La velocissima Benelli 250 GP a 4 cilindri venne messa in strada e affidata per un primo test a Grassetti sul circuito di prova interno alla fabbrica proprio il giorno dell¡¯Epifania
Sono passati 58 anni dal 6 gennaio 1962 quando per la prima volta la nuova Benelli 250 GP 4 cilindri rosso-argento scese sulla pista della Casa pesarese, in via Mameli, con in sella Silvio Grassetti. La Benelli era rientrata nelle corse Grand Prix a fine 1958 dopo il forfait del 1951 in seguito alla morte ad Albi del suo vessillifero campione del Mondo della 250, Dario Ambrosini, l¡¯asso cesenate che aveva ripetuto le gesta del mitico Tonino Benelli di 20 anni prima. A dire il vero, quello del 14 settembre 1958 in occasione del GP delle Nazioni a Monza, era stato solo un assaggio per testare la nuova monocilindrica 250 4 tempi bialbero in vista della stagione 1959. La ¡°quarto di litro¡± affidata a Silvio Grassetti e poi anche a Mike Hailwood, Geoff Duke, Dik Dale, Bruno Spaggiari ¨¨ una bella e filante monocilindrica (32 Cv a 12.000 giri, 210 Kmh; a Monza Grassetti viaggia a oltre 175 km/h di media), ma non pu¨° primeggiare come la gloriosa progenitrice: ¨¨ arrivata ¡°tardi¡± e i suoi piloti, pur cogliendo non poche affermazioni in Italia e fuori, sono costretti sulla difensiva di fronte a moto pi¨´ performanti.
progetto segreto
¡ª ?Le rivali infatti si chiamavano MV Agusta bicilindriche 4 tempi; Morini mono 4 tempi; Honda 4 cilindri 4 tempi; Yamaha, MZ, Suzuki, Bultaco 2 tempi a disco rotante o aspirate, monocilindriche e pluricilindriche. Cos¨¬ a Pesaro si decide di mettere in soffitta la pur valida monocilindrica e si avvia in gran segreto il nuovo progetto della inedita 250 quattro cilindri. Il prototipo sar¨¤ presentato alla stampa nel giugno del 1960 ma la nuova moto debutter¨¤ in gara con Grassetti solo nell¡¯aprile del 1962.
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A quei tempi la ¡°quarto di litro¡± era la classe ¡°regina¡± per la quantit¨¤ e la qualit¨¤ delle moto delle diverse Case e dei piloti in lizza. A Pesaro, nel reparto corse all¡¯interno degli opifici di Viale Mameli, si lavorava senza sosta per far esordire quanto prima il nuovo bolide il cui sviluppo era per¨° assai travagliato. Persino nella notte della vigilia del Natale ¡®61 e in quella del 31 dicembre, la citt¨¤ fu tenuta ¡°sveglia¡± dal rombo quasi ininterrotto del nuovo motore a pieni giri sul banco prova.
il richiamo
¡ª ?Tante gente, come per un rito ancestrale, si radun¨° davanti alla fabbrica, per udire dal vivo la ¡°voce¡± possente della nuova super frazionata. Il 5 gennaio 1962 dal locale Moto Club ¡°Tonino Benelli¡± si sparse la voce che forse l¡¯indomani Grassetti avrebbe fatto alcuni giri con il nuovo bolide sulla pista interna di Viale Mameli. Il giovane ¡°Leone di Montecchio¡± aveva gi¨¤ effettuato brevi test sul rettifilo di Pozzo fuori citt¨¤, ma con la nuova moto ai primi passi, ancora ¡°grezza¡±.
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Il 6 gennaio, ricorrenza dell¡¯Epifania, sin dal mattino, e incuranti della bora che soffiava dal mare, molti appassionati si portarono davanti ai cancelli della fabbrica fiduciosi di assistere all¡¯evento. Da tempo, gli appassionati pesaresi e i vicini romagnoli (e non solo) attendevano quel momento: una vera e propria frenesia alimentata anche dalla stampa, per vedere in pista il nuovo bolide in versione definitiva.
Cos¨¬ prendeva il via una nuova avventura tecnico-agonistica-industriale, l¡¯inizio di un nuovo sogno collettivo. A mezzogiorno in punto, con in sella un raggiante Grassetti attorniato dai Benelli insolitamente sorridenti e dallo staff tiratissimo del reparto corse, il nuovo bolide dalla splendida livrea rosso-argento metallizzato entr¨° rombante in pista liberando nel cielo terso le inimitabili note rossiniane del 4 cilindri.
Un fragoroso applauso della folla che intanto aveva occupato l¡¯attigua strada nazionale sanciva la nuova avventura del binomio tutto pesarese: il giovane pilota astro nascente del motociclismo sulla moto GP punta di diamante ¡°tricolore¡± nella sfida con l¡¯industria europea e giapponese. Il debutto in corsa avviene il 15 aprile, nella Coppa d¡¯Oro Shell ¡°premondiale¡± di Imola, dove la ¡°voce¡± della rossa pesarese fa esplodere la ¡°collina del batticuore¡±, con Silvio Grassetti in fuga davanti a Provini, Phillis, Redman, Taveri, Tassinari, Villa ecc., poi appiedato al nono giro, tradito da una valvola del motore. Il successivo primo maggio, a Cesenatico, oltre 50 mila spettatori salutano la prima eclatante vittoria del binomio pesarese, invadendo la pista.
il primo trionfo
¡ª ?Il nuovo bolide, stavolta in splendida livrea verde-argento metallizzata, dimostra tutto il suo potenziale. ? un trionfo storico di Grassetti in giornata di grazia, dopo una caduta agli inizi per un contatto con Provini e una rimonta fra due ali di folla, la prima sconfitta delle Honda ufficiali iridate 4 cilindri di Tom Phillis e Jim Redman e delle Morini ufficiali bialbero ¡°mono¡± di Provini e Tassinari. Con quella stessa moto, cambiata la carenatura a pezzi, e senza aver revisionato il motore, il Team pesarese va in furgone a Barcellona dove il 6 maggio c¡¯¨¨ l¡¯inizio del Mondiale con il GP di Spagna al Montjuich. Grassetti compie un capolavoro¡ a met¨¤: in testa per molti giri davanti al nuovo squadrone Honda di Mc Intyre, Redman, Phillis, Taveri, Robb, Kitano, Pagani e al nugolo degli altri avversari in sella a Yamaha, Morini, MZ, Suzuki, Aermacchi, Bultaco, Adler, Cz, Jawa il pilota pesarese ¨¨ costretto ad alzare bandiera bianca per le bizze della solita valvola.
Poi Hockenheim GP Germania, con Grassetti ancora sfortunato, primo fino alla penultima tornata, quarto sul traguardo per ¡ benzina finita. Furono, da quel 1962 al 1969, anni infuocati, fra giornate di gloria e cocenti delusioni. La 250, come gi¨¤ detto, era la categoria top del mondiale e la quattro cilindri pesarese (capitolo a parte per le sorelle maggiori 350 e 500 guidate da Renzo Pasolini, Mike Hailwood, Jarno Saarinen, Walter Villa e la ¡°treemmezzo¡± dallo stesso Grassetti) si ¨¨ conquistata sul campo un posto d¡¯onore nell¡¯olimpo delle moto GP di tutti i tempi.
Ci¨° grazie anche alla qualit¨¤ dei suoi piloti: in primis Silvio Grassetti (cui va l¡¯onore e l¡¯onere del debutto e del primo travagliato step di sviluppo della ¡°4¡± nel decisivo triennio 1961-62-63); Tarquinio Provini (un mito, ex Mondial, MV Agusta, Morini, il pi¨´ tecnico e innovatore, il pi¨´ vittorioso e sfortunato per l¡¯incidente del 25 agosto 1966 al TT inglese); Renzo Pasolini (il pi¨´ amato e coriaceo, l¡¯anti Agostini); Amilcare Ballestrieri, Walter Villa, Eugenio Lazzarini, Angelo Bergamonti, Remo Venturi, Gilberto Parlotti, Phil Read ¨C Santiago Herrero, gran test a Modena senza seguito per la successiva morte dello spagnolo al TT - e Kel Carruthers. La Benelli, in piena guerra, nel 1940, si era gi¨¤ cimentata con il quattro cilindri 250 col compressore (210 cavalli/litro!).
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Stavolta, 20 anni dopo, oltre alle italiane MV Agusta, Morini, Ducati, Aermacchi, Mondial, Bianchi, alle spagnole Bultaco, Montesa, Mototrans, alle cecoslovacche Cz e Jawa e alle tedesche MZ ex Dkw, sono in campo in gran forza i giapponesi (Honda, Yamaha, Suzuki) e la moto pesarese ¨¨ in assoluto la pi¨´ innovativa e promettente dell¡¯industria italiana ed europea. La presentazione della Benelli 250 ¡°4¡± nel giugno del ¡¯60 fu il primo ¡°evento¡± in cui il motociclismo divenne anche show. Servizi e interviste furono pubblicati in Italia e nel mondo, alimentando un interesse di massa che sblocc¨° lo stato di impasse delle corse.
la tecnica
¡ª ?Quella prima ¡°4¡±, vista da vicino, esprimeva un senso di potenza e incuteva davvero timore. Il rombo prodotto dai quattro megafoni fatti a mano col martello da una lastra piana, era davvero una melodia avvincente. Anche tecnicamente era all¡¯avanguardia. Invertendo la tradizione corrente, i quattro cilindri (alesaggio e corsa di mm 44 x 40,6 = 247,2 cmc) sono con asse verticale, raffreddamento ad aria. Fusioni in lega leggera speciale. La distribuzione a due alberi in testa, con due valvole inclinate per cilindro e molle valvole elicoidali (il quattro valvole arriver¨¤ con Pasolini) ¨¨ comandata da un treno di ingranaggi centrali, la trasmissione primaria ¨¨ affidata a una coppia di ingranaggi con il minore posto sull¡¯albero a gomiti fra il primo e il secondo cilindro di sinistra.
Frizione a secco, cambio a sei marce (poi a sette e test anche con l¡¯otto marce), alimentazione con quattro Dell¡¯Orto da 20 mm., accensione a batterie con quattro bobine e ruttore quadruplo, lubrificazione a carter secco e serbatoio dell¡¯olio separato. Il telaio, all¡¯inizio evoluzione di quello della mono bialbero, ¨¨ in tubi a culla doppia inferiore, freni integrali in lega con l¡¯anteriore a quattro ganasce (con Provini la Benelli diventa la prima moto GP con freni a disco) e doppia leva di comando, pneumatici da 2,50 x 18¡± davanti e 2,75 x 18¡± dietro. Peso, 122 kg. Potenza di questo primo propulsore: 37 CV a 12.500 giri, velocit¨¤ con carenatura in alluminio, oltre 220 km/h: quindi top mondiale per la categoria.
La 250 ¡°4¡±, riveduta pi¨´ volte e poi completamente rifatta, fu sempre protagonista nella lotta per la vittoria e per il podio, e sette anni dopo, nel 1969 (anno in cui Grassetti diventa vice campione del mondo della 350 con la Jawa 4 cilindri 2 t. ufficiale dietro ad Agostini su MV Agusta), con l¡¯australiano Kel Carruthers conquist¨° il titolo di campione del Mondo. Merita ricordare i protagonisti di quel progetto, una avventura straordinaria. Innanzi tutto l¡¯ing. Aulo Savelli, che, oltre a curare il bialbero mono 250, su indicazione dell¡¯Ing Giovanni Benelli inizi¨° a scarabocchiare fogli della ¡°4¡± fin dal 1958, passando in due anni dalla carta alla pista.
Un team ristretto ma affiatato, il tecnico Armaroli, i vecchi motoristi dell¡¯epoca di Dario Ambrosini, Filippucci e Maroccini, il telaista Ivo Mancini, quindi le nuove leve, con Primo Zanzani ex deus ex machina Motobi corse, un giovanissimo Giancarlo Cecchini e un Eugenio Lazzarini baby-meccanico; poi l¡¯era Provini con capo Omer Melotti e sempre il geniale Cecchini, il ¡°Ciola¡± dalla ¡°pinza d¡¯oro¡±. Giovanni Benelli comandante supremo e suo fratello Mimo Benelli organizzatore generale; Paolo, Marco e Piero Benelli (di fatto l¡¯intera famiglia Benelli ¨¨ impegnata) e il conte Innocenzo Nardi Dei, comandante in campo.
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Una manciata di meccanici e di tecnici ma soprattutto una intera fabbrica a ¡°disposizione¡± del¡ reparto corse. Un qualcosa di straordinario, oggi impensabile. Dal 1962 al 1969 la 250 ¡°4¡± ha tagliato il traguardo 150 volte: 50 vittorie, di cui 10 iridate, decine e decine di podi e giri record, vittorie simbolo al TT, Spa, Monza, Imola, Cesenatico, Nurburgring, Le Mans, Assen, Abbazia ecc. Un titolo mondiale (Carruthers), 5 titoli italiani (2 Provini, 2 Pasolini, 1 Grassetti che ne perde almeno altri due per¡ sfiga), sempre sul podio. Nell¡¯ultima versione, il motore erogava oltre 55 Cv (ma c¡¯¨¨ chi ha visto 60 Cv!) a 17.000 giri (ma tirava fino a 20.000!), con la moto ben oltre i 250 Kmh.
Non contenti, alla Benelli preparavano in gran segreto l¡¯arma che forse avrebbe domato i giapponesi e avrebbe mutato le sorti del motociclismo mondiale: la 250 8 cilindri 4 tempi a V! Ci pensarono i nuovi regolamenti, e non solo, a tarpare le ali ai sogni della gloriosa Casa del Leoncino.
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