Di solito, si tende a correre rimanendo nel "conosciuto", ripetendo distanze, ritmi e allenamenti uguali. Il segreto per evolvere per¨° ¨¨ cambiare: vediamo come
Quando troviamo "il nostro", tendiamo tutti a ripeterlo. Esattamente come quando scopriamo che ci riesce particolarmente bene la cheesecake e non facciamo altro che quella quando invitiamo gli amici a casa, anche nella corsa ripetiamo ci¨° che ci riesce bene. Facciamo un esempio: se ci sentiamo forti nelle 21 km, ci iscriveremo sempre a mezze maratone, faremo sempre allenamenti con variazioni a quel ritmo e con distanze medie.?Questo avviene per due ragioni fondamentalmente, una psicologica e una tecnica.
questione di testa
¡ª ?Per prima cosa psicologicamente siamo portati a fare ci¨° che ci riesce bene. O che pensiamo ci riesca bene. Sentirci bravi aiuta tantissimo anche nella performance. Parlando dei 10 km, non ¨¨ raro per esempio che un runner che fino a ieri li correva ?in 50', se dovesse a un certo punto correrli in 47, poi correr¨¤ sempre a quella velocit¨¤. Come se da un giorno all'altro fosse effettivamente cambiata la forza. Insomma, se penso di poter fare quel risultato, lo far¨°. Ovviamente non deve essere un risultato fuori scala, ma se ¨¨ raggiungibile?sentirsi capaci di farlo ci porter¨¤ a raggiungere il risultato sperato. Allo stesso modo, pensarci "bravi" su una distanza o su alcune tipologie di gare ci render¨¤ effettivamente migliori proprio l¨¬. Pensare di non essere capaci di fare qualcosa, difficilmente ci render¨¤ bravi. Per questo, quando ci troviamo bene su un determinato tipo di percorso, su una superficie particolare, o su una distanza, difficilmente ci metteremo in gioco sul suo opposto.?
tecnica
¡ª ?Dal punto di vista tecnico, invece, la motivazione ¨¨ molto pi¨´ concreta. Ognuno di noi sviluppa una maggior efficienza di corsa nelle condizioni che ricalca pi¨´ spesso. Per esempio, chi abita in zone collinari imparer¨¤ a correre bene su percorsi sali-scendi. Oppure, se pensiamo agli africani e a come corrono in modo leggero e reattivo anche su sterrato, capiremo che ¨¨ l'abitudine a renderci pi¨´ o meno efficienti. Ancora, se chiediamo a un mezzofondista di correre per 40 km a ritmo blando, facilmente far¨¤ molta fatica, malgrado abbia probabilmente parametri che indicano poca fatica. Questo avviene perch¨¦ la dinamica di corsa sviluppata e resa efficiente da anni di allenamento su quel tipo di velocit¨¤, una volta cambiata velocit¨¤, fondo stradale e durata, non ¨¨ pi¨´ cos¨¬ efficace.?
migliorare
¡ª ?Come fare quindi a essere "polivalenti"? Un buon atleta amatore dovrebbe potersi confrontare con diverse velocit¨¤ e diverse distanze, questo almeno per potersi godere la corsa nelle diverse occasioni. Inoltre, ¨¨ molto importante ogni tanto "dare gas" al motore per ricordare al nostro corpo che ha diverse marce.?Uscire dal seminato quindi diventa fondamentale. Ma come farlo??Ovviamente nei periodi di preparazione specifica di una distanza ¨¨ bene allenare quella distanza e quella velocit¨¤, ma nei periodi aspecifici ¨¨ fondamentale variare.
dipende dai periodi
¡ª ??Il modo pi¨´ semplice per i podisti di endurance ¨¨ sfruttare il periodo estivo per mettersi alla prova su ritmi veloci da un lato e, per chi vuole, su fondi e pendenze differenti. Sfruttare ad esempio le gare serali estive, che spesso sono sotto i 10km, pu¨° essere un strategia per inserire un allenamento di qualit¨¤ infrasettimanale. Oppure, complice il fresco e l'ombra che spesso li accompagnano, scegliere percorsi collinari appena fuori citt¨¤ per i lunghi domenicali. O ancora, partecipare a qualche trail, a patto che si tratti di percorsi non troppo lunghi e corribili.?Non ¨¨ quindi necessario fare programmi complicati, ma semplicemente "mettere il naso" fuori dal nostro solito. Per i pi¨´ spavaldi anche qualche gara di mezzofondo in pista potrebbe essere una grande occasione di confronto e di apprendimento.
? RIPRODUZIONE RISERVATA