Yukon Artic, il racconto di chi l'ha vinta: "Zanda rinascerà anche con le protesi"

La mia esperienza, ben più corta e sicuramente meno ardua, aveva già lasciato un segno indelebile ma non può essere paragonata nemmeno lontanamente alla situazione di Massiccione: lui purtroppo ci ha rimesso le gambe e solo nelle prossime settimane sapremo il destino delle sue mani.

Le accuse al Direttore di gara, il Tedesco Robert Polhammer, sono state tante e anche piuttosto forti: dalla sua c'è il fatto che il format di semi auto-sufficienza della competizione sia ben espresso nel regolamento e che firmando la liberatoria ci si assuma la propria responsabilità che, in un ambiente così estremo, implica un altissimo grado di rischio.
? solo quando ci si spinge oltre i propri confini che inizia la vera esplorazione, ma si deve essere consapevoli che quando si sfida una natura più estrema non c'è spazio per errori perché anche il più piccolo contrattempo può risultare fatale.

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Roberto, che non si è certo perso d'animo, dice di essere grato di essere vivo e che l'amputazione sarà solo una trasformazione, perché continuerà a correre con le protesi: questa è una dimostrazione di caparbietà di uno spirito tenace, capace di folgorante ispirazione, e che non si arrende davanti a nulla. Perché in fondo in fondo ogni sconfitta rappresenta sempre un punto di rinascita.Michele Graglia