?Ma ora torniamo nel bosco. La Cecoslovacchia ¨¨ una colonia nazista, Emil studia da chimico, ha giocato a pallone con pessimi risultati, non ha mai segnato un gol. Correre diventa la sua rivoluzione solitaria. Per¨° proprio solitaria no. In citt¨¤ visitiamo il museo Bata, un viaggio nell¡¯industria ¡°dal volto umano¡±, che ricorda i tempi delle scarpe che invasero il mondo. Tomas Bata, il fondatore dell¡¯azienda, si occup¨° di tutto: fabbrica, case, ospedale, scuola. Anche Emil arriv¨° in questi padiglioni, ora lasciati volutamente nudi a ricordo di quei tempi. Anche lui si svegliava alle 6, faceva colazione alle 7, studiava, lavorava, mangiava, dormiva, da un certo giorno in poi correva. Ebbe un solo allenatore: ¨¨ un ragazzo biondo, a giudicare dalla foto nell¡¯esposizione dei padiglioni 14-15 si tratta di un ¡°miler¡± ¡®pi¨´ che un fondista. Zatopek non c¡¯¨¨, ma c¡¯¨¨ lui: Jan Haluza, avvocato e primo e unico consigliere di Emil. Che un giorno disse: ¡°Non ci sarebbe stato Zatopek senza Jan Haluza¡±. Si conobbero sotto la follia nazista, le torture del socialismo reale divisero i loro destini: il professore fu una delle vittime di una feroce repressione per anni. Non vide Londra, non vide Helsinki, l¡¯allievo fu costretto a fare da solo.(Continua nella prossima scheda)
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