Il presente da fanalino di coda (o quasi) del Mondiale tradisce un passato glorioso in cui la scuderia inglese ha dominato in pista, scrivendo la storia della categoria con ben 16 mondiali complessivi
Non ¨¨ facile spiegare ai giovani appassionati che cosa ha rappresentato la Williams nella storia della Formula 1: il team che oggi fatica a fondo classifica o, nel migliore dei casi, veleggia a centro gruppo lottando duramente per la zona punti o per accedere alla fase finale delle qualifiche, per due decenni ¨¨ stato quasi sempre in lizza per il titolo mondiale. Il grande rivale Enzo Ferrari lo definiva quasi con scherno ¡°garagista¡± per quella tendenza pi¨´ ad assemblare componenti di fornitori esterni che non a costruire telaio e motore in proprio come un?vero costruttore. Eppure, grazie alla passione e alla competenza visionaria dei suoi fondatori Frank Williams e Patrick Head, i risultati sono stati impressionanti: 114 vittorie di gara, 9 titoli Costruttori, 7 Mondiali piloti. Che iscrivono la scuderia inglese a pieno diritto tra quelle che hanno lasciato il segno nella storia delle corse, nonostante l¡¯ultimo successo sia arrivato ormai pi¨´ di dieci anni fa.?
L¡¯ESORDIO IN F1
¡ª ?Negli Anni ¡¯60 Frank Williams disputa qualche gara con auto turismo e anche in Formula 3, ma ben presto si accorge di non avere il talento necessario per sfondare come pilota. Passa dall¡¯altro lato del muretto fondando la Frank Williams Racing Cars, che debutta in Formula 1 con una Brabham BT26A affidata a Piers Courage nel Mondiale F1 del 1969. Gi¨¤ alla seconda apparizione, nel GP di Monaco, arriva un secondo posto, ripetuto pi¨´ avanti anche a Watkins Glen. In generale le prestazioni sono per¨° altalenanti e negli anni successivi la Williams cambia molto. Mette in pista telai De Tomaso (1970, con cui Courage trova la morte a Zandvoort), March (1971-72) e Iso (1973-74), prima di progettare una macchina in proprio a partire dal 1975. Dura poco: nel 1976 la Frank Williams Racing Cars viene acquisita dal petroliere canadese Walter Wolf, che rinomina il team in Walter Wolf Racing e relega il fondatore del team a un ruolo di secondo piano.?
LA ¡°VERA¡± WILLIAMS
¡ª ?Nonostante la vendita del team, Frank Williams non ha ancora rinunciato al suo sogno di vincere in F1. Stufo di trovarsi ai margini del progetto Wolf, insieme a Patrick Head fonda la Williams Grand Prix Engineering che debutta in Formula 1 con gi¨¤ nel 1976 con una March 761 e motori Ford Cosworth senza per¨° mai accedere alla zona punti. Le cose iniziano ad andare un po¡¯ meglio gi¨¤ nella stagione successiva, con Alan Jones che taglia il traguardo al secondo posto nel penultimo GP a Watkins Glen e regala cos¨¬ il primo podio alla ¡°nuova¡± Williams. L¡¯ascesa ¨¨ ripida: nel ¡¯79 il team schiera Clay Regazzoni al fianco del confermato pilota australiano e il team, per la prima volta in pista con due macchine, ¨¨ subito seconda tra i Costruttori; nel 1980 Jones vince il Mondiale piloti, e il terzo posto del compagno Carlos Reutemann assicura alla scuderia anche la prima vittoria tra i Costruttori. Le soddisfazioni continuano anche nell¡¯81, con la vittoria del secondo Mondiale a squadre (la corona iridata piloti va a Nelson Piquet su Brabham), e nel maledetto 1982 di Gilles Villeneuve e Didier Pironi, in cui alla fine ¨¨ Keke Rosberg a festeggiare il titolo pur avendo vinto solo un GP.?
SODALIZI VINCENTI
¡ª ?I motori aspirati ormai non sono pi¨´ in grado di competere ad alto livello e il 1983 deludente propizia il passaggio ai propulsori turbo della Honda per la stagione successiva.?? il preludio per un altro, seppur non lunghissimo, ciclo vincente. Dopo un ¡¯84 difficoltoso a causa di un telaio non particolarmente ispirato, nel 1985 la Williams torna a lottare ai piani alti della classifica. ? per¨° il 1986 il vero anno di svolta: la FW11 ¨¨ velocissima, vince 9 GP con Nigel Mansell e Nelson Piquet e centra il titolo Costruttori con ampio margine sulla McLaren, ma la sconfitta nella classifica Piloti suona come una beffa. L¡¯inglese ¨¨ infatti superato all¡¯ultima gara dal rivale Alain Prost, che alla fine festeggia la vittoria del campionato nonostante una macchina meno competitiva. Nello stesso anno, Frank Williams ¨¨ vittima di un grave incidente stradale che lo costringe sulla sedia a rotelle per il resto della vita: un momento drammatico che per¨° non mina la forza del team, che nella stagione successiva si prende la rivincita conquistando entrambi i titoli (per Piquet sar¨¤ il terzo e l¡¯ultimo della carriera). La Honda ha per¨° deciso di cambiare partner e, dopo un 1988 disastroso con i motori Judd, dall¡¯89 ¨¨ tempo di celebrare il matrimonio con la Renault.?
IL GENIO NEWEY
¡ª ?Sono gli anni del dominio incontrastato della McLaren-Honda, ma la Williams comunque porta a casa due vittorie nel 1989 e nel 1990, chiudendo al secondo posto tra le squadre la stagione 1991. Siamo agli albori del periodo di grande supremazia della scuderia di Sir Frank, che riuscir¨¤ a portare a casa nove titoli (quattro Piloti e cinque Costruttori) in sei anni, tra il 1992 e il 1997. Con un comune denominatore: a progettare quelle monoposto vincenti ¨¨ un giovane ingegnere inglese arrivato dalla piccola Leyton House, quell¡¯Adrian Newey che in futuro far¨¤ la fortuna di tutte le squadre che si affideranno alle sue intuizioni. Nel 1992, la FW14B con le sospensioni attive che regala il primo e unico Mondiale a Mansell ¨¨ talmente veloce da essere considerata una "macchina arrivata da un altro pianeta", mentre nel 1993 ¨¨ Alain Prost a dominare nell¡¯anno del ritiro dalle corse. Il 1994 funestato dalla tragica scomparsa di Ayrton Senna a Imola si chiude con il solo titolo Costruttori. Ma, dopo un anno di pausa al vertice di almeno una delle classifiche, la Williams torna a fare scorpacciata nel biennio 1996-97, con i trionfi di Damon Hill e Jacques Villeneuve.?
IL DECLINO E LA BMW
¡ª ?Nonostante le vittorie, nel ¡¯97 la squadra respira un'aria crepuscolare: Adrian Newey si ¨¨ trasferito alla McLaren lasciando in dono l¡¯ultima auto vincente, mentre la Renault ha annunciato il ritiro dal ruolo di motorista in F1. Naturale che la Williams, privata degli elementi che le hanno permesso di vivere un ciclo irripetibile, perda i pezzi: con motori Mecachrome prima e Supertec poi, il 1998 e il 1999 sono anni disastrosi. Nel nuovo millennio c¡¯¨¨ per¨° la partnership con la Bmw a ridare lustro alla scuderia di Grove: niente vittoria iridate ma, con la coppia composta da Ralf Schumacher e Juan Pablo Montoya, la scuderia inglese si conferma come una delle rivali pi¨´ credibili per le imbattibili Ferrari. La casa tedesca lascia per¨° nel 2006 accordandosi con la Sauber per mettere in piedi un team ufficiale, e Grove torna a respirare aria di fondo classifica: sia con i motori Cosworth (2007 e poi 2010-11) sia con quelli Toyota (dal 2007 al 2009) e Renault (2012-13), la Williams si ritrova a lottare in fondo al gruppo. Con qualche incredibile momento di competitivit¨¤, come nel GP di Spagna 2012 in cui? Pastor Maldonado centra a sorpresa pole position e vittoria.?
LA MERCEDES E LA VENDITA
¡ª ?Nel frattempo la Formula 1 ¨¨ cambiata nel profondo, e le ultime stagioni hanno dimostrato quanto si siano ridotte le chance di competere ai vertici per quei team che Ferrari chiamava ¡°garagisti¡±. La Williams non fa eccezione, tanto da essere quasi costretta a cercare, dopo la parentesi Bmw, un¡¯altra affiliazione con una grande casa automobilistica. La scelta, ricaduta sulla Mercedes, nei primi anni dei motori turbo ibridi, si rivela vincente: nel 2014 e nel 2015 arrivano svariati podi e alla fine la scuderia inglese conclude al terzo posto Costruttori. Esaurito il vantaggio competitivo della power unit, la discesa ¨¨ per¨° inesorabile: dopo la quinta posizione nel 2016 e nel 2017, la scuderia vive i suoi anni pi¨´ difficili chiudendo all¡¯ultimo posto i campionati 2018, 2019 e 2020, in questo caso addirittura senza punti in classifica. Nel 2021 l¡¯ultima svolta: a pochi giorni dall¡¯incredibile secondo posto raccolto da George Russell nella gara-farsa di Spa (il GP ¨¨ stato interrotto dopo pochi giri in regime di Safety Car a causa del maltempo), Claire Williams, figlia del leggendario Sir Frank morto a novembre dello stesso anno, vende la squadra al fondo di investimento americano Dorilton Capital. Per la prima volta, scende in pista senza alcun legame con la famiglia che l¡¯ha fondata. Ma con una nuova iniezione di liquidit¨¤ per affrontare pi¨´ serenamente le sfide del futuro. Chiss¨¤ se sar¨¤ sufficiente per replicare i fasti del glorioso passato.
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