Nba, Miami in volata con LeBron. Anthony trascina New York. Atlanta e Brooklyn ko

Milano, 02 marzo 2013

13° successo di fila per gli Heat, che battono Memphis con un canestro decisivo di James. I 30 punti di Melo stendono Washington. Colpi Phoenix e Dallas. San Antonio riparte, ma si fa male Parker. I Clippers si avvicinano al vertice

Miami vince in volata con un canestro decisivo di LeBron James, pur in una serata poco ispirata al tiro, la sfida con Memphis tra le due squadre più in forma della Nba: per gli Heat è il 13° successo consecutivo. Alle sue spalle New York continua la risalita a Washington coi 30 punti di Anthony, mentre Atlanta e Brooklyn cadono a sorpresa a Phoenix e in casa con Dallas, riavvicinate da Boston che ferma Golden State. A Ovest San Antonio riparte dopo lo stop in casa Suns, dilagando su Sacramento, ma teme per la distorsione alla caviglia di Tony Parker, mentre i Clippers infilano a Cleveland il quarto successo di fila e si riavvicinano al vertice. Passi avanti per Houston a Orlando e Utah con Charlotte, New Orleans batte Detroit.

Carmelo Anthony, 30 punti. Reuters
Carmelo Anthony, 30 punti. Reuters

Washington Wizards–New York Knicks 88-96 (tabellino)
Washington si spegne negli ultimi quattro minuti, quando segna un solo punto dopo aver essere arrivata fin lì con la testa avanti 87-86. Qui arriva il sorpasso di New York, che vince la terza gara di fila (dopo averne perse quattro consecutive), col sigillo a 2'30'' dalla fine della tripla dell'87-92 di Carmelo Anthony, il migliore a 30 punti, sempre carico quando si gioca nella Capitale, vicino a Baltimora dove è nato. E domani ci sarà la sfida con LeBron James e gli Heat. I Wizards vanificano così nel finale la serata del massimo in carriera del rookie Bradley Beal, che segna 21,3 punti di media nelle ultime sei partite. Per la quarta partita nelle ultime sei John Wall perde almeno cinque palloni e chiude con 6/14, con una persa e un errore nel blackout finale, quando arriva anche una tripla sbagliata da Webster, una persa di un buon Ariza da 15 punti, 6 rimbalzi e 5 assist, e due errori di Beal. Senza Nenè (spalla), i suoi “sostituti” Singleton, Booker e Seraphin hanno chiuso con 2/13 in tre. Per New York, che si era rimessa in gara con un 10-0 a inizio quarto periodo, la novità è la partenza dalla panchina di Jason Kidd, con l'ex sassarese e pesarese James White al suo posto in quintetto: risultati modesti, alla seconda partenza dalla panca stagionale il play chiude con 0/3 da tre nella serata di squadra da 8/28 da oltre l'arco.
Washington: Beal 29 (6/14, 4/7, 5/7 tl), Wall 16, Ariza 15, Okafor 11. Rimbalzi: Beal 11. Assist: Wall 6.
New York: Anthony 30 (8/17, 2/7, 8/9 tl), Felton 23, Smith 13, Stoudemire 12. Rimbalzi: Smith 12. Assist: Kidd 5.

Orlando Magic–Houston Rockets 110-118 (tabellino)
Houston aveva bisogno di un successo per tenere a distanza le avversarie playoff (due vittorie e mezzo di vantaggio sui Lakers) e Orlando era la trasferta ideale, tanto più per la perdurante assenza di Nelson. I Magic perdono la partita numero 31 nelle ultime 35 ma hanno orgoglio e forze fresche, dal mercato e dalla crescita dei propri giovani, per avere ancora la testa avanti sul 100-98 a 5' dalla fine. Qui arriva il decisivo 11-0 Rockets in due minuti, con le penetrazioni e i viaggi in lunetta di Harden, più le triple di Beverley (alla fine 3/4) e Delfino (chiuderà con 5/9) per il 102-112 a 2'21'' dalla fine costruito sugli errori al tiro di Moore (massimo in carriera di 11 assist) e Afflalo e sulle palle perse di Udrih (meglio con lui in regia, 8 assist) e ancora Afflalo. Era stata la super serata di Harris, che con 11/15 al tiro e 10 rimbalzi gioca la sua miglior gara in carriera sull'onda di un periodo da 20 punti di media col 67,4% da due nelle quattro partite giocate in maglia Magic. Nonostante il 7/8 al tiro di Nicholson e il 3/4 da tre punti di Harkless, è stato il quarto periodo da soli 9 punti a bloccare Orlando pure nella giornata del massimo stagionale al tiro, 56%. Harden, in dubbio alla vigilia col ginocchio sinistro acciaccato, ha chiuso anche con 8 assist, 7 rimbalzi, 3 recuperi e 10/11 dalla lunetta, mentre l'ultimo arrivato Thomas Robinson è rimasto in campo 13' con due punti, 1/1 al tiro, due rimbalzi e due palle perse.
Orlando: Harris 27 (8/10, 3/5, 2/2 tl), Afflalo 19, Vucevic 18, Nicholson 17, Harkless 13. Rimbalzi: Harris e Vucevic 10. Assist: Moore 11.
Houston: Harden 24 (7/13, 0/5, 10/11 tl), Delfino e Parsons 21, Motiejunas 17, Beverley 13, Lin 11. Rimbalzi: Asik 12. Assist: Harden 8.

Boston Celtics–Golden State Warriors 94-86 (tabellino)
Boston mette il bavaglio a Stephen Curry, che dopo i due massimi stagionali di fila da 38 e 54 punti con 18/23 totale da tre punti si ferma a una serata da 3/11 da oltre l'arco eppure porta a casa 25 punti. A tradire i Warriors, che alla quarta di cinque trasferte a Est perdono la terza gara di fila dopo quelle con le big Pacers e Knicks, è la mancanza del supporting cast: Thompson chiude con 1/7 da tre nel 5/23 di squadra, Jack ha 1/9 complessivo, anche il rientrante David Lee e Barnes non vanno oltre rispettivamente il 4/13 e 7/17. Troppo imprecisa, buttando via con troppe perse (17) il buon lavoro a rimbalzo di Lee e Landry, Golden State perde contatto quando sbaglia sette tiri di fila a fine terzo quarto: nasce qui il 69-60 Celtics con un 9-0 costruito su Jeff Green, l'unico in doppia cifra oltre a Pierce, e sulle doti da creatore di gioco di Terry che pure si arena in una giornata individuale da 2/11 al tiro, così come anche Garnett farà 2/10. Ma altri tre minuti senza segnare dei californiani, soprattutto per gli errori di Lee, li faranno scivolare fino al -13 a metà quarto periodo. Al ritorno dopo cinque gare in trasferta, l'ottavo successo casalingo di fila dei Celtics, concedendo solo 91,4 punti di media alle avversarie, è firmato dalla classe di Pierce, nonostante problemi di falli che condizionano la partita di Bradley e Courtney Lee.
Boston: Pierce 26 (8/12, 1/3, 7/11 tl), Green 18. Rimbalzi: Garnett 13. Assist: Pierce Lee e Terry 4.
Golden State: Curry 25 (3/11, 3/11, 10/10 tl), Barnes 16, Thompson 15, Landry 11, Lee 10. Rimbalzi: Lee 19. Assist: Curry 6.

Cleveland Cavaliers–Los Angeles Clippers 89-105 (tabellino)
Senza Irving per la terza partita di fila, Cleveland lascia semaforo verde all'ottava vittoria in nove partite dei Clippers, reduci dal colpo a Indianapolis. La partita prende una piega decisa col 10-0 costruito da Odom e dal top scorer Crawford a cavallo dei primi due quarti sul 23-35 a inizio secondo periodo. Un gioco da quattro punti ancora di Crawford (senza di lui 4/20 da tre di squadra) allunga sul +15 all'inizio del quarto periodo, quando l'unica tripla della serata di Paul e una mostruosa schiacciata di Griffin alzata da Crawford estende nel finale fino al 76-99 di massimo vantaggio dei losangeleni, che negli ultimi 4'19'' mandano a riposare i titolari. I Cavs sono egualmente condannati dalle loro 16 perse e dal 36/58 da due concesso ai Clippers, con Paul a fare il direttore d'orchestra mandando tutti a segnare con 15 assist. Griffin chiude con 5 rimbalzi d'attacco.
Cleveland: Waiters 17 (5/8, 1/3, 4/4 tl), Miles 16, Thompson 15, Livingston e Speights 10. Rimbalzi: Thompson 12. Assist: Waiters 6.
LA Clippers: Crawford 24 (5/9, 3/5, 5/5 tl), Griffin 16, Butler 13, Paul 11, Jordan e Odom 10. Rimbalzi: Griffin 11. Assist: Paul 15.

LeBron James, decisivo contro Memphis. Ap
LeBron James, decisivo contro Memphis. Ap

Miami Heat–Memphis Grizzlies 98-91 (tabellino)
Era la sfida, splendida, tra le due squadre più in forma della Nba, che venivano rispettivamente da 12 e 8 vittorie di fila. La striscia che continua è quella di Miami, al 13° successo consecutivo, la più lunga nell'era dei Big Three e a -1 dalla migliore nella storia della franchigia (14 nel 2004/05). Nella sfida tra la miglior difesa a Ovest e il miglior attacco a Est, decide la strana partita di LeBron James, tenuto dai mastini Grizzlies a 4 punti con 1/7 al tiro nei primi tre quarti, prima di esplodere in un quarto periodo da 14 punti, 4 rimbalzi e 4 assist, sfiorando anche la tripla doppia. Fin lì a 3/13, sbagliando otto tiri di fila dopo l'unico canestro di un primo tempo da 4 punti (minimo stagionale), il Prescelto segna il canestro della partita con la tripla del 93-89 a 24'' dal termine, frontale sorprendendo Prince che temeva mettesse palla a terra, ricevendo il passaggio di Wade (8 assist, e migliore in campo dei suoi) in uscita dal gioco a due imbastito con Bosh. L'altra impronta la mette Battier, prezioso su ogni pallone e non solo per il 4/5 finale da tre punti (nelle ultime dieci partite è a 32/52 da oltre l'arco!) in una serata da 10/19 di squadra. In un lunghissimo punto a punto, un monumentale Gasol da 24 punti e 9 rimbalzi (19,2 punti e 10,2 rimbalzi nelle ultime cinque partite) aveva tamponato sull'89-90 nell'ultimo minuto il primo tentativo di strappo con un gioco da tre punti di Bosh e un contropiede di Wade sul 90-85 a due minuti dalla fine. Dopo la tripla-partita di James, Conley sbaglia l'entrata per tenere a galla Memphis, il Prescelto infila il tiro libero del +5 e la parola fine è la tripla del -2 sbagliata da Austin Daye a 12'' dal termine. La prova di maturità degli Heat è nel chiudere con sole 7 perse contro una delle migliori difese della lega, che subiva 89,5 punti di media e solo 80 nelle ultime quattro partite.
Miami: Wade 22 (9/15, 0/1, 4/6 tl), James 18, Battier 14, Bosh 13, Allen 10. Rimbalzi: James 8. Assist: James 10.
Memphis: Gasol 24 (8/12, 0/1, 8/8 tl), Conley e Randolph 14, Pondexter 10. Rimbalzi: Randolph e Gasol 9. Assist: Conley 8.

 

Brooklyn Nets–Dallas Mavericks 90-98 (tabellino)
Dallas torna al successo per tenere accesa la fiammella della speranza playoff, andando a dominare a Brooklyn vendicandosi con Deron Williams che in estate aveva preferito i Nets ai Mavs. Decisivo con gli ultimi 11 punti nel successo su New Orleans, proprio il regista segna 17 dei suoi 24 punti prima del riposo e chiude stavolta con 7 perse, 11 in coppia con il rientrante Joe Johnson (5/12) nelle 19 di squadra. Spuntata nei suoi punti di riferimento, Brooklyn cede a cavallo degli ultimi due quarti, quando Dallas infila il decisivo parziale di 17-3 con i canestri di Marion e due triple in fila di Brooklny e Mike James per toccare il 63-83. I texani però hanno il torto di non reggere e rischiano il rientro in gara dei padroni di casa, sulll'onda di un 24-8 in 7' costruito dai Nets sugli errori di Carter e Nowitzki – i migliori dei Mavs – fino al 90-94. E' su questi due tiri liberi di Lopez a 27'' dal termine, a culmine del 15-3 di Brooklyn, che si esaurisce la rimonta dei padroni di casa, perché gli errori di Watson, Williams e Bogans permettono a Dallas di chiudere dalla lunetta. Trascinati dal 3/4 di Mayo, i texani hanno potuto contare su una buona giornata da 9/21 da tre punti.
Brooklyn: Williams 24 (6/12, 2/6, 6/7 tl), Lopez 19, Watson e Johnson 11. Rimbalzi: Evans 11. Assist: Johnson 6.
Dallas: Nowitzki 20 (7/11, 1/3, 3/3 tl), Carter 20 (6/7, 1/5, 5/6 tl), Mayo 17. Rimbalzi: Nowitzki 8. Assist: tre con 3.

New Orleans Hornets–Detroit Pistons 100-95 (tabellino)
A 52'' dalla fine Maxiell sbaglia il tiro libero della parità poi dall'altra parte del campo Detroit concede agli Hornets il rimbalzo d'attacco che vale un nuovo possesso, concluso a 12'' dal termine dal canestro del 98-95 di Vasquez, in uno contro uno facendosi scudo col corpo contro Calderon. Stuckey sbaglierà poi a 4'' dalla fine la tripla del supplementare. Così, senza due perni vicino a canestro come la prima scelta assoluta Anthony Davis (spalla sinistra ancora ko dopo la botta di martedì) e l'affidabile Jason Smith (è della giornata la notizia che la sua stagione è finita per un infortunio alla spalla destra), è dominando in area che New Orleans si rialza dopo il -45 di Oklahoma City e cinque sconfitte nelle ultime sei partite. Anderson e Aminu conquistano 6 rimbalzi d'attacco a testa nei 18 di squadra che permettono agli Hornets di sopportare il modesto 43,2% al tiro. Monroe porta tanta quantità, con 27 punti e 10 rimbalzi, ma la perdurante assenza di Drummond (schiena) si fa sentire in termini di durezza in area per i Pistons. Sette punti in fila ancora di Vasquez erano stati la spina dorsale del primo allungo casalingo con un 11-2 per l'89-82 a 5' dalla fine, cui Detroit aveva risposto con un uguale controbreak da 11-2 con 7 punti di Knight per mettere la testa avanti 91-93 a 2' dal termine. Gordon chiude con 21 punti ma con 6/18 al tiro e 4 perse, con energie fresche però dalla panchina portate da Mason e Rivers.
New Orleans: Vasquez 25 (6/12, 2/3, 7/7 tl), Gordon 21, Anderson 19, Lopez 10. Rimbalzi: Aminu 4. Assist: Vasquez 9.
Detroit: Monroe 27 (11/22, 5/8 tl), Knight 22, Maxiell e Singler 10. Rimbalzi: Monroe 10. Assist: Calderon 11.

Manu Ginobili, 15 assist. Reuters
Manu Ginobili, 15 assist. Reuters

San Antonio Spurs–Sacramento Kings 130-102 (tabellino)
In una partita senza storia, non ci voleva per San Antonio l'infortunio di Tony Parker, che esce con una distorsione alla caviglia ricadendo da un'entrata a canestro a 4'40'' dalla fine del terzo periodo. “Rischiamo di perderlo per alcune partite”, dice alla fine coach Popovich in attesa degli esiti degli accertamenti. Gli Spurs avevano cancellato sul campo la sconfitta a sorpresa con Phoenix, con cui – concedendo 33 punti nel quarto periodo e segnandone solo 1 al supplementare – avevano aperto nel peggiore dei modi (e chiudendo una serie di 18 vittorie casalinghe consecutive) le sospirate sei gare interne di fila, al ritorno dal giro di 9 trasferte, l'annuale “rodeo trip”. Dopo tre gare sotto i 100 punti, stavolta San Antonio li supera di slancio con una super giornata da 42/64 da due punti, più 9/20 da tre punti, con 41 assist su 51 canestri dal campo, segnando come minimo 29 punti in ogni quarto contro l'opposizione nulla dei Kings, affossati dalle 19 perse di cui 4 a testa di Cousins (solo 9 punti in 21' con 4/9) e Evans. Sacramento manda in campo 9 giocatori per almeno 20' ma non riesce ad arginare il fiume in piena, soprattutto in un terzo quarto da 34-20 al ritorno dal riposo. Scappati 31-12 dopo 10', i texani allungano sull'85-59 a 3'40'' dalla fine del terzo quarto, sulla scia del parziale durante il quale si infortuna Parker, e poi 97-67 già prima di entrare nel quarto periodo, quando il divario tocca perfino il 120-84. Senza Diaw, Jackson e Neal, San Antonio ha avuto dieci uomini con almeno 9 punti segnati.
San Antonio: Blair 16 (8/11, 0/1), Green 15, Leonard e Splitter 14, Duncan Parker e Bonner 13, Mills 12. Rimbalzi: Splitter 11. Assist: Ginobili 15.
Sacramento: Thornton 25 (6/8, 2/5, 7/7 tl), Thomas 18, Evans 10. Rimbalzi: Cousins 7. Assist: Thornton 5.

Phoenix Suns–Atlanta Hawks92-87 (tabellino)
Phoenix lascia l'ultima posizione a Ovest con la terza vittoria di fila. C'era voluto il supplementare nelle due precedenti, con Minnesota e San Antonio, ma la qualità dell'ultima avversaria poteva far pensare che qualcosa fosse cambiato e il successo su un'altra squadra di buon livello come Atlanta conforta questa tendenza. Gli Hawks avevano vinto le ultime cinque gare fuori casa, ed erano 3-0 in questa serie di sei trasferte di fila, segnando 106,3 punti in una serie da sei successi nelle ultime sette partite. Stavolta si fermano a 87 punti schiacciati dalle ben 20 palle perse, di cui 5 di Harris e di un Josh Smith da 2/11 al tiro (e 0/5 da tre), così come Teague chiude con 3/10 e 4 perse e da 42,5% complessivo al tiro di squadra. L'unico titolare in doppia cifra dei Suns è Dragic, che vola col contributo in ala dalla panchina dei ricongiunti fratelli Morris: Marcus chiuderà con 4/5 da tre punti, e dalle seconde linee arriva anche il 3/5 di Wesley Johnson nella giornata da 10 triple per Phoenix. Due di quelle triple di Marcus Williams alimentano il 10-0 per iniziare il secondo tempo sul +7, cui si aggiunge un nuovo 7-0 per far entrare i Suns sul 72-61 nel quarto periodo. Tolliver si ribella con due triple e al -5 di Korver a 7'24'' risponde ancora Morris col +10 da tre punti prima di metà quarto periodo. Brava è qui Phoenix ad andare a segno in quattro attacchi su cinque per arginare i tentativi di rientro degli Hawks ed entrare sempre a +10 negli ultimi 2'30'' nonostante gli 11 punti (sui 13 di squadra) da metà ultimo quarto in poi di Al Horford, che veniva da 7 partite a 25,4 punti e 12,4 rimbalzi di media con il 68,1% al tiro da due.
Phoenix: Dragic 19 (6/9, 2/6, 1/2 tl), Marc.Morris 16, Johnson 15, O'Neal 12, Mark.Morris 11. Rimbalzi: Scola 8. Assist: Dragic 6.
Atlanta: Horford 20 (6/14, 2/2), Korver 17, Harris 12, Tolliver 11. Rimbalzi: Smith 10. Assist: Harris 6.

Utah Jazz–Charlotte Bobcats 98-68 (tabellino)
I Bobcats sono lo sparring partner ideale per permettere a Utah di rialzarsi da tre sconfitte di fila, maturate dopo l'intervallo, di cui due in un parquet casalingo precedentemente quasi inespugnabile. Tanto più visto che i Jazz dovevano fare a meno del loro vero punto di forza, la coppia Jefferson-Millsap vicino a canestro, entrambi appiedati da una distorsione alla caviglia. Al loro posto, ci pensa la grande notte di Kanter, che tiene il campo per 33' con il massimo in carriera da 23 punti (10/12 al tiro!) e 22 rimbalzi, permettendo ai Jazz di essere comunque dominanti in area, con ben 20 rimbalzi d'attacco, sebbene la giornata non altrettanto positiva dell'altro lungo Favors (3/10) costringa Utah spesso al “quintetto piccolo”. Una mano la dà Jeremy Evans, 6/8 al tiro e 9 rimbalzi di cui 4 in attacco, ma anche il massimo in carriera di 19 punti in 20' di Carroll: 4 dei 5 Jazz in doppia cifra vengono dalla panchina. Sono solo due invece i giocatori in doppia cifra di Charlotte, che finisce con un pessimo 34,6% al tiro ed è già affondata 37-17 a inizio secondo quarto e poi sotto i colpi di Carroll fino al 47-24 del riposo (minimo stagionale di punti segnati nel primo tempo), tornando al massimo sul 57-42 prima di sprofondare di nuovo nel finale fino al 96-64.
Utah: Kanter 23 (10/12, 3/4 tl), Carroll 19, Hayward e Evans 14, Burks 10. Rimbalzi: Kanter 22. Assist: Tinsley 5.
Charlotte: Mullens 12 (3/9, 2/5), Sessions 11. Rimbalzi: Mullens 7. Assist: Walker 7.

Giuseppe Nigro© RIPRODUZIONE RISERVATA
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