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La preparazione dei maratoneti in Kenya: come funziona lĄŻallenamento nei training camp
Brigid Kosgei non molla il gruppo. Ex primatista mondiale di maratona e argento olimpico a Tokyo, ¨¨ lĄŻunica donna in grado di reggere i ritmi maschili, grazie a un talento nella corsa con pochi eguali. Coach Eric Kimaiyo supervisiona con il solito sguardo duro da sergente: "Bel lavoro ragazzi. Ora mangiate e riposate, oggi pomeriggio si riparte". La cartolina che arriva dal Kenya e dal training camp di Kapsait, a 3.000 metri dĄŻaltitudine, racconta il modus operandi dei migliori maratoneti al mondo. Programmazione scientifica, zero distrazioni, cura dei dettagli.
al lavoro
ĄŞ ?La routine ¨¨ la stessa pi¨´ o meno per tutti. Sveglia alle 6 e via di corsa, per il primo allenamento di giornata. Poi, tabella scandita: colazione, riposo, pranzo e di nuovo a correre, tra foreste in altura, gli iconici sterrati della Rift Valley e paesaggi da cinema. Il mondo dei maratoneti in Kenya?si riassume cos¨Ź. DallĄŻalba al tramonto, si pensa a un obiettivo. E ogni azione ha ben chiaro sullo sfondo il risultato da raggiungere. Negli ultimi 30 anni, gli atleti del posto sono diventati i migliori nella maratona anche grazie allĄŻintuizione di un medico italiano. Si chiama Gabriele Rosa e negli anni Novanta ¨¨ stato il primo a credere nelle potenzialit¨¤ della corsa come strumento di sviluppo. Con lui, tanti hanno scoperto un modo nuovo per costruire unĄŻimpresa sportiva, grazie ai training camp. Un progetto nato quasi per caso e diventato presto una svolta nel Paese.
i training camp
ĄŞ ?In trentĄŻanni sul territorio keniano, il dottor Rosa ha rivoluzionato il modo di intendere la maratona. Il punto di partenza ¨¨ un colpo di fortuna capitato allĄŻinizio degli anni Novanta: Moises Tanui, oro mondiale nei 10.000 metri piani a Tokyo ĄŻ91 e campione mondiale di mezza maratona nel ĄŻ95, sent¨Ź parlare del dottor Rosa e del suo centro a Brescia, andando da lui per curarsi il ginocchio e chiedendogli in seguito di allenarlo. Sfida accettata, con una controproposta chiara: lanciare in Kenya progetti?per incanalare nei binari giusti il potenziale di tanti atleti africani. Cos¨Ź, grazie alla spinta del Discovery Kenya - evento cult giunto questĄŻanno alla sua 33esima edizione - nacque il primo training camp della Rosa Associati.
lavoro di gruppo
ĄŞ ?Negli anni sono arrivati risultati notevoli, che hanno portato il dottor Rosa a dominare da tecnico il mondo dei 42.195 km, guardando tutti dallĄŻalto con una bacheca piena zeppa di trionfi. Come i 19?record del mondo e?le 19 medaglie olimpiche,?tanto per citare alcuni dei traguardi pi¨´ prestigiosi messi agli atti. Tutto reso possibile grazie alla rivoluzione dei training camp, basati su principi semplici. Obbligano a fare una vita da professionisti, con seriet¨¤ e massima dedizione al lavoro. In una routine controllata anche grazie alla condivisione di esperienze, in cui ogni atleta selezionato riesce ad aiutare lĄŻaltro in allenamento. I migliori sulle distanze fanno per esempio da pacemaker nei lunghi, mentre i pi¨´ veloci aiutano ad alzare i ritmi durante le prove intervallate. La conseguenza? Un miglioramento costante e stimoli continui, alimentati dai risultati individuali ottenuti. LĄŻimportanza del gruppo si nota fin dal riscaldamento: gli atleti sono sincronizzati in balzi e movimenti e ogni esercizio, oltre a preparare i muscoli allo sforzo, suggerisce un ritmo costante. Lo stesso della corsa, che entra qui in una dimensione a tratti meditativa e centrata sulle sensazioni. Oggi i training camp della Rosa Associati sul territorio keniano sono 13: ospitano poco pi¨´ di 200 atleti, hanno permesso a tanti campionissimi come Paul Tergat di centrare risultati storici e ognuno si distingue per le sue peculiarit¨¤.
in alta quota
ĄŞ ?Attraversata la foresta, il training camp di Kaptagat appare come lĄŻisola felice dei campioni. Non lontano da Eldoret, ¨¨ incorniciato da una vegetazione rigogliosa ed ¨¨ realizzato in perfetto stile inglese. Varcato lĄŻingresso spunta un graffito, dedicato a Samuel Wanjiru. Campione seguito dal dottor Rosa, ha conquistato lĄŻoro olimpico nella maratona a Pechino 2008 ed ¨¨ scomparso nel maggio 2011. Nicholas Koech, il tecnico, accoglie gli ospiti e gli atleti salutano sorridenti: qualcuno ha appena fatto colazione, qualcun altro si prepara a un poĄŻ di lavoro in palestra, certi aspettano il turno per la fisioterapia. Il lavoro portato avanti ¨¨ notevole e sfrutta lĄŻaltitudine (circa 2.500 metri sul mare), ma anche una vegetazione particolare, oggetto di ricerche recenti da parte dellĄŻUniversit¨¤ degli Studi di Firenze. Dopo uno scambio di idee tra il dottor Rosa e il professor Stefano Mancuso, ordinario nell'ateneo toscano e vera e propria istituzione in campo botanico,?poche settimane fa ¨¨ stata inviata sul posto l'assegnista di ricerca?Marta Beccaluva per approfondimenti sul tema. Motivo semplice:?la presenza di tanti alberi secolari in alta quota ¨¨ un fattore per lĄŻossigenazione e pu¨° incidere nella preparazione atletica (per intendersi, nella stessa zona si allenano i migliori al mondo come Eliud Kipchoge, oro nella maratona a Rio e a Tokyo, e Kelvin Kiptum, attuale recordman sulla distanza).
da kapsait a kapsabet
ĄŞ ?Spostandosi al centro di Kapsait sale lĄŻaltitudine, come spiega orgoglioso coach Kimaiyo: "Qui siamo sui 3.000 metri, lavorare non ¨¨ semplice ma premia in termini di risultati". LĄŻallenamento seguito parte allĄŻalba e consiste in una mezza maratona, con ritmi variati a seconda delle indicazioni. A fine lavoro, il tecnico presenta gli atleti e il camp, sottolineando i valori del rispetto, dellĄŻonest¨¤ e della fatica: "Chi ¨¨ qui sceglie ogni giorno di seguire le regole e dare tutto". Prima della preghiera finale, prende la parola anche Brigid Kosgei, ex primatista del mondo di maratona: "Siamo fortunati. In Kenya, non per tutti la corsa ¨¨ un lavoro. Diamo valore a questa opportunit¨¤". Le parole somigliano a quelle pronunciate nel camp di Kapsabet da Stanley Biwott, vincitore della maratona di New York nel 2015. Dopo il lungo training dei ragazzi tra le piantagioni di t¨¨ delle Nandy Hills, lĄŻex atleta - che ha contribuito con la Rosa Associati a mettere in piedi la struttura e oggi la segue con occhio attento - chiarisce un paio di punti. Il termine che risuona pi¨´ spesso ¨¨ "prospettiva": "Qui avete unĄŻopportunit¨¤. Potete costruire una vita migliore per voi e per i vostri cari, ma dovete mostrare un impegno serio e genuino".
corsa al femminile
ĄŞ ?LĄŻultima tappa ¨¨ a Londiani, nel training camp femminile gestito da coach Paul Kemei, ex atleta paralimpico. La struttura ospita una quarantina di giovani atlete, che continuano a studiare (divise tra Primary e Secondary School) e nel frattempo si allenano con risultati notevoli. Qui sono cresciute per esempio?Sandrafelis Chebet Tuei, argento ai mondiali allievi 2015 nei 2000sc, e Beatrice Chebet, argento mondiale nei 5.000m piani a?Oregon 2022. A fare gli onori di casa ¨¨ il tecnico Kemei, che si avvicina con voce emozionata: "La nostra forza? Mettere insieme sport, educazione e fede, creando una mentalit¨¤. Negli ultimi anni abbiamo prodotto campionesse di livello internazionale con il supporto del dottor Rosa e oggi la corsa ¨¨ per tante ragazze uno strumento di emancipazione". UnĄŻaltra parola da non sottovalutare. Perch¨Ś la maratona, in Kenya, ¨¨ un fenomeno sociale.
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