LeBron record: già a 20mila
Austin Rivers ferma il papà

LeBron, il più giovane nell'Nba a fare 20 mila punti. Reuters

È la notte delle pietre miliari per LeBron James, più giovane giocatore della storia Nba a superare i 20 mila punti segnati, che nell'occasione supera anche i 5 mila assist in carriera, nel largo successo Heat in casa dei Warriors privi della loro stella Curry. Ed è la notte in cui si chiudono le serie aperte delle squadre a Est: quelle perdenti di Atlanta e Orlando, quelle vincenti di Brooklyn, Boston, Washington e in parte Indiana. E si prolungano quelle a Ovest, con New Orleans, Dallas e San Antonio ancora a segno, mentre cadono ancora Houston, Portland e Memphis.

Orlando Magic–Indiana Pacers 97-86 (tabellino)
Grazie a una partita da 12/21 da tre, con 4/6 a testa per Redick e Nelson, Orlando buca la miglior difesa Nba con 97 punti segnati (Indiana ne subìva 88,9) e interrompe un momento no che aveva toccato 11 sconfitte nelle ultime 12 partite e sei di fila in casa, le ultime cinque con 113,6 punti subìti di media. Stavolta quindi ci mette molto del suo l'attacco di Indiana (che nelle ultime 5 trasferte ha vinto solo a Charlotte) frenato sul perimetro dal 2/17 complessivo da tre punti e vicino a canestro dalle 10 perse dei tre lunghi West, Hibbert e Mahinmi. La partita gira con il 18-4 casalingo in cinque minuti per volare 40-23 a metà secondo quarto, esteso con un frangente da 4 triple di fila per il 73-51 dopo la metà del terzo quarto. Glen Davis, il cui infortunio era coinciso con l'inizio del momentaccio Magic, ha chiuso con 11 punti e 4 rimbalzi in 24' alla seconda gara dopo il rientro dall'infortunio alla spalla, e la prima da titolare. Indiana aveva vinto 14 delle ultime 18 partite.
Orlando: Vucevic 16 (7/13, 2/2 tl), Afflalo 15, Redick e Nelson 14. Rimbalzi: Vucevic 15. Assist: Nelson e Redick 6.
Indiana: George 20 (5/10, 1/4, 7/7 to), Hill 15 West 14, Hibbert 11, T.Hansbrough e Green 10. Rimbalzi: George 10. Assist: Hill 6.

Atlanta Hawks–Brooklyn Nets 109-95 (tabellino)
Dopo l'umiliazione dei soli 58 punti segnati a Chicago (e soli 20 nel primo tempo, sfiorando di un soffio il record negativo Nba ogni epoca), senza il top scorer Josh Smith sospeso dopo quella gara per comportamento dannoso nei confronti della squadra, Atlanta rinasce dalle proprie ceneri e – dopo aver perso sei delle ultime sette partite – riparte con la miglior prestazione al tiro stagionale (57,7%) dominando la squadra più in forma del momento, Brooklyn, che aveva la striscia di vittorie (7) più lunga della Nba. Trascinanti sul perimetro il massimo in carriera di Jeff Teague e la terza miglior prestazione stagionale dell'ex di turno Devin Harris. Triste per Joe Johnson, pure reduce da un buon momento, il ritorno nella città che l'ha consacrato stella Nba negli scorsi 5 anni: 15 punti con 4/11 da due e 0/4 da tre, in un giorno di polveri bagnate dalla lunga distanza per i Nets, che chiudono con 4/26 da oltre l'arco e gli unici canestri di Deron Williams (in una giornata da 5/18 complessivo) nel 2/19 dei titolari. In una gara in cui si compensa il grande lavoro a rimbalzo d'attacco da una parte (Pachulia-Horford) e dall'altra (Lopez-Humphries), Atlanta prende le redini con un 12-0 in tre minuti a cavallo dei primi due quarti per il 34-20. Sulle spalle di Harris cuce poi il 12-2 per la fuga definitiva 64-42 dopo due minuti della ripresa. Fino al 73-47 di metà terzo quarto. Seconda sconfitta per PJ Carlesimo, dal cui insediamento in panchina Brooklyn aveva vinto nove partite su dieci.
Atlanta: Teague 28 (9/13, 3/5, 1/2 tl), Harris 18, Horford 17, Pachulia 13, Korver e Williams 13. Rimbalzi: Horford 13. Assist: Teague 11.
Brooklyn: Lopez 22 (10/14, 2/2), Johnson 15, Humphries e Williams 12. Rimbalzi: Lopez 9. Assist: Williams 9.

Il coach di Boston, Doc Rivers, con il figlio Austin, degli Hornets.Ap

Boston Celtics–New Orleans Hornets 78-90 (tabellino)
La prima scelta Hornets Austin Rivers batte il padre Doc, coach dei Celtics, quarta volta nella storia Nba che si verifica una sfida in famiglia del genere. Alla sesta vittoria nelle ultime sette gare (unica sconfitta a New York), New Orleans ha svoltato dal rientro di Gordon, assente a inizio stagione per l'infortunio al ginocchio, trovando fiducia ed equilibri che la fanno volare anche stavolta che la guardia è tenuta a riposo precauzionale. E' uno scalpo di prestigio quello di Boston, tanto più oggi che Garnett e compagni avevano aperta la striscia vincente più lunga della propria stagione, con sei vittorie di fila. Seppur in una giornata da 2/17 da tre e con le stelle Vasquez e Anderson limitati rispettivamente a 5/16 e 3/11 al tiro, decisiva la capacità degli Hornets di conquistare con la loro freschezza mille viaggi in lunetta (26/31 con 12/13 di Aminu), imprendibili per la difesa Celtics. Paul Pierce uscirà per sei fali dopo una gara da 5/16 al tiro. A metà del quarto periodo Boston era ancora attaccata alla partita sul 71-75, poi però con otto errori di fila al tiro in quattro minuti si è vista sfuggire di mano il match con il 12-0 ospite, materializzato nel 71-87 a 2' dalla fine. Austin Rivers, che tirava in stagione col 32,8%, 0/9 nelle ultime cinque partite e 14 minuti in tutto nelle ultime tre uscite, soffrendo il rientro di Gordon nel suo ruolo, ha chiuso di fronte a Doc con 8 punti in 23', 3/6 su azione, 2/4 dalla lunetta, un assist e due falli.
Boston: Garnett 15 (7/12, 1/2 tl) Pierce e Terry 12. Rimbalzi: Pierce 10. Assist: Rondo 11.
New Orleans: Aminu 18 (3/9, 12/13 tl), Lopez 17, Vasquez 15, Davis e Anderson 10. Rimbalzi: Vasquez 11. Assist: Vasquez 4.

Dallas Mavericks–Houston Rockets 105-100 (tabellino)
Si è ritrovata Dallas, si è persa Houston. La sfida texana ad alti ritmi ma pochi canestri (38,4% al tiro Mavs e 39,3% Rockets) si decide nel finale: un buon Lin segna un tiro libero su due entrando nell'ultimo minuto per riportare i suoi a -1 sul 99-98, poi Dallas sbaglia e Harden ha la palla del vantaggio ma, dopo aver sbagliato, a rimbalzo commette fallo su Nowitzki, che dalla lunetta allunga sul 101-98. Sull'ultimo assalto Rockets, Dahntay Jones ruba palla a Lin, subisce fallo e dalla lunetta firma il +5 che congela il quarto successo di fila di Dallas (massimo stagionale) con 109,8 punti di media durante la striscia. Miglior marcatore dei padroni di casa è un Nowitzki da 17,1 punti di media nelle ultime otto partite, ma questi Mavs sono diventati una cooperativa del canestro con sei uomini in doppia cifra, che coi rimbalzi d'attacco di Marion (5) riesce a rendere indolore la giornata grigia di Carter (4 punti in 19' con 1/7 totale e 0/5 da tre), che riesce ad avere da Mayo 8 assist e la capacità di conquistare viaggi in lunetta (12/13) in una giornata in cui il tiro non entra (3/14). Proprio i falli subìti, e convertiti con un 34/43 ai liberi, fanno infine la differenza con Houston che, al di fuori del 4/6 da tre punti di Parsons, non per la prima volta paga la sua stessa impostazione di gara: 16 perse, di cui 4 a testa per Harden e Lin, 5 di Delfino.
Dallas: Nowitzki 19 (6/10, 1/4, 4/4 tl), Mayo e Marion 18, Brand 11, Collison e Crowder 10. Rimbalzi: Brand 10. Assist: Mayo 8.
Houston: Harden 20 (4/15, 1/8, 9/12 tl), Lin 19, Parsons 18, Asik 12. Rimbalzi: Asik 15. Assist: Harden 7.

Tim Duncan contro Marc Gasol di Memphis. Ap

San Antonio Spurs–Memphis Grizzlies 103-82 (tabellino)
San Antonio estende a 13 la striscia di successi casalinghi consecutivi. Sei giorni dopo aver perso a Memphis al supplementare, ma stavolta senza Ginobili (k.o. il tendine del ginocchio sinistro, fuori almeno 10 giorni), nella riedizione della sfida in vetta alla Southwest Division gli Spurs travolgono i Grizzlies su entrambe le metà campo: è solo la terza volta quest'anno che la squadra di Hollins subisce più di 100 punti (a Houston e al debutto coi Clippers le altre due), e stavolta viene limitata a soli 28 punti nella ripresa. La terza sconfitta di fila è la più lunga striscia perdente eguagliata per Memphis, reduce dalla peggior giornata casalinga al tiro nella storia della franchigia (30,3%), cui non basta ritrovare Rudy Gay dopo il funerale della nonna. Stavolta più che con la forza d'urto dei propri lunghi (Randolph-Gasol solo 23 punti in due contro il totem Duncan e un buono Splitter) resta in partita dalla lunetta (23/28). Ma è troppa la differenza tra il 42% al tiro degli ospiti (1/9 da tre) e il 57,9% dei padroni di casa, trascinati dal 3/3 da oltre l'arco di Leonard. Ci sono un canestro suo, uno di Duncan e uno di Splitter nel 7-0 che in tre minuti a inizio ripresa comincia ad allargare la forbice dopo un primo tempo equilibriato: Memphis non segna praticamente più dopo il riposo, così San Antonio scappa 88-71 a 7'39'' dal termine e poi fino al 103-79 a 100'' dalla fine.
San Antonio: Duncan 19 (9/17, 1/2 tl), Parker 17, Diaw 14, Leonard 13, Splitter 10. Rimbalzi: Splitter 9. Assist: Parker 11.
Memphis: Gay 17 (7/13, 3/4 tl), Gasol 12, Randolph e Allen 11, Conley 10. Rimbalzi: Gay 8. Assist: Conley 3.

Sacramento Kings–Washington Wizards 95-94 (tabellino)
Due volte negli ultimi due secondi il ferro nega a Washington (16 sconfitte in 17 trasferte stagionali) la possibilità di estendere una striscia che aveva toccato i tre successi consecutivi. Festeggia Sacramento, che dunque dopo Cleveland riparte con due vittorie di fila contro le due squadre col record peggiore della lega dopo una serie di quattro sconfitte con 21,5 punti di scarto medio. Ancora protagonisti nel bene e nel male in casa Wizards Bradley Beal, con 26 punti il migliore dei suoi, e John Wall, alla terza partita dopo il rientro dall'infortunio al ginoccihio che lo ha tenuto fuori per le prime 33 gare, chiusa con 6/13 da due, 0/2 da tre, 10 assist e 3 recuperi in 26', dopo un bel primo tempo da 10 punti in 9'. Nel finale è proprio Wall che a 30” dalla fine ruba palla a Cousins, subisce fallo ma fa 0/2 dalla lunetta. Tyreke Evans, a sua volta alla seconda gara da titolare, e quinta totale, dopo averne saltate 11 par infortunio, è decisivo perché a 11'' dal termine va in lunetta: sbaglia il secondo tiro ma il primo, segnato, sarà decisivo per il 95-94. Sull'ultimo assalto ospite infatti Beal in penetrazione attacca l'area, appoggia al tabellone, la palla esce e carambola lontano da canestro per Wall, che mette palla a terra, si arresta in lunetta, ma il tiro finisce sul ferro. Washington era ancora senza Jordan Crawford, Sacramento – con i tifosi ancora in subbuglio e il sindaco Kevin Johnson attivo per tenere la franchigia in città – si gode oltre a Evans anche un buon Salmons, che segna una tripla importante nel finale, e la freschezza di Fredette, che coi suoi 12 punti nella ripresa aveva riacceso l'attacco Kings. Mvp Cousins.
Sacramento: Evans 21 (7/14, 1/1, 4/7 tl), Cousins 21 (9/19, 3/3 tl), Salmons 21 (7/12, 2/3, 1/1 tl), Fredette 12. Rimbalzi: Cousins 16. Assist: Evans 8.
Washington: Beal 26 (3/7, 6/7, 2/2 tl), Seraphin 16, Nenè 15, Wall 14, Webster 10. Rimbalzi: Webster e Nenè 9. Assist: Wall 10.

Portland Trail Blazers–Cleveland Cavaliers 88-93 (tabellino)
Il rookie dell'anno uscente Kyrie Irving vince lo scontro diretto, e di squadra, contro il rookie dell'anno in pectore, Damian Lillard. I Blazers toccano le quattro sconfitte di fila, arrivate con uno scarto totale di 19 punti. Reduce da 8 sconfitte nelle ultime 10 gare, Cleveland ha solo 1/9 da Waiters dopo il suo massimo in carriera di 33 punti, ma si appoggia completamente alla prima scelta 2011. Dopo che in casa Portland Lillard, entrato nel quarto periodo con 3 punti segnati e 0/3 al tiro, aveva segnato la tripla del 75 pari e il vantaggio 86-85 a 2'07'' dal termine, Irving ha risposto con un tiro in sospensione, un tiro in avvitamento a 26'' dalla fine su cui i padroni di casa chiedevano un'infrazione di passi e coi due tiri liberi della staffa: Aldridge a 22'' dal termine aveva riavvicinato 88-89 i padroni di casa, il 2/2 dalla lunetta dell'australiano dà il +3, esteso sul +5 ancora ai liberi stavolta da Zeller dopo il sanguinoso 0/2 di Hickson. Entrambe le squadre pescano pochissimo dalle panchine (7 punti con 2/18 Portland, 15 punti con 4/21 Cleveland), così i Cavs approfittano della brutta giornata al tiro per entrambi (loro 38,6% ma anche i Blazers 39,2%) per tenersi ben al di sotto dei 105,4 punti concessi di emdia nelle ultime dieci partite e potersela giocare. Addirittura Cleveland tocca anche il +19 nel terzo quarto, prima di essere ripresa nel finale. Portland aveva rimediato col lavoro a rimbalzo d'attacco di Batum, Hickson e Jeffries alle troppe palle perse (19, di cui 9 del francese).
Portland: Batum 23 (5/8, 3/9, 4/5 tl), Matthews 17, Aldirdge 15, Hickson e Lillard 13. Rimbalzi: Batum 12. Assist: Lillard 7.
Cleveland: Irving 31 (12/10, 1/4, 4/4 tl), Thompson 19, Zeller 11. Rimbalzi: Thompson 14. Assist: Irving 5.

I tifosi di Miami festeggiano i 20 mila punti di LeBron. Reuters

Golden State Warriors–Miami Heat 72-95 (tabellino)
Il largo successo degli Heat in casa di Golden State priva del top scorer Curry (distorsione alla caviglia in mattinata, non preoccupa) è la serata dei grandi festeggiamenti per LeBron James. Il Prescelto diventa il più giovane giocatore di sempre a raggiungere quota 20 mila punti segnati in Nba, a 28 anni e 17 giorni, più di un anno prima di quanto abbia fatto Kobe Bryant. Considerando il numero di partite giocate, 726, è stato il settimo più veloce di sempre a riuscirci, superando la soglia a 2'45'' dal riposo con un arresto e tiro a centro area attaccando David Lee. Ma LeBron ha superato un altro obiettivo di prestigio, soprattutto per un giocatore che teoricamente sarebbe un'ala: dopo cinque minuti di gara aveva distribuito l'assist numero 5000 della sua carriera, dodicesimo giocatore della storia Nba a entrare nel club di chi ha all'attivo almeno 20 mila punti, 5000 rimbalzi e altrettanti assist. Chiudendo con 25 punti, 10 assist e 7 rimbalzi non può che essere lui l'uomo copertina degli Heat, che avevano perso tre delle prime quattro gare di questo giro di sei trasferte che si chiuderà stasera in casa dei Lakers. Miami ha vita facile nel vendicare la sconfitta all'ultimo secondo del 12 dicembre scorso, perché senza Curry i Warriros sono l'ombra di sé stessi, stoppati dalla difesa Heat al 36,3% al tiro, in una giornata da 3/12 per Barnes, 4/13 per Lee e 1/8 per un Clay Thompson da soli due punti. Per lui 0/4 da tre, e nel modesto 3/12 dei Warriors nessuna tripla così arriva nel backcourt composto da lui e Jack, protagonista anche per le ben 9 palle perse in coppia, sulle 21 di Golden State. Ci vanno a nozze Wade (5, ripartito di slancio dopo il quarto periodo in panchina della partita precedente) e un Chalmers (3) ancora protagonista: con una sua tripla, e una di Allen, Miami va avanti in doppia cifra 25-37 a metà secondo quarto con un 9-0, allungato a +15 prima del riposo; poi con tre triple ancora di Chalmers gli Heat piazzano il 13-0 in quattro minuti in cui i Warriors restano a digiuno per volare 38-65 a inizio ripresa, esteso poi sul massimo vantaggio di 44-78 prima della fine del terzo quarto.
Golden State: Jack 16 (7/14, 2/4 tl), Lee 12, Landry 10. Rimbalzi: Lee e Landry 11. Assist: Bazemore 5.
Miami: James 25 (10/15, 1/5, 2/3 tl), Wade e Chalmers 15, Bosh 11, Allen 10. Rimbalzi: Haslem 10. Assist: James 10.