Giorni del coraggio
Da Agostini a Rossi e i fantastici quattro: miti italiani a due ruote ieri e oggi
Con il GP del Qatar a Losail avrebbe preso il via lo scorso 8 marzo il Motomondiale 2020 attualmente sospeso a causa del Covid-19. Quest¡¯anno per la prima volta avremmo visto ben venti round mondiali, con il rientro dopo 38 anni del GP della Finlandia, ma alcuni appuntamenti cancellati non saranno recuperati. Il calendario preve quattro continenti: America, Asia, Europa, Oceania. Due gli appuntamenti in Italia: Mugello (29-31 maggio) e Misano (11-13 settembre). In totale ci sono 83 piloti iscritti: 31 in Moto3, 30 in Moto2, 22 in MotoGP. 22 italiani: 7 in Moto3 (Foggia, Vietti, Arbolino, Migno, Antonelli, Fenati, Nepa); 9 in Moto2 (Baldassarri, Marini, Bulega, Dalla Porta, Di Giannantonio, Corsi, Bastianini, Manzi, Bezzecchi); 6 in MotoGP (Dovizioso, Petrucci, Morbidelli, Iannone, Rossi, Bagnaia).
Dalla Porta e Arbolino: i giovani campioni
¡ª ?Le Case ufficialmente presenti sono Ducati, Yamaha, Ktm, Aprilia, Honda, Suzuki (in MotoGP); Honda, Ktm, Hsqvarna in Moto3; in Moto2 c¡¯¨¨ per tutti il motore Triumph ¡°triple¡± di 765cc. Gli italiani non vincono il titolo MotoGP dal 2009 (Rossi) mentre hanno conquistato per la prima volta l¡¯iride Moto3 nel 2019 con Dalla Porta e i titoli Moto2 con Bagnaia nel 2018 e con Morbidelli nel 2017. La folta pattuglia tricolore punta in alto e potenzialmente ¨¨ in grado di battersi per vincere gare e titoli in tutte e tre le categorie. Ma niente ¨¨ scontato ed ¨¨ facile passare dal ruolo di favorito nei pronostici a quello di sconfitto nelle classifiche. Ci¨° vale anche per gli avversari, nessuno escluso.
Il motociclismo ¨¨ sport individuale e i pochi tentativi del passato di scendere in pista con squadre ¡°nazionali¡± non hanno avuto seguito. Da sempre ci sono piloti italiani con moto non italiane e team esteri e viceversa. Ci¨° porta a convogliare il tifo sul singolo pilota pi¨´ che sulla ¡°bandiera¡± che per¨° resta il simbolo che fa battere il cuore e ovunque fa alzare tutti in piedi, togliendosi il cappello. Oggi ¨¨ cos¨¬. Com¡¯era il motociclismo di ieri, specificatamente dagli inizi del Motomondiale nel 1949 alla fine dell¡¯epopea dei ¡°Giorni del coraggio¡± avvenuta con la tragedia di Monza del 1973 in cui perirono Pasolini e Saarinen?
Gli italiani vincono pi¨´ oggi o pi¨´ allora? Partiamo dai vincitori di titoli mondiali. Nei primi 25 anni nella classe regina ¨C all¡¯epoca la 500, oggi la MotoGP ¨C solamente tre piloti italiani conquistano il titolo iridato: Umberto Masetti (Gilera) nel 1950 e nel 1952; Libero Liberati (Gilera) nel 1957; Giacomo Agostini (MV Agusta) consecutivamente dal 1966 al 1972 (Ago vincer¨¤ anche nel 1975). Nello stesso periodo solamente un italiano vince nella 350 (Agostini- MV Agusta dal 1968 al 1974); solamente quattro italiani vincono il titolo della 250 (1949 e 1951 Bruno Ruffo-Guzzi; 1950 Dario Ambrosini-Benelli; 1952 Enrico Lorenzetti-Guzzi; 1956, 1959 e 1960 Carlo Ubbiali-Mv Agusta.
Meno di 5 per molti anni
¡ª ?1958 Tarquinio Provini-Mv Agusta; poi i tre titoli di Walter Villa-Hd ma dal 1974 dopo la morte di Pasolini); altrettanti (quattro) vincono in 125: 1949 Nello Pagani-Mondial; 1950 Bruno Ruffo-Mondial; 1951, 1955, 1956, 1959 e 1960 Carlo Ubbiali-Mv-Agusta; 1957 Tarquinio Provini-Mondial; solo 15 anni dopo torneranno in alto gli italiani dal 1975 con Paolo Pileri-Morbidelli, poi Pier Paolo Bianchi, Eugenio Lazzarini, ma questa ¨¨ un¡¯altra storia. Nessun italiano vince il titolo della classe 80. Solo uno, Eugenio Lazzarini nel 1979 e nel 1980 vince nella classe 50, ma dopo il 1973. Nessun italiano vince l¡¯iride nei side-car. In sintesi: nei primi 25 anni del Motomondiale (solo?)12 piloti italiani si cingono della corona iridata conquistando per¨° complessivamente ben 31 titoli nelle varie categorie.
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Dodici grandi campioni, indubbiamente, con il ¡°privilegio¡± di poter anche disporre delle poche moto ufficiali in campo e di disputare per intero ogni stagione iridata. Questi 12 piloti erano la punta avanzata di una pattuglia di corridori italiani numericamente pi¨´ numerosa e di altrettanta gran qualit¨¤. Alcuni di questi ¡°Campioni senza corona¡± - vincitori di gare mondiali e vice campioni del Mondo ¨C assi cui ¨¨ mancata ¡°solo¡± la consacrazione del titoloperch¨¦ non sulla moto giusta al momento giusto o anche per jella.
Fra questi non si pu¨° non ricordare ¨C specie nelle cilindrate medie e nella massima cilindrata - Remo Venturi, Silvio Grassetti, Renzo Pasolini, Angelo Bergamonti, Alberto Pagani, Gilberto Milani, ma anche altri ¡°signori piloti¡± quali Bruno Spaggiari, Emilio Mendogni, Arciso Artesiani, Albino e Alfredo Milani, Montanari, Frigerio, Colnago, Carlo Bandirola, Gianni Leoni, Luigi e Raffaele Alberti, Romolo Ferri, Gianni Degli Antoni, i Brambilla, Roberto Colombo, Tassinari, Mandolini, Francesco e Walter Villa (che come detto poi far¨¤ incetta di titoli) ecc. e altri fra cui molti sfortunati e addirittura periti.
Un motociclismo diverso da quello odierno. I pochi piloti ufficiali rischiavano oltre ogni limite per non perdere la sella buona pagando cara ogni caduta. Le Case italiane ¨C specie dopo il 1957 ¨C non avevano la consapevolezza del ritorno pubblicitario e commerciale del Motomondiale partecipandovi saltuariamente o dando addirittura forfait. La MV Agusta, a quei tempi, ¨¨ stata l¡¯eccezione, grazie alla passione del Conte Domenico Agusta e al potenziale tecnico e finanziario del suo settore aeronautico.
Con l¡¯avvento delle Case giapponesi, chi restava escluso da Honda, Yamaha, Suzuki, Kawasaki ¨C cio¨¨ tutti i corridori italiani ¨C non aveva chance iridate. Sar¨¤ Agostini, passando nel ¡®74 dalla MV Agusta alla Yamaha, a spezzare questa tenaglia. Un esempio delle difficolt¨¤ degli italiani viene proprio dall¡¯era Agostini: quanti erano i ¡°nostri¡± impegnati a tempo pieno nel Motomondiale dai primi anni ¡¯60 a oltre met¨¤ anni ¡¯70?
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Nel complesso, in tutte le cilindrate, una manciata di piloti: Provini, Venturi, Grassetti, Milani ¡°Gilba¡±poi Pasolini, Pagani, Bergamonti, Parlotti (sporadicamente Gallina, Mandracci, Lazzarini, Visenzi, Buscherini ecc.) spesso ad armi impari, specie con gli avversari di lingua inglese in sella ai super bolidi giapponesi. Nella 500, passeranno nove anni dal titolo di Liberati (Gilera) del ¡¯57 a quello di Agostini (MV) del ¡¯66 e passeranno altri 15 anni per un italiano iridato nella classe regina, Lucchinelli nell¡¯81 e Uncini nell¡¯82. Poi per 19 anni il vuoto fino al titolo di Valentino Rossi nel 2001.
Oggi il pilota che non vince (molti) titoli mondiali pare un ¡°signor nessuno¡±. Ma non ¨¨ cos¨¬ e tanto meno era cos¨¬ nei 25 anni e dintorni sopra ricordati. Per i corridori di quell¡¯epoca portare a termine una gara era gi¨¤ un¡¯impresa, disputare un intero campionato, una eccezione, salire sul podio, un sogno che per i pi¨´ restava tale. Portare a casa la pelle valeva ben pi¨´ di un titolo.
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