amore da tre punti, a meno di un secondo dalla fine, che ha permesso ai Knicks di vincere a Toronto nel giorno di San Valentino? O forse la vera Linsanity sta nella scelta dei Rockets di investire 25 milioni di dollari e di consegnare le chiavi dell’attacco a un giocatore dal curriculum così limitato di esperienze che basterebbe il biberon di un neonato per raccoglierle tutte?

gloria da conquistare — A onore del playmaker 24enne, bisogna dire che Lin non è il tipo di persona a cui piace autocompiacersi o sbattere la sua foto sulla pagina principale del sito della squadra, sui giornali o sui manifesti in città per cercare di vendere più biglietti. "Non so ancora se sarò il volto di questa franchigia - ha ammesso Lin -. Siamo una squadra giovane e quindi è importante che tutti diano il loro contributo: non sarà un unico giocatore a trascinarci verso gli obiettivi che ci siamo prefissati, ma sarà tutto il gruppo a doverlo fare. È ancora presto e in questa fase sto cercando di conoscere meglio i miei compagni di squadra: è dando il buon esempio che si diventa leader e ne sono ancora più convinto rispetto all’anno scorso o a due anni fa, quando ero ancora un giocatore con un contratto non garantito o parzialmente garantito. Adesso ho trovato più stabilità, per questo devo imparare a essere un punto di riferimento per la squadra, anche facendomi sentire quando sarà necessario e trascinando i miei compagni con il buon esempio e con la giusta etica lavorativa". Secondo quanto riportato da alcuni giornalisti, nei primi giorni del training camp Lin ha giocato con disinvoltura ed efficacia, cercando di avere sempre il pallone tra le mani e prendendo gli altri giocatori del backcourt dei Rockets sotto la sua ala protettrice: il fatto che un giocatore che ha collezionato appena 64 presenze nella Nba (con 25 partenze in quintetto) sia stato prodigo di consigli per i suoi compagni evidenzia ancora di più l’inesperienza del roster di Houston. Carlos Delfino è l’unico giocatore dei Rockets ad aver compiuto 30 anni: saranno sette i rookie che parteciperanno al training camp e tre giocatori sono alla loro seconda stagione nella Nba.

ricostruzione — Sono la sua tangibile serenità e la sua aria risoluta ad aver tenuto Lin con i piedi per terra: ma sono in molti a chiedersi se Jeremy non sia una moda destinata a scomparire. La sua percentuale di palle perse e la sua difesa sono dei buoni motivi per preoccuparsi: negli ultimi anni i Rockets sono stati la personificazione della mediocrità - non vincono una serie di playoff dal 1997 – ma con Lin la situazione potrebbe capovolgersi. Da quando gli infortuni hanno costretto la coppia di stelle formata da Tracy McGrady e Yao Ming ad alzare bandiera bianca, non c’è stato molto da vedere a Houston: la dirigenza non è mai riuscita a definire una trade o ad attirare un free agent di grosso calibro con il quale avviare la ricostruzione della franchigia. Lin è quantomeno un nome da appendere sul tendone di un circo abbastanza insignificante di giocatori: il fatto che i Rockets abbiano sfruttato al volo l’opportunità di sganciare un sacco di soldi -per un giocatore che ha partecipato al training camp di Houston nel dicembre scorso e che quindi avrebbero potuto acquistare a cifre molto più contenute - con un'offerta che i Knicks hanno deciso di non pareggiare la dice lunga sulla loro situazione, per non citare il redditizio contratto di locazione del Toyota Center nelle mani del proprietario del club, Leslie Alexander.

voglia di playoff — Anche se Alexander e il general manager Daryl Morey hanno affermato categoricamente di non essere disposti a buttare via di proposito la prossima stagione per cercare di assicurarsi una delle prime tre scelte nel draft, e lo hanno dimostrato definendo alcune trade che hanno mantenuto la squadra in linea di galleggiamento, il prossimo rischia davvero di essere l’anno in cui un roster indebolito e ricco di giovani potrebbe spingere i Rockets nei bassifondi a prescindere da chi sarà il playmaker. "Nella prossima stagione lotteremo per i playoff - ha dichiarato Morey -. Se riusciremo ad arrivarci, sarà perché i nostri giovani avranno offerto un rendimento da All Star. Potrebbe toccare a Jeremy? Lo speriamo tanto: crediamo in lui e siamo convinti che possa essere un trascinatore". Lin andrà dritto per la sua strada, determinato a provarci. I Rockets affonderanno, o forse no: ma in tutti i modi sarà comunque Linsanity.