Nba, Lakers sorpresi dai Suns
Ok Heat, Knicks e Spurs

Milano, 31 gennaio 2013

Los Angeles k.o. dopo tre vittorie di fila. Prova di forza di Miami e LeBron contro Brooklyn. New York non perde colpi con Orlando. Tutto facile per San Antonio contro i Bobcats. Successi anche per 76ers, Pacers, Hawks, Celtics, Clippers e Jazz

LeBron James a canestro contro Brooklyn. Reuters
LeBron James a canestro contro Brooklyn. Reuters

I Lakers conoscono una nuova sconfitta dopo tre successi consecutivi, traditi da un blackout nell'ultimo periodo sul campo dei Suns, già fanalino di coda della Western Conference, nella gara del ritorno da ex di Steve Nash. Prova di forza di Miami e di LeBron James nel big match a Est contro Brooklyn, mentre New York non perde colpi con Orlando (Davis k.o.). Nel testa-coda Nba contro i Bobcats, San Antonio ha vita facile per mantenere il miglior record della lega (37-11, .771), ma alle sue spalle i Clippers ancora senza Paul si sono rimessi in moto battendo i Wolves. Indiana ha vita facile mentre Atlanta soffre al fotofinish (con contestazione finale di coach Casey) contro le due squadre in pieno clima-mercato, Detroit e Toronto. Boston batte Sacramento nella seconda gara senza Rondo, successi anche per Philadelphia su Washington e Utah su New Orleans.

Philadelphia 76ers – Washington Wizards 92-84 (tabellino)
E' una vendetta la prima partita da ex di Nick Young, 18 punti con tre triple ai Wizards con cui ha giocato tre anni e mezzo. La firma sul successo di Philadelphia, sconfitta in 9 delle 12 precedenti partite, la mette un Holiday ancora a livelli da All Star, anche grazie a 4 recuperi. Ma i Sixers non sono solo nella trazione posteriore, trovando anche quantità in area da Hawes e qualità atletica con Thaddeus Young. Senza Beal per l'infortunio al polso contro Sacramento, Washington deve fare i conti con una giornata meno brillante di John Wall (3/12 al tiro e 5 perse), ma dopo il suo rientro continua ad avere un bilancio positivo (6 vinte e 5 perse). Non bastano le triple di Ariza e Webster per tenerla in gara in una giornata da 18 palle perse, fuori dal match sull'87-71 di metà quarto periodo. Con una rincorsa di 13-2 firmata Nenè, Ariza e Okafor i Wizards torneranno sull'illusorio 89-84 nel finale. Dopo il massimo in carriera di 27 punti e 23,3 di media nelle ultime tre uscite, in casa Sixers Turner si ferma a 3/11 al tiro.
Philadelphia: Holiday 21 (10/20, 0/2, 1/2 tl), N.Young 18, T.Young e Allen 14, Hawes 12. Rimbalzi: Hawes 11. Assist: Holiday 6.
Washington: Nenè 16 (5/10, 6/6 tl), Okafor e Webster 15, Ariza 12. Rimbalzi: Okafor 17. Assist: Wall 6.

Roy Hibbert, 18 punti. Reuters
Roy Hibbert, 18 punti. Reuters

Indiana Pacers – Detroit Pistons 98-79 (tabellino)
Sono lontani i ricordi delle epiche sfide playoff tra Pacers e Pistons. Già in difficoltà di suo alla quarta sconfitta nelle ultime cinque gare, Detroit si presenta a Indianapolis senza Daye e Prince, pronti ad andare a Toronto in cambio di Calderon. I Pacers approfittano così dello smarrimento dei Pistons e, dopo aver perso le ultime tre partite sempre oltre i 100 punti subìti, hanno vita facile per ritrovare la loro difesa da 90,2 punti concessi di media: trascinati giù dal 3/12 di un Knight sfiduciato in regia dal mercato, gli ospiti chiudono con il 36,4% al tiro, sbagliando 15 dei 18 tiri da tre tentati e con un incredibile 12/27 dalla lunetta. Chiusa una serie di sette trasferte in otto gare, nell'occasione Indiana inaugurava un nuovo filotto di nove partite su dieci a casa propria, dove ha una striscia aperta di 12 vittorie di fila e 17 su 20 totali. Con George tenuto a 3/11, i Pacers mandano comunque sei uomini in doppia cifra pescando anche dall'affidabilità di West e Hibbert vicino a canestro contro Monroe e Drummond, oltre alla quantità di Stephenson (anche 11 rimbalzi e 5 assist), trascinati da una gara di estrema pulizia di Hill in regia (anche 3/4 da tre). Così non c'è partita da quando, a metà di un secondo periodo da soli 13 punti per i Pistons, Indiana piazza un break di 18-2 per toccare il 54-36 nei pressi dell'intervallo, esteso poi fino a -23 con Tyler Hansbrough nella ripresa.
Indiana: Hibbert 18 (7/14, 4/4 tl), Hill 15, West e T.Hansbrough 14, Stephenson 12, George 10. Rimbalzi: Hibbert Stephenson e T.Hansbrough 11. Assist: Stephenson 5.
Detroit: Monroe 18 (8/17, 2/6 tl), Stuckey 14, Bynum 13. Rimbalzi: Drummond 14. Assist: Knight 4.

Atlanta Hawks – Toronto Raptors 93-92 (tabellino)
Mentre su altri tavoli si stava materializzando lo scambio per Rudy Gay (LEGGI IL SERVIZIO), coach Casey urla contro le decisioni arbitrali che a suo dire privano i Raptors del successo ad Atlanta, in riferimento soprattutto a un contatto di Horford e Korver sull'ultimo rimbalzo d'attacco di DeRozan all'ultimo secondo. Per i canadesi, con Calderon e Davis a casa a fare la valigia prima di andare a Memphis in cambio di Gay, è l'ottava sconfitta in dieci gare, e continuano a mancare anche Bargnani, Valanciunas, Kleiza e Pietrus, ma stavolta i Raptors ci avevano creduto. A dare il successo agli Hawks, che nelle ultime cinque gare hanno perso solo a New York, è il gran finale di Al Horford, che domina l'ultimo minuto. Sul -3 subisce fallo a rimbalzo, segna i due tiri liberi e, pescato a 21'' dalla fine sotto canestro da un gran passaggio di Smith, schiaccia il vantaggio, prima di andare a stoppare Lowry: anche Lucas e soprattutto Anderson a 4'' dal termine sbagliano per i canadesi e, sul rimbalzo di DeRozan, c'è ancora Horford a negare la gloria a Toronto, che pure contesta il fallo per il braccio abbassato del centro casalingo. Pur lasciata a piedi da Teague (3/11 e 5 perse), per Atlanta è la vittoria numero 14 nelle ultime 16 gare in cui ha subìto meno di 100 punti. Oltre alle assenze, Toronto è rimasta ben sotto la quota anche per il 24/63 da due, con 3/11 di Amir Johnson, 1/7 di Anderson e 1/5 di Fields.
Atlanta: Horford 22 (10/15), Smith 20, Korver 17. Rimbalzi: Smith 11. Assist: Teague 7.
Toronto: DeRozan 23 (6/13, 2/3, 5/6 tl), Lucas 19, Anderson 15, Lowry 14. Rimbalzi: Johnson 14. Assist: Lowry 5.

Boston Celtics – Sacramento Kings 99-81 (tabellino)
L'orgoglio Celtics vale il secondo successo di fila dopo la notizia della eprdita fino al termine della stagione di Rajon Rondo. Ma lo scalpo dei Kings ha stavolta obiettivamente meno valore di quello degli Heat campioni appena battuti per chiudere la serie di sei sconfitte consecutive: il periodo pessimo di Cousins prosegue con una giornata da 4/12 al tiro e 5 perse, Isaiah Thomas ci mette del suo con una gara da 2/10, così Sacramento affonda (nelle ultime sei gare ha battuto solo Washington) sotto numeri impietosi da 39,2% al tiro, un misero 65,4% anche ai tiri liberi e ben 19 palle perse. Il dito nella piaga lo mette il mordente di Boston, che azzanna la preda anche quando potrebbe continuare a piangersi addosso per la sfortuna, visto che dopo quattro minuti perde anche Sullinger per problemi alla schiena. Con Lee in quintetto e Pierce point forward, i Celtics scappano con un break di 14-1 per il 46-31 a metà di un secondo quarto da 37 punti segnati, esteso proprio da Lee e Bass fino al 64-38 subito dopo il riposo (cui erano andati col 62,5% al tiro: alla fine 34/57 da due), toccando infine anche il 74-46.
Boston: Pierce 16 (5/7, 0/2, 6/7 tl), Garnett 13, Bass Green e Terry 12, Bradley 11. Rimbalzi: Pierce 10. Assist: Garnett 5.
Sacramento: Evans 19 (6/13, 1/2, 4/4 tl), Cousins 13, Robinson 11. Rimbalzi: Evans 11. Assist: Cousins 4.

Carmelo Anthony, 20 punti. Reuters
Carmelo Anthony, 20 punti. Reuters

New York Knicks – Orlando Magic 113-97 (tabellino)
E' il giorno del record di Carmelo Anthony, alla trentesima gara di fila con almeno 20 punti segnati come nessuno mai nella storia dei Knicks. Ma piove sul bagnato per Orlando che, condannata da copione a New York alla settima sconfitta di fila e la numero 18 nelle ultime 20 partite, già priva di Afflalo, perde anche Glen Davis (uomo da 15,5 punti e 7,5 rimbalzi di media), che dopo 4'20'' deve abbandonare per una sospetta frattura al piede sinistro: era rientrato da poco dall'infortunio alla spalla con cui era coinciso l'inizio del naufragio Magic. Redick e Nelson si riscattano dal 5/25 in coppia di lunedì a Brooklyn e provano a tenere in gara Orlando con un primo tempo da 36 punti in coppia (sui 51 di squadra) e 14/20 al tiro. Il resto dei Magic chiuderà con 1/10 da tre. Nella ripresa non può che emergere il gap perché ai Knicks manca Kidd (schiena) ma Felton alla terza partita è già un fattore e sui giochi a due innesca alla perfezione i giochi a due con Stoudemire (7/7) e Chandler (10/11) e nel cmplesso una circolazione di palla che frutta 33/48 da due, il 41,2% da tre con 14 triple a segno, perdendo solo 7 palloni. La resistenza Magic, già molle di per sé, è stata di fatto nulla. Il discusso trio Anthony-Stoudemire-Chandler produce 18 punti su 28 di New York nel terzo quarto in cui i padroni di casa scappano 62-46, archiviando presto la pratica.
New York: Chandler 21 (10/11, 1/1 tl), Anthony 20, Felton 15, Stoudemire 14, Prigioni e Smith 11. Rimbalzi: Anthony e Chandler 7. Assist: Felton 9.
Orlando: Redick 29 (5/5, 4/9, 7/7 tl), Nelson 21, Vucevic 12. Rimbalzi: Vucevic 11. Assist: Nelson 9.

Brooklyn Nets – Miami Heat 85-105 (tabellino)
Arriva dal campo la risposta a Reggie Evans, che alla vigilia aveva sminuito il talento di LeBron James e il valore del titolo degli Heat nella stagione del lockout. Alla prima gara di un trittico che si completerà con Bulls e Lakers per mettere alla prova il proprio valore, Brooklyn perde la terza gara stagionale contro i campioni in carica di Miami, e con uno scarto complessivo di 63 punti. Stavolta l'incrocio coi migliori arrivava con la squadra rimessa in carreggiata da Carlesimo (il suo record era 13-4) e con un'imbattibilità casalinga, brutalmente caduta, che durava da otto gare in cui i Nets concedevano il 42,4% al tiro alle avversarie: stavolta Miami fa 51,8% grazie anche all'11/19 da oltre l'arco, con tre triple di James. Reduci dalla sconfitta a Boston dopo due overtime, gli Heat soffocano Brooklyn con un terzo quarto da 36-14 deciso con un break di 15-0 nei quattro minuti centrali (costruito su sei possessi a vuoto di fila dei Nets, quattro buttati da Joe Johnson) per volare a +16, esteso sul 63-85 entrando nel quarto periodo toccando poi anche il 72-96. Miami tiene la coppia Williams-Johnson a 1/8 da tre e 10 perse, sulle ben 19 di squadra, con il 33,3% al tiro, 8 canestri e 25 punti in coppia. I Nets chiudono con 5/17 da tre.
Brooklyn: Lopez 21 (8/13, 5/6 tl), Johnson 16, Blatche 12. Rimbalzi: Lopez 7. Assist: Johnson 6.
Miami: James 24 (7/14, 3/4, 1/4 tl), Wade 21, Bosh 16, Chalmers 11. Rimbalzi: James 9. Assist: James 7.

Duello tra Blake Griffin e Nikola Pekovic. Reuters
Duello tra Blake Griffin e Nikola Pekovic. Reuters

Minnesota Timberwolves – Los Angeles Clippers 90-96 (tabellino)
Avanti 88-87 a tre minuti dalla fine grazie all'impatto dalla panchina di Barea e Shved, Minnesota affonda con tre tiri sbagliati da Rubio (due in entrata, una delle quali stoppata da Jordan), poi con una persa e una tripla sul ferro di Kirilenko (3/10 alla fine per lui). Butler sorpassa con un tiro da tre e Griffin scrive la parola fine con un gioco da tre punti su Pekovic per l'88-94 della sicurezza. I Clippers ancora privi di Chris Paul (ginocchio) trovano così il secondo successo di fila dopo quattro sconfitte consecutive, e tornano a sbloccarsi in trasferta dove avevano perso le ultime tre gare. Minnesota non era un banco di prova difficilissimo, alla quinta sconfitta di fila, ma il ritorno di Shved e Pekovic, stanti le assenze di Love, Budinger e Roy, restituisce qualità alle rotazioni Wolves tanto quanto il ritorno in panchina di coach Adelman, dopo tre settimane in cui era rimasto vicino alla moglie malata. I padroni di casa provano anche ad alzare il volume della durezza con Stiemsma nel secondo quarto, portando all'espulsione di Barnes e a un contatto su Hill che costa un tecnico agli ospiti. Ma Griffin prosegue il momento d'oro da 23,7 punti e 58,8% al tiro nelle ultime sei gare, brutalizza Derrick Williams (5 falli in 13') e insieme a Jordan domina i tabelloni, mentre Bledsoe in regia non è lucidissimo (3/14 e 5 perse) ma riesce a distribuire palloni (10 assist).
Minnesota: Pekovic 17 (8/15, 1/2 tl), Barea e Kirilenko 14, Shved 12. Rimbalzi: Pekovic 12. Assist: Kirilenko Rubio e Barea 4.
LA Clippers: Griffin 26 (11/17, 4/4 tl), Butler 19, Crawford 17, Jordan 16, Bledsoe 10. Rimbalzi: Griffin 13. Assist: Bledsoe 10.

San Antonio Spurs – Charlotte Bobcats 102-78 (tabellino)
Giocare a San Antonio, dove arriva il successo consecutivo numero 17, e farlo contro la squadra col peggior record Nba, i Bobcats, aiuta gli Spurs a confermarsi in vetta alla lega. Il nono successo consecutivo arriva senza sentire la perdurante assenza di Duncan (quarta gara out, ginocchio), cui si aggiunge quella di Blair. Parker è sontuoso con una giornata da 9/10 al tiro e 7 assist, e insieme a Green e Leonard infila una giornata da 8/9 complessivo da tre punti. E contribuisce anche l'ex Olimpija Lubiana Aron Baynes, di fatto all'esordio in Texas dopo i 42'' giocati venerdì: gli bastano 18' in campo per essere il miglior rimbalzista di una serata, condita anche da 3 recuperi e 4 falli. Alla decima sconfitta in dodici gare, Charlotte subisce un 12-2 sul finire di secondo quarto che la fa affondare 48-33 poco prima del riposo e poi fino a 64-45 nel terzo quarto. I Bobcats hanno solo 34 punti dai titolari, tra i quali Kemba Walker è l'unico in doppia cifra (4 punti in 28' con 2/5 al tiro e 4 recuperi per Kidd-Gilchrist). Con Sessions e Gordon tornano fino al -10 a 4' dalla fine, ma qui un 10-0 suggellato dalle triple di Green e Leonard dà il +20 agli Spurs. In casa San Antonio è la miglior squadra della lega con 21 successi su 23 gare.
San Antonio: Parker 22 (8/9, 1/1, 3/4 tl), Leonard 18, Green 17, Splitter 15. Rimbalzi: Baynes 9. Assist: Parker 7.
Charlotte: Session 20 (8/17, 0/2, 4/4 tl), Walker 16, Gordon 11. Rimbalzi: Adrien e Walker 6. Assist: Walker e Taylor 4.

Utah Jazz – New Orleans Hornets 104-99 (tabellino)
Utah riparte dopo il mortificante -45 interno con Houston di lunedì. Solo negli ultimi due minuti però riesce a staccarsi di dosso New Orleans, che ha il peggior record a Ovest ma è una squadra nuova dopo il rientro dall'infortunio al ginocchio di Eric Gordon, uomo da 17,4 punti di media pur convalescente. Il protocollo medico del rientro gli impone però di non giocare in giorni consecutivi, così a Salt Lake City gli Hornets hanno dovuto farne a meno. Eppure a 2'17'' dal termine erano ancora lì, sul 95-94, prima di sbagliare tre tiri di fila, con Vasquez (fuori giri in una giornata da 8/21 e 4 perse) a 1'37'' dalla fine, con Lopez a 58'' e infine con Anderson la tripla del possibile -2 a 21'' dalla sirena. Così dall'altra parte i jumper di Millsap e Jefferson hanno scavato il solco sul 100-94 a 21'' dalla fine, difeso col 5/6 dalla lunetta sul -3 di Anderson a 15'' dal termine. Proprio Millsap aveva caricato di falli Davis, Lopez e Anderson (16 in tre), capitalizzando per tutta la sera con 11/16 dalla lunetta in una sera in cui tutta Utah tira ben 46 liberi (col 69,6%, ma il 17/28 Hornets è ancora peggio). Già privi da tempo del play Mo Williams e per la seconda gara di fila di Hayward per un infortunio alla spalla, i Jazz hanno saputo sopperire con Carroll e Watson dalla panchina alla brutta giornata di Marvin Williams (2/10) e Foye (4 perse). Reduci da una vittoria a Memphis e da una rimonta dal -18 in casa Lakers, gli Hornets si godono un Anthony Davis da 14 punti in 22' con 7/9 al tiro, 7 rimbalzi e 2 stoppate ma tanti problemi di falli. Per New Orleans è la quinta sconfitta in sette gare.
Utah: Millsap 25 (7/12, 11/16 tl), Jefferson 22, Favors 15, Foye 14, Williams 11. Rimbalzi: Millsap 10. Assist: Foye 8.
New Orleans: Vasquez 17 (8/17, 0/4, 1/2 tl), Anderson 16, Lopez 15, Davis 14, Smith 10. Rimbalzi: Aminu 13. Assist: Vasquez 13.

Kobe Bryant, 17 punti. Reuters
Kobe Bryant, 17 punti. Reuters

Phoenix Suns – Los Angeles Lakers 92-86 (tabellino)
I Lakers buttano via 13 punti di vantaggio a 10 minuti dalla fine, affondati da un break di 21-4 in quasi nove minuti nell'ultimo quarto in cui mettono in fila 7 perse e 13 errori su 14 tiri su azione. E' il colpo di scena finale, nel giorno del festeggiatissimo ritorno da ex di Steve Nash (solo 2 assist) in quella Phoenix che l'aveva scelto nel 1996 e che ha guidato negli ultimi otto anni, e per tre volte fino alla finale di conference, due volte mvp della lega. Alla prima di sette trasferte di fila, il buon momento dei Lakers si interrompe dopo tre successi consecutivi sul campo della squadra che aveva il peggior record a Ovest, trascinata dalla miglior prestazione stagionale di Michael Beasley. Succede per il blackout nel quarto periodo dei gialloviola, che già avevano rischiato nell'ultima uscita con gli Hornets e stavolta ci rimettono le penne, e non aiuta il nuovo infortunio alla spalla destra di Dwight Howard, che priva D'Antoni del suo centro titolare negli ultimi sette minuti. I Lakers parevano avere la partita in pugno, scappati 51-64 trovando qualità da tutti titolari in un frangente da 4 punti in 6' dei Suns nel terzo quarto, e tenendo il vantaggio fino a 10' dalla fine con 10 punti di Jamison in 3' a cavallo degli ultimi due quarti. Col rientro dei titolari, i gialloviola cominciano a imbarcare acqua, mettendo insieme 9 errori di fila e tre perse in quattro minuti: Phoenix è quello che è, ne approfitta solo con un 8-0 ma a metà quarto periodo è ancora a -7. Ma il buco nero dei Lakers prosegue, tanto più senza Howard (fin lì 9 punti con 4/9 ma 5 rimbalzi d'attacco), così i canestri di Beasley e la capacità di Dragic di creare battendo il proprio uomo portano all'82 pari (tripla a 3'39'' dal termine di Dudley, 0/5 nel resto della gara, in una giornata da 3/12 di squadra). Il break di 13-2 lo completano poi ancora Beasley e un jumper di Scola per l'86-82 casalingo a 1'54''. I Lakers potrebbero ancora portarla a casa, perché Kobe li riporta in parità entrando nell'ultimo minuto. Qui però ancora Beasley batte Artest e il recupero di Gasol per l'88-86, Kobe sbaglia il sottomano a 22'' dalla fine e i Suns possono chiudere a braccia levate mentre i gialloviola continuano a inanellare errori. Bryant sfiora la quarta gara di cifra in doppia cifra di assist, ma stavolta ci mette anche 6 perse e una giornata da 7/17, che si somma al 6/17 di World Peace sfidato al tiro da tre (3/10), mentre Gasol produce 14 punti in 37' ma con 4 perse partendo dalla panchina. Per Phoenix è il terzo successo in cinque gare dopo l'insediamento in panchina di Hunter al posto di Gentry. Beasley, che chiude anche con cinque recuperi, nelle ultime otto gare viaggia a 16,3 punti di media.
Phoenix: Beasley 27 (11/19, 1/1, 2/3 tl), Gortat 14, Scola 12, Dragic e Dudley 11. Rimbalzi: Gortat 12. Assist: Dragic 8.
LA Lakers: Bryant 17 (7/14, 0/3, 3/4 tl), World Peace 15, Gasol 14, Jamison 13, Nash 11. Rimbalzi: Howard 14. Assist: Bryant 9.

Giuseppe Nigro© RIPRODUZIONE RISERVATA
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