Quattro maratone di fila con quasi 3000 metri di dislivello, tra sterrati e ghiaccio. Ecco il racconto di un'esperienza tanto massacrante quanto appagante
Pare che quella che diceva che gli esquimesi hanno 20 parole per dire ¡°neve¡± sia una mezza bufala, in ogni caso i trail runner di parole per definire le loro gare ne hanno due sole: ¡°trail¡± fino ai 42 km, ¡°ultratrail¡± tutte le altre. Cos¨¬ ci sono ¡°ultra¡± veramente interminabili e altre appena sopra la distanza della maratona. Quella dell'Adamello, con i suoi poco meno di 170 km, di maratone ne mette quattro una in fila all'altra, ognuna condita da poco meno di 3000 metri di dislivello, e con un terreno che, a gente che di solito il bitume vorrebbe cancellarlo dalla faccia della terra, negli ultimi chilometri un po' di asfalto glielo fa desiderare pi¨´ di una birra ghiacciata.
All'Adamello Ultra Trail ci torno dopo un anno dalla mia prima partecipazione, dopo aver sperimentato che l'unico modo per esorcizzare l'inesorabile accorciamento delle giornate ¨¨ andare a viverlo ai 2500 metri del Rifugio Bozzi, con 70 km gi¨¤ nelle gambe e altri 100 davanti. E dopo aver sentito che se l'autunno lo inizi in alta Val Camonica, con quei colori e quelle cime davanti, e con quel calore straordinario del gruppo di volontari che organizza la gara tutto intorno a te, forse dell'estate ne sentirai un po' meno la mancanza.
Correre distanze come questa, ¨¨ come salpare per il mare aperto: davanti non vedi un'altra costa a cui puntare. Quello che sai ¨¨ che parti e che vorresti arrivare, se ce la farai davvero, lo scoprirai solo alla fine.
Dario Pedrotti(Continua nella prossima scheda)
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