Nba, Miami è già da record. E James, Wade e Bosh hanno riposato

Bosh, James e Wade seguono rilassati la partita con Boston. Reuters

Resterebbe quell'insignificante dettaglio che ci sarebbe ancora un titolo da vincere. Adesso arrivano i playoff in cui rimettere tutto in palio, ma finora quella degli Heat è stata la migliore stagione della loro storia. Le 63 vittorie attuali sono il massimo di sempre per la franchigia, e Miami ha altre tre partite per migliorare ancora. Ha già raggiunto la certezza di chiudere con il miglior record Nba della stagione, che significa avere il fattore campo per gli interi playoff. Se il margine attuale di vantaggio su Thunder e Spurs è tra le quattro e le cinque lunghezze, contro le avversarie a Est ha fatto il vuoto: New York, seconda, è a undici successi di distanza, Indiana terza a quattordici. Un ruolino che suscita rispetto ma evidentemente nessun timore per la concorrenza nella conference, dopo che al primo turno si sfideranno i Bucks in disarmo totale (10 sconfitte nelle ultime 13 partite) per trovare al secondo la vincente probabilmente tra Brooklyn e chi tra Atlanta e Chicago finirà quinto.

STAGIONE DA RECORD — Gli Heat sono arrivati a questo punto con una marcia che a tre gare dal termine racconta di 34 vittorie nelle ultime 36 gare, quando ha perso solo a Chicago e con New York. Vincendo due delle prossime tre partite diventerebbero la squadra col miglior bilancio post All Star Game di sempre della Nba. Intanto vincendo la notte scorsa a Boston hanno già raggiunto altre sole cinque squadre nella storia della lega capaci di giocare una seconda metà di stagione da almeno l'84% di successi: al momento sono 35-3 dopo il giro di boa. Proprio contro i Celtics Miami ha già raggiunto altri due record franchigia: quello per triple segnate in una stagione, 686, superando il top precedente del 1996/97 (678), ed eguagliando il massimo di successi casalinghi in un anno, 35, con due partite a disposizione adesso per migliorarlo.

STRISCIA E RIPOSO — In attesa dei playoff, il picco della stagione resta il filotto di 27 successi consecutivi infilata tra il 3 febbraio e il 25 marzo, la seconda striscia vincente più lunga nella storia della Nba dopo i Lakers del 1972. La fine di quella cavalcata è stata paradossalmente un'opportunità, perché non spendere altre due settimane a inseguire quel primato ha significato evitare stanchezza e rischio di infortuni di cui si poteva benissimo fare a meno, avendo già blindato il primo posto a Est e complessivo. Così, se ieri notte con Boston sono rimasti a riposo Battier e Haslem, nelle partite precedenti era toccato con una certa continuità a tutti i Big Three: LeBron James aveva saltato quattro gare su cinque per curasi il tendine, Chris Bosh tre di fila per il ginocchio e Dwyane Wade le ultime sei e otto delle ultime dieci per la caviglia. “La cosa più importante è essere in salute, tornerò quando sarò sicuro di essere a posto”, ha detto Wade.

RIVALITà CELTICS E BULLS — Wade è tornato stanotte contro Boston, avversaria nelle ultime tre stagioni ai playoff: quest'anno, per come vanno le cose e come si va formando il tabellone, potrebbe esserlo solo nell'eventuale finale a Est. Intanto, per lasciare comunque un segno sulla rivalità andata crescendo in questi anni, gli Heat chiudono la serie stagionale sui Celtics con tre vittorie su quattro. E il riposo delle stelle è servito per portare in forma playoff in pianta stabile anche gente come Ray Allen, Norris Cole e soprattutto Rashard Lewis, 48 punti in tre contro Boston. I Big Three hanno già fatto sapere che vorranno essere in campo anche domenica: a Miami arrivano i Bulls, coloro che hanno interrotto la serie vincente. Va bene il riposo, e comunque deciderà Spoelstra, ma in Nba queste cose si ricordano. La vendetta va gustata fredda, e non guasta il fatto che battere Chicago significherebbe spingerla verso il sesto posto e dunque dall'altra parte del tabellone.