ONCOLOGIA
Tumore alla prostata: tutto quello che c'¨¨ da sapere sull'intervento e... dopo
Con 2,6 milioni di nuovi casi all¡¯anno in Europa, il tumore alla prostata ¨¨ la neoplasia maligna pi¨´ comune fra gli uomini. Compare quasi sempre dopo i 50 anni e circa la met¨¤ dei casi interessa gli over 70. Con la diffusione del test dell¡¯antigene prostatico (PSA) e dell¡¯esame rettale digitale (DRE) per la diagnosi precoce spesso la malattia ¨¨ scoperta in stadi iniziali, quando sono maggiori le possibilit¨¤ di successo delle cure. Siccome novembre ¨¨ il mese dedicato alla sensibilizzazione sui problemi urologici maschili, facciamo il punto sull¡¯intervento per l¡¯asportazione di questo tumore e sulla riabilitazione.
tumore alla prostata
¡ª ?L¡¯aumento dello screening del PSA ha fatto s¨¬ che al momento della diagnosi il tumore alla prostata sia spesso confinato a tale ghiandola. In queste circostanze, la terapia standard consiste nella prostatectomia radicale con o senza dissezione linfonodale. In pratica, sono rimosse la prostata e le vescicole seminali, con o senza i linfonodi pelvici. ¡°A seguito della rimozione della prostata il collo vescicale ¨¨ anastomizzato con l¡¯uretra membranosa. L¡¯obiettivo ¨¨ di preservare l¡¯integrit¨¤ dello sfintere uretrale esterno dell¡¯uretra membranosa, riducendo il rischio di stenosi¡± spiega il dottor Dimitrios Choussos, responsabile dell¡¯Unit¨¤ Operativa di Urologia dell¡¯Istituto di Cura Citt¨¤ di Pavia. La prostatectomia radicale pu¨° essere a ¡°cielo aperto¡±, laparoscopica o robot assistita. Attualmente, sia la tecnica a ¡°cielo aperto¡± sia quella laparoscopica prevedono un approccio retropubico, che salvaguarda i vasi sanguigni e i nervi dei tessuti che circondano la prostata. Recentemente ¨¨ stata introdotta la prostatectomia radicale robot assistita, che unisce i vantaggi della mininvasivit¨¤ della tecnica laparoscopica e una maggiore facilit¨¤ nell¡¯esecuzione delle suture tra la vescica e l¡¯uretra. L¡¯approccio robotico garantisce tempi di ricovero pi¨´ brevi e ridotte perdite ematiche intraoperatorie, ma sotto l¡¯aspetto funzionale e oncologico le tre tecniche si equivalgono.
l'intervento
¡ª ?Tra le diverse tecniche chirurgiche va privilegiata quella che minimizza i danni alle strutture attorno alla prostata e che favorisce un recupero rapido della continenza urinaria. ¡°Dopo un¡¯adeguata valutazione dell¡¯aspettativa di vita e delle comorbidit¨¤ del paziente, dello stadio clinico della malattia e del livello del PSA, va privilegiata la tecnica meno invasiva e che assicuri le maggiori probabilit¨¤ di preservare la funzione erettile, oltre che un recupero precoce della continenza¡± precisa il dottor Choussos. Fin da prima dell¡¯intervento ¨¨ fondamentale spiegare al paziente l¡¯impatto negativo della chirurgia sulle funzioni sessuale e urinaria, programmando una riabilitazione multidisciplinare che si concentri sulla sessualit¨¤, sulle problematiche di coppia, sulle preoccupazioni per il tumore, su possibili cali d¡¯umore e sulla gestione di problemi della funzione erettile, intestinali e urinari.
la disfunzione erettile
¡ª ?La principale complicanza post operatoria della prostatectomia radicale ¨¨ la disfunzione erettile. Nella quasi totalit¨¤ dei casi vi ¨¨ un periodo, che pu¨° protrarsi fino a 2 anni e mezzo, in cui la funzione erettiva ¨¨ impossibile in maniera spontanea. Si tratta di un problema invalidante, che pu¨° avere effetti negativi sulla vita di coppia e ripercussioni sotto l¡¯aspetto psicologico. La riabilitazione dell¡¯erezione dopo la prostatectomia radicale ¨¨ quindi fondamentale. ¡°Non ¨¨ utile attendere, perch¨¦ l¡¯assenza di erezioni pu¨° aggiungere ulteriori danni, che possono diventare permanenti. Vi sono molteplici aree di intervento che bisogna mettere in atto rapidamente. Lo scopo fondamentale ¨¨ di ottenere erezioni quanto prima possibile¡± afferma il dottor Choussos. Gli inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE5-i), considerati come terapia di prima linea nella disfunzione erettile con genesi diversa, vengono usati come ¡°base¡± a cui aggiungere altri interventi riabilitativi. Infatti, da soli non consentono, per un tempo variabile da caso a caso, di ottenere un¡¯erezione soddisfacente.
incontinenza urinaria
¡ª ?Per avere un¡¯erezione precocemente dopo l¡¯intervento chirurgico si utilizzano i vacuum-device, che creano un¡¯erezione passiva. Vanno usati ogni giorno per un vero e proprio esercizio erettivo, che consente un¡¯adeguata ossigenazione dei corpi cavernosi. Le iniezioni intracavernose con prostaglandine permetteranno poi un¡¯erezione del tutto fisiologica e il paziente potr¨¤ riprendere una soddisfacente attivit¨¤ sessuale e, allo stesso tempo, eserciter¨¤ un ulteriore stimolo per la ripresa delle erezioni spontanee. Le protesi peniene sono suggerite come trattamenti di seconda e terza linea quando altre terapie non risultano adeguatamente efficaci o se sono controindicate oppure in pazienti che preferiscono una soluzione permanente. Altra complicanza comune dell¡¯asportazione della prostata ¨¨ l¡¯incontinenza urinaria. Tale disturbo pu¨° essere affrontato con trattamenti conservativi quali ginnastica perineale, elettrostimolazione, innervazione magnetica extracorporea, device compressivi (clamps penieni) o con una combinazione di essi. ¡°Per far fronte all¡¯incontinenza pu¨° anche essere necessario un intervento chirurgico, che prevede l¡¯applicazione di uno sling uretrale e il posizionamento di uno sfintere artificiale¡± aggiunge il dottor Choussos. Infine, dopo prostatectomie radicali con approccio laparoscopico e robot assistito pu¨° manifestarsi laparocele, che necessita di una correzione chirurgica.
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