Nba, Miami festeggia la striscia vincente record. LeBron: "Vogliamo andare oltre"

LeBron James, 28 anni, e Dwyane Wade, 31, l'anima di Miami. LaPresse

Non è la prima volta che una squadra campione in carica infila l'anno successivo una serie di vittorie da record. Il 15° successo di fila di Miami, massimo ogni epoca della franchigia completato stanotte vincendo a Minneapolis, più che roba da libro dei record è un messaggio, a se stessi e agli avversari: se l'anno scorso bastò mettere su ai playoff la faccia cattiva, stavolta fare le cose sul serio da febbraio vuol dire che forse non è più questione di indossare un abito ma che quell'approccio è diventato un modo di essere.

voglia di vincere — Dice coach Erik Spoelstra: “E' qualcosa che resterà dell'impegno di questo gruppo e del suo successo., ma a noi interessa continuare a migliorare”. Ma fa più effetto se lo dice LeBron James: “Ogni volta che hai l'opportunità di stabilire un record, è super per il club e i ragazzi coinvolti. Ma vogliamo andare avanti: vogliamo continuare a vincere ogni partita. Avevamo bisogno di una serie di questo tipo, e l'abbiamo fatta. Ma vogliamo che vada avanti perché significa che continuiamo a migliorare”. Scherzava nei giorni scorsi Dwyane Wade: “E' lo spirito delle maglie rosse con cui giochiamo”, in riferimento alla scelta della franchigia di giocare con le divise vintage a febbraio. Ma poi è arrivato marzo e la serie è continuata, superando quella del 2004-05 quando accanto a Wade c'era Shaquille O'Neal, e la stagione finì in finale a Est con Detroit.

successi importanti — In realtà è una striscia da leggere in filigrana, perché Miami ha saputo vincere in ogni modo. Contro squadre da corsa o di stazza. Battendo anche squadre top come Thunder, Clippers, Lakers, Rockets, Bulls, Hawks, Knicks e Grizzlies, tutte tranne le ultime due con almeno 10 punti di margine. Oppure vincendo in volata, paradossalmente con squadre meno quotate come Charlotte, Cleveland o Sacramento, dopo due overtime. Per dieci volte ha saputo vincere segnando almeno 100 punti, per nove volte tenendo gli avversari entro i 93 punti. Otto volte ha vinto in casa e sette fuori casa, mentre fino al k.o. del primo febbraio a Indianapolis compreso aveva perso metà delle 22 partite giocate in trasferta. Al momento Miami, che ha riempito l'ultimo posto del roster col ritorno del 40enne Juwan Howard, è la migliore squadra in attacco della Nba per percentuale complessiva (49,6%) e da tre punti (39,1%), seconda solo a Oklahoma City per punti per possesso (1,32).

king james — La miccia è stato LeBron James, sulla scia del proprio quarto titolo di Mvp in una stagione da 27 punti di media con il 56,3% dal campo, il 40,7% da tre, 8,2 rimbalzi e 7.2 assist. Incredibile se a produrre tutto questo è un solo giocatore. E' una furia (cestistica) da quando Michael Jordan nel periodo dell'All Star Game ha detto che gli preferisce Kobe Bryant. Ha giocato un febbraio da fantascienza, a 29,7 punti di media col 64,1% al tiro, con sette partite di fila da almeno 30 punti e tutte con almeno il 58% dal campo. Con Memphis, ha iniziato marzo con una delle sue peggiori partite in stagione, pure decisa da un suo canestro, poi si è fatto male a un ginocchio a New York eppure con Minnesota, non certo la gara più importante della stagione, ha voluto esserci invece di prendersi una gara di riposo.

e i suoi fratelli — Ma non c'è solo LeBron, se gli Heat hanno avuto un febbraio da 52,1% al tiro di squadra col 41% da tre. Bosh da otto partite non va oltre 16 punti anche perché non ce n'è bisogno. Allen, ancora indeciso se restare l'anno prossimo, nelle ultime dieci gare è tornato quello di Boston. E soprattutto si è trasformato Dwyane Wade, che nelle ultime sei partite (tre sopra i 30 punti) ha 28,3 punti di media col 61,8% dal campo. Una seconda giovinezza, rispetto ai 21,7 punti col 52% di media stagionale, spiegabile dall'evoluzione tecnica: ha imparato a sopperire all'atletismo in declino alternando i lampi dei bei tempi ad accresciute doti spalle a canestro, dove va come non aveva mai fatto in carriera, consolidando anche coi tagli un gioco lontano dalla palla sempre più incisivo, detto che con la palla ora preferisce il pick-and-roll agli isolamenti.

record stagionale — E non è finita qui, perché adesso gli Heat sono attesi da quattro gare casalinghe di fila contro le abbordabili Orlando e Philadelphia e poi due scontri playoff contro Indiana, l'ultima squadra contro cui gli Heat hanno perso il primo febbraio (0-2 in stagione) e Atlanta, attentando alla serie vincente più lunga dell'anno realizzata dai Clippers, 17 successi di fila. Forse non è casuale che tutto questo stia succedendo mentre si polemizza sugli show prepartita di LeBron James a base di schiacciate, con Magic Johnson che gli offre un milione per partecipare alla gara del prossimo All Star Game. Gli Heat rispondono col video fatto in spogliatoio dell'Harlem Shake e il Prescelto dice: “Con tutto quello che ci arriva dall'esterno, dobbiamo trovare il modo per mantenerci sani di mente e divertirci. Approcciamo il gioco col massimo spirito di competizione, ma oltre al basket c'è altro”. Prima dell'anello vinto sarebbe stato sommerso dalle critiche. Ma LeBron è questo, prendere o lasciare, e l'anno scorso è stata la ricetta per il successo.